Parte 4

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Toga's pov

Il giorno ci vediamo all'ora predefinita, sono le 12 e 58 e io la sto aspettando davanti alla libreria.

Dopo un po' arriva ha un vestitino rosa molto carino, stretto in vita con una gonna larga, che carino...
Io sono classicamente in pantaloncini e magliettina stretta, un po' come sempre ma tanto credo che le piacerò anche così, hihihihihi.

Appena arriva davanti a me mi saluta con un bellissimo sorriso stampato in faccia.
Mi prende per il polso e mi trascina verso la fermata del tram.

Saliamo appena esso arriva e intanto lei tutta contenta mi racconta che due dei suoi più cari amici finalmente si erano messi insieme ieri sera e lei era contentissima. Si chiamavano tipo Krimisima e Bakuto, mi pare, non stavo ascoltando bene, ero troppo concentrata a guardare il suo viso sorridente e spensierato.

Ad un certo punto un signore si alza, e io mi metto seduta al suo posto mentre Uraraka dice che preferisce stare in piedi e si mette davanti a me appoggiata al pogiamano in alto, e continua a parlare felice mentre io la guardo.

Dopo un po' alla fermata del tram Uraraka leva la mano da dove si teneva, per mettersi a posto un ciuffo di capelli, ma improvvisamente il tram riparte e lei perde l'equilibrio.
Cade verso di me e io me ne accorgo in tempo e la prendo al volo tra le mie braccia, e la faccio come sedere in braccio a me prendendola per un fianco e girandola in modo che si sedesse sulle mie gambe e attutisse il colpo e non rischiando di prendere una facciata sul vetro o il sedile.

Lei presa alla sprovvista si aggrappa a me e mette le sue mani intorno al mio collo e poi seguendo i miei movimenti cade seduta in braccio a me.

Dopo la caduta si rende conto di come è messa e fa per alzarsi scusandosi, ma prima che possa fare qualsiasi cosa la stringo ancora di più tra le mie braccia e le sussurro una cosa all'orecchio.

Io: Resta così, mi piace. -

Lei diventa improvvisamente rossa, ma non dice niente, rimette le braccia intorno a me e sprofonda la faccia rossa tra il mio collo e la mia spalla, è una delle cose più carine che io abbia mai visto.
Quanto vorrei che questo momento durasse per sempre.

Restiamo così fin quando lei non mi dice che dobbiamo scendere e ci alziamo per scendere.

È ancora un po' imbarazzata da prima allora cerco di aprire una conversazione e lei subito ci si tuffa con tutta se è stessa come se fosse la sua salvezza a quel silenzio e quell'imbarazzo che si erano creati.

Iniziamo a parlare e infine arriviamo alla panineria dove voleva portarmi.
Prendiamo un panino a testa sempre parlando, ad un certo punto esce fuori l'argomento genitori e io le racconto della mia storia.

Io: vedi i miei genitori biologici io non me li ricordo quasi per niente, ero molto piccola quando mi hanno abbandonato, ricordo le loro mani che mi picchiavano e le loro voci che dicevano che non mi volevano e non sapevano perché mi avessero fatta nascere e poi allora mi hanno abbandonato, a circa 3 anni, ma i miei papà mi hanno trovata.
I miei papà sono una coppia gay che stava proprio cercando in quei giorni di adottare un bambino.
Stavano tornando da una giornata di lavoro, e pioveva, poi passando davanti ad un vicoletto hanno sentito qualcuno che piangeva ed ero io e mi hanno trovata e mi hanno subito presa e portata al sicuro e poi dopo sono diventata la loro figlioletta, li adoro sono una della cose più belle che ho, mi hanno salvato. -

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