Pubblicazione 29/05/2022
XX
La rabbia è una brutta bestia, specialmente se non sai come domarla. Ero un cavallo imbizzarrito, pronto a impennare prima di darsi alla fuga. Però, non c'era alcun cavaliere ad accarezzarmi la criniera, piuttosto tutto ciò che mi circondava sembrava tirare le redini, per farmi scalciare ancor di più.
Si sarebbe risolto tutto, se avessi potuto prendermela con chi mi aveva fatto imbestialire. Se non fosse stato per un piccolo e insignificante problema, erano donne.
Tutta colpa di mia sorella e della sua stupida amica. La prima aveva disubbidito ai miei ordini meritando il mio odio per essere stata troppo coraggiosa. La seconda, guadagnò il mio disprezzo, per la sua paura e fragilità.
Se non fossero appartenute al gentil sesso le avrei prese a cazzotti, imponendomi con la forza. Malgrado bramassi dar loro una lezione, vederle inginocchiarsi e chiedermi perdono per la mancanza di disciplina, seguii gli insegnamenti che la diplomazia impartita da Sebastian e il buon costume dispensato dalle mie tre madri mi diedero.
Secondo loro per farsi rispettare erano necessarie solo due virtù: calma e fermezza. Provai a utilizzare quelle due armi a mio vantaggio. Pensai a qualcosa che non sembrasse un rimprovero per Margaret o a come mostrarmi imperturbabile alla sofferenza di Renesmee.
Ci pensai anche troppo per i miei gusti. Così, dato che l'ira, il fuoco non cessava. Buttai giù qualche idea, scartai le proposte più caritatevoli e adottai il mio metodo: giocare con uno dei miei tanti passatempi.
Il mio metodo non era di certo dei migliori, ma era una di quelle cose che avevo imparato in fretta. Si può giocare con qualsiasi cosa, ma farlo con le donne era molto più piacevole.
Una sola regola: nessuna regola. Il mio svago consisteva nel cedere all'istinto di dominare su qualcosa o qualcuno. Di stringere, schiacciare, schiaffeggiare...
Porre l'assedio su Heidi mi sembrò una buona idea o qualcosa che potesse placare il mio spirito.
« Non fermarti, sklave. » disse Heidi gemendo a ciascuno dei tocchi che imprimevo sulla sua pelle gelida, intanto che la possedevo in modo rozzo e irruento. Le stringevo le natiche, fredde e marmoree, ma sulla sua pelle non restava traccia dei miei tocchi. I miei polpastrelli incontravano la pietra, grezza e glaciale, sui suoi seni, sul ventre, tra le sue cosce.
A quel corpo privo di vita, volevo fare dono della mia ferocia. Ciononostante, divorare la sua carne, stringerle i fianchi, schiacciarla contro la parete di rocce e granito, ebbe uno strano effetto. Mi lasciò credere di essere un vampiro come lei. Dunque, di essere già morto.
Spingendola con così tanta foga, dal sgretolare la pietra, mi ritenni invincibile, indomabile. Ed era proprio così che dovevo sentirmi per fare ciò che avrei dovuto fare, per trascorre l'ultima notte da vivo.
Lo schiocco del mio cuore mi fece riemergere dalle tenebre, dandomi modo di calcolare quale potesse essere la mia risposta alle parole di Heidi. Non sarei morto da schiavo, sarei morto da bestia.
« Taci, schlampe. » replicai tappandole la bocca e baciandole il collo, scendendo dal lobo dell'orecchio più in giù fino ai suoi capezzoli.Non potevo essere così sciocco da lasciarmi sottomettere. Poteva aver avuto il privilegio di trasformarmi ma quel passatempo non avrebbe mai avuto la mia anima.
Le strinsi il collo fingendo di carezzarlo, dopodiché applicai una leggera pressione sussurrandole all'orecchio "schlampe", portando a compimento quello che avevo iniziato.
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Sundown
Fanfiction[1° capitolo della saga Sundown] Nati dal sangue e dal veleno, Renesmee Cullen e Leonard Winslear si incastrano l'uno nell'altro. Lei, curiosa e impacciata, tante lentiggini quanti "perché". Cresce tra gli atlanti di anatomia di nonno Carlisle, col...