L'unico modo con cui Louis avrebbe potuto descrivere la sua vita era "misera". La sua vita era così misera che gli abitanti del suo villaggio non riuscivano neanche a trovare nuovi modi di sbeffeggiarlo, per cui doveva sorbirsi tutti i giorni la stessa lagna su quanto lui fosse strano e arrogante e bla bla bla...
La verità era che l'invidia, nel suo piccolo paesino, era diventata davvero noiosa fin dal giorno seguente a quando Louis e la sua famiglia si erano trasferiti lì, dopo la morte del padre. Mark Tomlinson aveva lasciato una moglie amorevole e due figli adorabili tutti da soli, a causa della peste diffusasi in tutto il paese, e loro avevano dovuto abbandonare la loro città natale per un piccolo villaggio di campagna. Fortunatamente nessun altro membro della loro famiglia aveva contratto la pestilenza, ma quasi quasi Louis avrebbe preferito morire nel suo bel lettuccio con la faccia sfigurata dai bubboni invece che strapparsi i capelli per la noia, lì dove le uniche novità erano le forme che il panettiere faceva assumere alle sue pagnotte.
Louis aveva appena oltrepassato la porta di casa con alla mano il suo fidato cesto di vimini, diretto alla piccola biblioteca locale, quando le lancette dell'orologio sul campanile ticchettarono le nove in punto e tutte le persiane delle case si spalancarono. Con uno sbuffo e un'alzata degli occhi al cielo, Louis si portò i palmi delle mani a tapparsi le orecchie, affrettando il passo e cercando di evitare ogni persona gli si presentasse di fronte. Ormai, infatti, il villaggio si era svegliato e chiunque poteva essere in agguato, pronto a rompergli le scatole con i suoi giudizi irritanti e soprattutto non richiesti. Il ragazzo, nascondendosi dietro la gonna delle donne che passavano, riuscì ad arrivare di fronte al panettiere e ad afferrare di volata il primo pezzo di pane capitatogli sotto mano, lasciando al suo posto tre monete.
Dopo pochi minuti di cammino, finalmente Louis si ritrovò davanti al portone del suo posto preferito. Entrò in biblioteca e inspirò una grande boccata d'aria, assaporando il profumo delle pagine dei libri presenti, probabilmente sfogliati solo da lui.
"Oh, Louis caro. Vieni a prendere un altro libro?" gli domandò un ometto dall'ultimo piolo di una lunga scala.
"Sì, Antoine, e devo anche restituirti l'ultimo che ho preso in prestito"
"Di quale si tratta?"
"Romeo e Giulietta. Sai, Verona sembra così interessante rispetto a questo paesino... Effettivamente qualsiasi posto sarebbe più interessante di ogni angolo del nostro villaggio" ridacchiò Louis.
"Dici bene, dici bene. Devo però avvisarti che purtroppo non ho niente di nuovo per te, qui. Dovrai rileggere uno dei volumi vecchi"
"Non fa niente, mi basta tenere la mente impegnata con qualcosa che non sia il prendermi cura di mia sorella" sorrise Louis, avvicinandosi allo scaffale con i soliti dieci libri e agguantando il terzo della fila, senza neanche controllarne il titolo. Poi, salutò il bibliotecario e iniziò a ripercorrere la strada per tornare a casa, tirando un sospiro di sollievo quando notò che nessuno sembrava interessato ad infastidirlo.
"Louis, eccoti qui!" esclamò una voce alle sue spalle, facendo gemere internamente il castano che, solo dopo qualche maledizione detta sottovoce, si girò verso colui che gli stava parlando.
"Hey, Xander... Come stai?"
"Io a meraviglia ora che ti vedo, splendore"
"Ti prego, ne abbiamo già parlato. È pericoloso se ti rivolgi a me così, la gente già parla di me a sufficienza... Se poi iniziassero a circolare voci false sul fatto che sono un inverso, come dicono loro, per me sarebbe la fine. Tu forse non hai paura per quei muscoli che ti ritrovi, ma io non ho bisogno di rogne, perciò smettila di essere così esplicito"
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You got me tied down - L.S.
Fanfiction"Di che colore sono i tuoi occhi?" chiese Harry a un certo punto "Anche tua sorella ne parlava, prima" "Non lo so...Blu?" "Oh, per piacere, non sono blu e basta. Sono sicuro ci sia qualcosa di più" "Invece i tuoi occhi di che colore sono?" "Verdi...