Le lacrime di Parigi

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Avevano atteso quel momento per talmente tanto tempo che Adrien nemmeno ricordava quando fosse cominciato tutto. Esattamente quando era diventato Chat Noir? Quattro? Cinque anni fa? Non lo ricordava più, come non ricordava la sensazione di come si sentiva libero solo con quel costume addosso, per sfuggire alla campana di vetro in cui suo padre lo aveva messo.
Ormai erano più di due anni che si era emancipato per sfuggire a quell'uomo, proprio quando aveva scoperto della sua identità e del suo piano folle di voler riportare in vita sua madre. Aveva persino rischiato d'impazzire alla scoperta e, probabilmente, se non fosse stato per la sua lady, sarebbe successa una catastrofe. Anche Ladybug, di fianco a lui era cambiata. No, non Ladybug, Marinette, perché nel momento in cui lei aveva visto la sua reazione in quel fatidico scontro contro Papillon aveva compreso la sua identità segreta e in cambio lei gli aveva rivelato la sua.
Ora però erano entrambi lì, per l'ennesima volta di fronte al loro nemico. Un nemico che non aveva più il volto di Gabriel Agreste.
«È finita Lila, arrenditi!» disse perentoria la voce della sua compagna, che stava ancora roteando il suo yo-yo.
«Finita?! Oh no, Ladybug... – li minacciò lei, mostrando un sorriso maligno sotto la maschera viola – È appena cominciata.» concluse, per poi battere il bastone sul pavimento in metallo. Con quel solo movimento, tutte le farfalle bianche che l'attorniavano diventarono scure, per poi allontanarsi e riversarsi su Parigi.
«Nooooo!» gridò la supereroina voltandosi e vedendo almeno una cinquantina di akuma volare lontano, troppo lontano per poter essere recuperate dal suo yo-yo.
«Ladybug, attenta!» gridò Chat Noir e la ragazza riuscì appena in tempo ad evitare un assalto della super cattiva.
Cominciò una battaglia serrata e, nonostante gli eroi fossero in due, la nemica riusciva tranquillamente a tenere testa a entrambi.
Chat Noir era il più rapido dei tre e tentava colpi mirati, soprattutto sulle gambe per atterrarla, che lei abilmente evitava o intralciava deviando i colpi di Ladybug. Quest'ultima invece lanciava la sua arma nel tentativo di bloccarle gli arti, ma quelle poche volte che ci riusciva, la ragazza si liberava immediatamente con movimenti fulminei.
La battaglia durò troppo, perché ad un certo punto il caos che le akuma avevano causato per tutta la capitale francese, si stava avvicinando, mettendo a soqquadro Champs de Mars.
«Chat Noir! Occupati degli akumatizzati!» le ordinò la super eroina.
«Ma come faccio per le akuma?» chiese, più perché non voleva lasciarla a combattere da sola contro Lady Butterfly, che per altro.
«Non importa! Ci penseremo dopo... – disse lei, mentre evitava un colpo di Lila, che sembrava non voler lasciarle un attimo di tregua – Vai!» aggiunse e il suo tono risultò alquanto perentorio.
Anche se di malavoglia, l'eroe gatto si allontanò dal luogo dello scontro, scendendo la Tour Eiffel, con rapidi balzi, mentre sentiva in lontananza la compagna richiamare il suo potere.
Effettivamente Parigi era nel caos più assoluto e nonostante Ladybug, qualche ora prima, avesse distribuito più di una decina di Miraculous ai loro amici, la situazione era rimasta drammatica.
Si lanciò subito verso Carapace, gettandolo di lato, in modo che non venisse colpito da un fulmine di Tempestosa.
«Tutto ok amico?» domandò, sapendo bene chi si trovava sotto la maschera.
«Sì, grazie.» rispose lui, tirandosi su e sollevando lo scudo per parare il grosso pugno di Gigantitan, che col tempo era anche cresciuto e quindi era diventato più forte e soprattutto più furbo.
«Purple Tigress!» chiamò l'eroe gatto e la compagna comprese subito.
«Collisione!» gridò, per poi tirare un pugno al bambino gigante che cadde sul sedere, facendo vibrare il terreno.
Gigantitan cominciò a singhiozzare rumorosamente, tanto che Chat Noir fece fatica a sentire Pigella che urlava il suo nome. Eppure i suoi occhi atterriti e il suo dito indice che puntava verso la signora di ferro, erano più che espliciti.
L'eroe gatto si voltò appena in tempo per vedere quella scena orribile: Ladybug, la sua lady stava precipitando verso il basso.
«Noooooooo!» il suo grido disperato riecheggiò per Champs de Mars, sovrastando persino il pianto di August akumatizzato, che improvvisamente si zittì.
Scattò subito verso i piedi della torre e, mentre la consapevolezza che non sarebbe arrivato in tempo lo annientava, le lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi. Era ad appena una quindicina di metri quando l'eroina si schiantò al suolo.
«No, no, no... – biascicò tra le lacrime, quando si chinò su di lei – My lady...»
La ragazza socchiuse appena gli occhi, il respiro talmente lieve da sembrare inesistente.
«Chat... – disse con un soffio di voce – ora sei tu il nuovo Guardiano...»
«No, Marinette, ti prego.» supplicò lui, chiamandola col suo vero nome. Proprio in quel momento il potere di Ladybug l'abbandonò, mentre i suoi occhi si chiusero per sempre.

 Proprio in quel momento il potere di Ladybug l'abbandonò, mentre i suoi occhi si chiusero per sempre

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Angolo dell'autrice:
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Prompt: Angst
N° parole: 796

Sono stata malissimo a scrivere questa storia... E pensare che l'ho scritta tutta mentre facevo la scrutinante durante i seggi... Odio scrivere angst :(
Inoltre volevo avvisarvi che forse quella di domani arriverà in ritardo.

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