Maledettamente insopportabile

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Marinette stava chiacchierando col gruppo di amiche. Ormai da qualche mese, più o meno dalla fine della scuola, si sentiva meglio e soprattutto più libera.

Per questo quando Rose e Juleka avevano invitato tutte le ragazze sulla Liberty, lei aveva accettato subito.

In tutto questo, Luka, era in un angolo a strimpellare come sempre alla chitarra, facendo da sfondo alle loro chiacchiere, senza intromettersi.

Ad un tratto, dalla soglia che portava al ponte della nave, apparve lei.

«Buongiorno, gente!» disse, con quella sua voce melensa e il solito obbiettivo di attirare l'attenzione di tutti su di sé.

La moretta spalancò la bocca sconvolta, mentre le sue amiche la salutavano tranquillamente.

«Cosa ci fai te, qui?!» chiese in modo un po' troppo scontroso.

«Volevo passare del tempo con le mie amiche, no? Il fratello di Juleka è stato così carino ieri a invitarmi... Voi vi eravate dimenticate di me...» aggiunse infine, con un falsissimo tono addolorato.

«Luka... ha...?» Marinette era senza parole e rivolse lo sguardo al ragazzo che aveva smesso di suonare ed ora stava guardando la scena, come tutti sotto coperta.

«Mi ha detto che era anche lei vostra compagna di classe, – cominciò a spiegare, appoggiandosi sulla chitarra – e visto che avevate invitato anche Kagami e Chloé, anche se quest'ultima non si è presentata, mi pareva strano che non aveste chiesto anche a lei. Così l'ho fatto io.» disse innocentemente.

«E sei stato gentilissimo!» lo ringraziò la castana, con l'ennesimo tono di voce falso e fin troppo addolcito.

«Luka, posso parlarti in privato?» fece allora Marinette, alzandosi di colpo e dirigendosi verso di lui, mentre lanciava un'ultima occhiataccia alla ragazza appena arrivata che le sorrideva divertita.


Era passato qualche giorno da quell'invito non richiesto alla Liberty e, alla fine del suo giro di consegne, Luka, aveva incrociato Lila, che lo salutò entusiasta, con un fintissimo sorriso.

Il ragazzo fermò la bici con un sospiro e guardandola leggermente storto, ricambiò appena il saluto.

«Ehi, come mai quella faccia? Per caso ti è morto il gatto?» scherzò lei avvicinandosi.

«Cosa?» domandò lui confuso, non capendo.

«Oh, lascia stare, è solo un modo di dire italiano. Intendevo, come mai quella faccia lunga?» si spiegò meglio, ma sempre con quel tono melenso da gatta morta.

«Semplicemente non mi piaci e non è una cosa che dico a molte persone.» disse schiettamente il ragazzo, serrando un po' le mani sul manubrio della sua bici.

La ragazza alzò il sopracciglio destro, come fosse stupita da quella confessione, dopodiché assunse un aria contrita da cagnolino bastonato.

«Sì... Immagino che Marinette ti abbia detto un sacco di cattiverie su di me, l'altro giorno.» la sua voce era tenue e smorzata e il ragazzo si stupì con quale capacità riuscisse a recitare ogni ruolo.

«Anche. – rispose – Ma di certo tu me ne hai dato conferma per come l'hai trattata da quel momento in poi.»

«Io?!» domandò, nuovamente con finto stupore.

«Sì tu. Hai monopolizzato la scena e l'hai isolata. Non la lasciavi mai parlare e ad un certo punto è dovuta venire a parlare con me, perché le sue amiche erano troppo intente ad ascoltarti.» disse Luka con tono duro. Era strano, non era mai stato uno che si arrabbia facilmente eppure quella ragazza sembrava irritarlo, forse perché aveva trattato male Marinette? Non sapeva perché, ma questa volta quella scusa sembrava non reggere e gliene diede conferma la stessa ragazza.

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