R - Sogno o incubo?

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Pubblicazione 01/04/2022

VIII

Alice si distese al mio fianco distruggendo il mio rifugio, rimosse le coperte e mi accarezzò dolcemente la fronte.

« Perché quel viso corrucciato? » le afferrai le mani fredde e le trattenni a me, « Dove sei stata, zia? Sei sparita. »

« Non sono sparita. Avevo bisogno di un po' di tempo per me stessa. » disse seria e quasi offesa, « Dovevo mettere in ordine le mie visioni. E poi ho fatto anche shopping. » sorrise.

Dopo aver attirato la mia attenzione con il solito brio e un pizzico di follia, zia Alice mi regalò un sorrisetto circondato da due dolci fossette, mettendosi in "posizione da veggente" - quando ero più piccola era solita fingersi una strega per rendere le visioni meno spaventose - si sedette a gambe incrociate e simulò di stringere tra le mani una sfera di cristallo. Si schiarì la gola e iniziò il suo racconto.

Lei mi informava sulle sue visioni soltanto dopo che queste avevano avuto luogo, tutto ciò per evitare di incidere significativamente sul normale svolgersi degli eventi. Per i miei genitori, quello era un modo per non condizionare le mie scelte. Ma lei sapeva che in realtà le mie future azioni pendevano dalle sue labbra.

« Da dove comincio? Dai sogni o dagli incubi? »

Feci spallucce, la guardai fisso e dissi: « Dall'inizio, zia. »

C'è chi crede nelle divinità e si aspetta che il futuro possa migliorare, che con le buone azioni possa andare tutto per il meglio. C'è chi non crede a nulla e chi è un credulone, ma di persone come me ce ne sono poche perché avevo imparato a credere alle visioni; ovvero altissime probabilità che una cosa potesse andare nel verso giusto o in quello sbagliato, che potesse essere un sogno o un incubo.

"Credere nelle visioni significa avere fiducia nei sogni o negli incubi", così diceva il mio oracolo di fiducia.

Quando sono sogni, speri, credi con tutta te stessa che possano realizzarsi, avverarsi. E tieni le dita incrociate affinché non si trasformino in incubi. I sogni possono essere composti da tessere di un puzzle tutte diverse fra loro. Possono contenere qualsiasi cosa, qualsiasi avvenimento. Può essere un lieto fine, un'opportunità, un amante passionale o una bella notizia. Possono anche non avere né faccia né forma. Qualcosa di astratto: una sensazione o un'emozione. Qualsiasi sia l'oggetto, sono qualcosa che vuoi non finisca mai. Sono il finale felice che ti fa svegliare con il sorriso sulle labbra. Un po' come vedere Jake la domenica mattina sorridente cucinare i pancake o mia madre combattere con mio padre impiastricciandosi di fango.

Quando sono incubi, vorresti svegliarti il prima possibile. Gli incubi ti fanno svegliare di soprassalto, ti fanno muovere nel sonno, a volte urlando, a volte in preda a un pianto incontrollato. Da piccola, erano fatti di Volturi, sangue e solitudine. Insomma, gli incubi sono qualcosa che ti auguri non accadano mai: paure e rimorsi, sensi di colpa e rimpianti... sono il contrario di finale felice, di lieto fine.

Io da Alice volevo sapere se l'ordine di quelle visioni e se tra queste vi fossero sogni o incubi. Ero abituata a sognarmi felice tra quei pronostici. Non ero abituata alla situazione opposta. Eppure, lei non parlò né di sogni né di incubi; rimase neutrale come la Svizzera. Titubante, iniziò da quel giorno d'autunno, mi raccontò di avermi visto tra i corridoi ridere della falsa gravidanza di Margaret, l'incontro con suo fratello e quello che era successo dopo con Jacob. Riassunse il tutto in sei parole: "tic toc, fuoco e fiamme, il medico e la sigaretta."

Mia zia vide anche ciò che avrei voluto restasse privato: i litigi con Jake e tutte le volte che avevamo fatto pace. Fu delicata nel descrivere i nostri momenti assieme così come nel raccontarli; si riferì a noi due come « amanti scottati dal fuoco dell'amore », una metafora che mi lasciò i brividi sulla pelle.

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