46) Verità

112 11 0
                                    

Akko...

Sono io, Akko.

Afferma con un sorriso che non vedevo da anni.

Sembra quello di una volta, non quello che urlava a mia madre poiché stressato, e più lo guardo imbambolata meno ci credo, anche se questi giorni ho sperato  che lui fosse in questa città, ora che è davvero qui sono molto stupita, in cuor mio sapevo che ci voleva un miracolo perché questo incontro si avverasse, per cui quel suo volto con un sorriso docile, uno sguardo un po' imbarazzato, fa in modo che io rimanga a osservarlo per qualche minuto, immobile, senza dire nulla, del resto cosa dovrei fare? Volevo chiedergli così tante cose, ma ora che lo ho davanti la mia mente è vuota, e l'unica cosa che vorrei chiedere è "come stai?".

Ti devo delle spiegazioni, perché non ci sediamo e ne parliamo?

Mi chiede indicando con la mano una panchina situata accanto a noi, illuminata anch'essa dal lampione. Io rispondo annuendo, per poi sedermi sulla panchina ancora in silenzio, ma emozionata allo stesso tempo.

Come stai? Ti sei ambientata in questo nuovo paese?

Beh si, le persone sono molto simpatiche, ho fatto amicizia.

A quella frase sussegue un ulteriore attimo di silenzio, e poi mio padre, con tono preoccupato e triste, mi pone un'altra domanda.

E... Mamma come sta?

Non male, ma per lei è più difficile ambientarsi, però ho trovato un lavoro part-time così può stare tranquilla.

Rimane in silenzio, forse si sente in colpa per averci lasciate sole, ma ora che lo vedo non riesco a odiarlo, e non riesco neanche ad essere troppo arrabbiata per qualche motivo, probabilmente perché questi ultimi giorni ho ricordato momenti positivi che ho passato con lui, ma ciò che ha fatto non cambia, dunque dopo la fase di shock è ora di riprenderci e chiedere ciò che necessito di sapere.

Perché è successo quel casino?

Prende un bel respiro e poi comincia a parlare.

Mi dispiace, non ne vado fiero, ma ho dovuto.

Cosa significa?

Seduti uno accanto all'altro, con un po' di distanza, non ci guardavamo negli occhi, forse non abbiamo il coraggio di discutere del passato guardandoci in faccia.

E' complicato, ma cercherò di spiegartelo comunque... Il mio lavoro è un po' insolito.

Non eri un normale lavoratore d'ufficio?

Lo interrompo io confusa.

Ehm, era la mia copertura.

Dice sorridendo leggermente.

Voglio che tu sappia che quello che ti sto per dire non potrebbe essere divulgato, quindi non dirlo a nessuno, neanche a tua madre, che sa, ma non tutto...

Dopo quelle parole comincio ad avere ansia, ma allo stesso tempo sono curiosa, e mi sembra che stia diventando tutto troppo serio, dunque annuisco seppur timorosa di quello che verrà dopo.

Sono un investigatore un po' particolare, tipo una specie di agente segreto che lavora appunto sotto copertura, quel periodo buio nella nostra famiglia è accaduto perché... Avevo fatto un errore, e rischiavo molto, in questo ambito i pericoli sono alti, stavo investigando su affari riguardanti la mafia e la mia copertura è saltata e stavo rischiando la mia vita e quella di altri colleghi, quindi non potevo rimanere lì, e neanche voi potevate o sareste finite in mezzo ai guai, ma i miei superiori visto il pericolo che correvano tutti volevano sbarazzarsi di me e di voi, prima che la mafia facesse qualcosa il che per loro sarebbe stato un problema, e per fortuna ho trovato un accordo con loro.

〖Waitress〗//Diakko// (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora