capitolo 3

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Lottie non riusciva a smettere di piangere. Appena era uscita dal portone principale del castello, aveva trovato ad attenderla il suo cavallo Felix, su cui era salita in groppa immediatamente. Ormai era quasi arrivata al suo villaggio e le lacrime che le sferzavano le guance venivano spazzate via dalla corrente; i capelli biondi le finivano in faccia a causa del vento e i suoi singhiozzi riempivano il silenzio assordante della foresta.

Nel momento in cui il cavallo si fermò di fronte casa sua, lei scese dalla sua groppa con un balzo e si precipitò in casa, piangendo e chiamando a gran voce sua madre.

"Oh, Lottie sei tornata, bambina mia" sorrise Johannah con le lacrime agli occhi, stringendo la figlia in un forte abbraccio.

"Mamma, Louis è in pericolo, dobbiamo aiutarlo!"

"Calmati, amore. Siediti qui e, dopo che ti avrò portato un bicchiere d'acqua, mi racconterai tutto"

"Va bene" annuì la ragazza, col fiatone. Dopo che madre e figlia si furono sedute a tavola, Lottie prese un bel respiro e cominciò a raccontare, cercando di scandire bene le parole e di spiegarsi senza tralasciare particolari.

"Mi stavo dirigendo al mercato, come ben sai e, arrivata al solito bivio, una nebbia improvvisa era calata sulla strada, perciò non si distingueva ciò che si trovava ad un metro da me. Io però sapevo di dover andare a destra, e così ho fatto. Ma dopo decine di minuti senza riuscire a scorgere neanche un cartello di indicazioni, ho iniziato a insospettirmi. Ad un certo punto, la nebbia si è diradata e mi sono trovata di fronte ad un alto cancello di ferro scuro. Era aperto, per cui ho legato Felix ad un albero lì vicino e sono entrata con l'intento di domandare la strada da prendere a qualcuno. Sono entrata nel castello e tutto intorno a me regnava un silenzio tombale; si sentiva solo lo scoppiettare del fuoco nel camino. Ero affamata, perciò appena ho visto una tavola imbandita, ho preso un pezzo di pane e l'ho mangiato senza pensarci due volte. Ormai avevo capito che non c'era nessuno nel castello, così sono uscita e, mentre ritornavo da Felix, ho visto un giardino pieno di bellissime rose rosse. Erano almeno un centinaio, mamma, e ho pensato che se ne avessi presa una non se ne sarebbe accorto nessuno. Purtroppo appena ho colto la rosa davanti a me, mi ricordo solo un forte dolore alla nuca e poi mi sono risvegliata in una cella" disse Lottie, facendo trattenere un respiro a sua madre, che aveva gli occhi pieni di preoccupazione.

"Dopo qualche ora si è presentato questo uomo con un mantello rosso a coprirgli il volto e mi ha detto che, siccome avevo rubato, ora sarei stata costretta a servirlo per l'eternità... Capisci?! Per uno stupido fiore! Per fortuna poco dopo è arrivato Louis che ha discusso con quest'uomo e alla fine ha deciso di prendere il mio posto. Ora lui è lì, nel castello, e deve fare da servo a quell'uomo crudele!"

"Il mio povero Louis..." singhiozzò Johannah, portandosi una mano di fronte alla bocca spalancata.

"Dobbiamo andare a salvarlo, mamma"

"Sì, ma come? Noi due non abbiamo alcuna possibilità contro un uomo grande e grosso che ha imprigionato uno tosto come Louis. Ci serve l'aiuto di qualcun altro"

"Max!"

"Chi?"

"Beh, è un mio amico, per così dire" arrossì Lottie.

"Mh amico, d'accordo. Comunque speriamo ci aiuti, questo Max. Magari potrebbe anche farsi accompagnare da altri suoi amici, così avremo più possibilità di battere quell'uomo"

"Hai ragione! Vado a cercarlo subito" esclamò la ragazza, uscendo di casa e correndo verso la bottega di falegnameria dove sapeva lavorasse Max. Quando arrivò e il ragazzo la vide, gli comparve un sorriso enorme sul volto e, dopo aver posato tutti i suoi attrezzi da lavoro, si precipitò ad abbracciarla.

You got me tied down - L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora