Pubblicazione 6/06/2022
XXIV
Gola.
Avvertimmo chiaramente due suoni allo spegnersi delle luci: lo zampillare del sangue dalle arterie e le urla lancinanti delle prede.
Strinsi Renesmee a me, avvolgendola attorno al mantello per evitare che la sua scia fosse rintracciata. Le tappai la bocca in modo brusco e rozzo, schiacciando le sue labbra sul palmo ruvido della mano. In un primo momento, provò a strappare via le dita facendo leva sulle nocche.
Voleva urlare, piangere, gridare.
Dio solo sa quanta forza dovetti imprimere per non farla fiatare.
Ma, quando sentì l'odore della prima preda, seguito dall'odore della seconda, poi della terza e così via... si ricredette.
Intrecciò le sue dita alle mie, premendo ancora più forte sulla sua bocca: era terrorizzata.
Lo sarei stato anch'io, se non avessi mai assistito a una carneficina, se non avessi mai udito così tante richieste di aiuto in contemporanea, se non avessi mai avvertito l'orrore per la lacerazione della carne... o il disprezzo per quella metà vampira della natura dei mezzosangue, così privilegiata a essere eterna ma svantaggiata a essere succube della sete.
"Aiuto!" urlavano i meno fantasiosi.
"Abbi pietà!" pregavano in ginocchio gli illusi.
"Ti darò tutto ciò che vuoi!" le parole dei corruttori.
"Prendi lei non me!" per i più codardi.
Il sangue fece scattare in tutti quei vampiri la frenesia: la sete ardeva, bruciava più della ragione. Il desiderio, la smania, la bramosia accresceva la siccità delle loro fauci. Queste, valevano più di qualsiasi altra cosa, perfino di più di quel briciolo di umanità rimasta. Ogni vampiro aveva individuato la sua preda, l'aveva braccata fin dall'apertura delle danze per poi affondare i denti nella carne ingenuamente offerta.
Mi accorsi di aver peccato nei confronti di Renesmee, la desideravo più come preda piuttosto che come protetta. La mia colpa più grande fu desiderarla a tal punto da voler conficcare i miei denti su quella pelle color latte, bagnare le mie labbra del suo sangue, condurlo giù nella mia gola, trattenendola per i capelli ramati... la mia era ingordigia.
Il suo profumo era peccaminoso, così come la mia sete e i miei pensieri.
Boccheggiavo per quella vicinanza. La stavo schiacciando su di me, l'avevo addosso. L'avevo ingabbiata in quel mantello e ne stringevo la vita con il gomito... chert! Avrei potuto condurre l'altra mano sul suo petto, strangolarla e soffocarla... sarebbe morta in fretta, non avrebbe sofferto...
Porca puttana! La mia testa stava esplodendo, non riuscivo a sentire altro che lei: i suoi singhiozzi, le sue mani che tremavano sulle mie e quel fottutissimo odore.
Avevo fatto male i conti. Averle risposto a tono durante il valzer mi era costato caro.
Respirare il suo odore, far mia la sua scia, percepirla in modo così ravvicinato aveva compromesso i miei sensi già irrimediabilmente corrotti dalla sete e dall'impeto.
Solo in quel momento, mi resi conto del mio più grande errore, aver accettato quell'incarico. Aver accettato di abbandonare il mio ruolo di Cacciatore per salvaguardare una preda. Io, che di prede ne avevo cacciate per anni e me ne ero nutrito in modo famelico, mi ritrovavo tra le mani la preda più succulenta tra tutte e non potevo mangiarla.
Sarebbe stata una condanna perfetta per un dannato agli inferi: stringere la sua preda ed essere impossibilitato a cibarsene per l'eternità, provare la fame eterna.
Sarei morto con un eterno appetito.
Un altro mio errore fu, nelle settimane precedenti, l'aver schifato il sangue umano e averlo sostituito con quello animale. Questo trascinò la mia fantasia ematica a un livello superiore, spingendomi ad avverare il mio sogno sanguigno.
Le annusai il collo, seguendo il percorso fino alla clavicola ed era così rumoroso il suo cuore... le sue vene ricevevano sangue a un ritmo che mi entrò in testa. Era un martello pneumatico, mi bucò le orecchie e le urla divennero silenzio.
Pensai sul serio di poterla leccare, tirare il collo in su e bere così tanto da stare male.
La sua pelle era soffice, calda e lei era così piccola rispetto a me... potevo farlo, perché non avrebbe opposto resistenza. Non se lo sarebbe aspettato. Lei era stata così sciocca da fidarsi di me. Non si sarebbe mai aspettata di essere tradita, non da me. Non dopo quello che avevo fatto per lei. Era un buon motivo per farlo, un altro ottimo motivo per mangiarla.
Fui attratto dal diavolo, lo seguii e mi portò a essere a meno di un centimetro dal suo collo.
Le mie labbra e la sua pelle.
La mia gola e il suo sangue.
Ero certo che nient'altro potesse inebriarmi e affascinarmi allo stesso modo.
Un suono di una voce familiare fu ciò che allontanò quella fantasia tanto carnale dalla mia mente.
Un rumore simile a un latrato, alto e acuto, per poco, parve un rimprovero al mio desiderio impuro. Fu grazie a quel latrato che venne salvata dalle mie zanne.
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Sundown
Fanfiction[1° capitolo della saga Sundown] Nati dal sangue e dal veleno, Renesmee Cullen e Leonard Winslear si incastrano l'uno nell'altro. Lei, curiosa e impacciata, tante lentiggini quanti "perché". Cresce tra gli atlanti di anatomia di nonno Carlisle, col...