Cap. 9: La danza degli occhi.

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Un brivido le corse su per la schiena, come una formica silenziosa. Il fatto che quella sottospecie di orrore umano le stesse stringendo con forza il sedere, la bloccava, impedendole di muovere anche solo un muscolo. La presa di lui si fece più forte, facendola sussultare. Lei lo spintonò via, finalmente trovando la forza necessaria per liberarsi dalla sua presa insistente. - Schifoso. - mormorò fra i denti stretti. - Come ti permetti? -
Lui rise, come prendendosi gioco di lei. Alai avrebbe tanto voluto togliergli quel fastidioso sorriso dal volto, schiaffeggiandolo con forza. Non sopportava che la gente ridesse di lei davanti i suoi occhi.
- Cos'hai da ridere?! - ora stava urlando, con la fronte aggrottata dalla rabbia.
- Cos'è? Sei fedele al tuo superiore? - continuava a ridere senza ritegno, come un vero e proprio imbecille.
"Fedele al tuo superiore? Cosa vuol dire?". Non riusciva a capire il senso di quella domanda, il che la rese ai suoi occhi, ancora più stupida e confusa, facendogli aumentare quella risata aspra.
- Cosa stai blaterando razza di coglione? - aveva recuperato la sua calma. Sapeva, che se gli altri là dentro li avessero sentiti, sarebbero venuti subito in cucina, ed Alai voleva sbrigarsela da sola, magari usarlo come sacco da box non era una cattiva idea.
A quella frase il ragazzo tornò tutto d'un colpo serio, con la rabbia nascosta dietro quell'espressione glaciale e lisergica, per i gusti di Alai.
- Tu - la indicò, con fare disgustato - Coglione non mi ci chiami, capito? - disse a denti stretti, quasi come volesse minacciarla con lo sguardo.
- Ma lo sei. - disse semplicemente lei, per nulla impaurita dalle sue parole. Si allontanò dal suo corpo, sedendosi su una sedia, con le spalle rivolte verso il riccio rosso.
Stava sorseggiando tranquillamente la sua acqua minerale, le cui bollicine stavano saziando la sua sete repentina, facendole rallentare il battito cardiaco. Nonostante avesse voluto assumere un'espressione calma, dentro ribolliva dall'agitazione e dalla rabbia. A interromperle quel momento di calma, furono due possenti mani che la strattonarono via dalla sedia. Alai andò a sbattere il bacino contro il forno, e il gomito contro lo spigolo di un mobile. Lanciò un gemito. - Puttana, chi ti credi di essere? - l'alito caldo e puzzolente di lui le stava sfiorando la guancia. Il corpo di lei, tremante sotto il suo tocco viscido. In quegli ultimi giorni troppe persone l'aveva chiamata in quel modo, umiliandola senza motivo, facendola sentire insignificante; come se quella fosse stata una parola che si poteva puntare su chiunque. Alai a quei pensieri, gli lanciò una gomitata nello stomaco, sfogando tutto il suo odio. Lui lanciò un gemito spezzato, acovacciandosi. La ragazza fece per scappare, ma una seconda volta, la forza di una mano le prese i capelli, usando una ciocca come redine per farla tornare indietro. Sbatté forte la schiena contro il muro, il che le fece lanciare un forte urlo. Alla reazione di lei, lui le diede uno schiaffo, che la fece andare a sbattere la testa contro una parete laterale. Una lacrima stava iniziando a scenderle lungo una guancia. Lui la strinse bene per i fianchi, facendo sbattere il suo ventre, contro quello di lei. Alai si dimenò, dandogli pugni sul petto, ma lui non si smuoveva. Gli lanciò uno sputo che andò a mirare l'occhio sinistro di lui. Il ragazzo urlò dalla rabbia, blaterando insulsi volgari ad Alai. Dei passi squarciavano il pavimento, segno che qualcuno stava arrivando.
- Che cazzo fai? - disse rude Jamie. Lo tirò per la polo, e lo stese a terra con un gancio destro.
Alai vide il riccio rosso che l'aveva picchiata poco fa, cadere a terra, grondante di sangue dalla faccia. A quanto pare, quel pugno, fu sufficiente a fargli perdere i sensi e metterlo finalmente KO.
Alai sospirò sollevata, contenta che fosse tutto finito, ma odiava trovarsi di nuovo in quell'orribile situazione. Sembrava essere una calamita per le situazioni violente. Era questo il suo destino? Era questo ciò che avrebbe dovuto subire prima di incontrare finalmente la sua armonia e felicità? O forse, semplicemente, non sarebbe mai arrivata? Altre lacrime continuavano a scorrere come fiumi, sulle sue guance rosee, ormai diventate cadaveriche.

Una luce fioca le stava pizzicando le palpebre, obbligandola a sollevarle. Emise un gemito di disapprovazione. Aveva sonno, le facevano male tutti i muscoli ed aveva bisogno di riposare ancora un po.
- Sei sveglia? - una mano le stava accarezzando la guancia, dolcemente.
Alai girò la testa, ritrovandosi a fianco, seduto sulla destra del letto, Jamie. Folti capelli biondi ricadevano sul suo bellissimo volto, donandogli un aspetto angelico. Come sempre, del resto.
- Jamie... - bofonchiò, strofinandosi gli occhi. - Cos'è successo? - chiese confusa.
- Non ricordi? - aggrottò la fronte. Notando l'espressione confusa di Alai, deglutì. - Quel ragazzo...Alex, ti ha aggredito nella cucina. - la mano di lui continuava ad accarezzarle la guancia, disegnando cerchi sopra tutta la base vellutata e liscia.
Nella mente di Alai, andarono formandosi immagini di un ragazzo dai capelli rossi che la strattonava, schiaffeggiandola. A quel pensiero, sentì i muscoli irrigidirsi per il dolore. Si sentiva il corpo rotto.
Lei si limitò ad annuire, socchiudendo gli occhi.
- Come stai? - chiese lui, con voce roca e dolce allo stesso tempo. Era come se la stesse cullando con essa, una dolce melodia che prendeva forma tramite sillabe, fino a diventare parole. Era così dolce, in quel momento, con lei, che Alai quasi sentì il suo cuore smettere di battere.
- Non tanto bene. - disse lei, alzandosi con la schiena, in modo da raggiungere la stessa altezza di Jamie, anche se lui la superava sempre di qualche notevole centimetro.
Ora non la stava accarezzando più.
- Mi dispiace. - disse lui.
- Mi riprenderò in fretta, vedrai. - alzò le spalle.
- Lo so. - annuì lui, accennando un sorriso malinconico. - Ma se fossi stato lì prima... - non finì la frase.
Alai aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa. Si sentiva in colpa per quello che l'era successo?
- Non é stata colpa tua. Non potevi certo sapere... - non fece in tempo a finire la frase.
- Ero di sopra con Ana. - disse improvvisamente lui.
Alai a quelle parole deglutì, sentendo una forte fitta invaderle il petto. Gelosia?
- Ah. - sospirò lei. - Ad ogni modo non è colpa tua. - tagliò corto lei.
- Ti ho lasciata da sola in mezzo a un gruppo di coglioni perversi, e lo sapevo. - la sua voce aveva assunto un tono duro. - Perciò si, è colpa mia. -
Alai rimase in silenzio, calando la testa.
- Ti lascio riposare. - si alzò stancamente dal letto, avviandosi verso la porta.
- Jamie...aspetta... - disse lei, quasi supplicandolo. Lui si girò, guardandola con aria distrutta. Stava davvero così male come sembrava? Il cuore di Alai si sgretolò, andando in frantumi. Voleva abbracciarlo, rassicurarlo sul fatto che non aveva nessuna colpa. Ma le parole le si bloccarono in gola. - Grazie. - deglutì.
Lui la guardò un attimo, per poi sorriderle debolmente e sparire nel buio fuori dalla stanza.

Ossa Fragili. (Come Nei Sogni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora