Lo ami davvero?

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Si svegliò quando la luce del mattino, che attraversava la finestra, gli colpì il viso e si stropicciò gli occhi ancora mezzo addormentato. Con ancora le palpebre abbassate, si allungò verso dove sapeva c'era il comodino, per prendere il telefono e vedere l'ora, ma soprattutto per capire perché la sveglia non avesse suonato. Mosse il braccio per parecchio, eppure continuava a non trovare il ripiano, si allungò di più socchiudendo gli occhi, ma si ritrovò subito per terra con un tonfo. Da quando il suo letto era così stretto?

Sbuffò, passandosi nuovamente la mano sugli occhi e aprendoli, mentre sentiva qualcuno entrare in camera.

«Luka, tutto bene?» domandò una voce pacata.

«Sì sono solo... Aspetta...» spalancò gli occhi, rendendosi conto di non essere affatto in camera sua.

Si voltò verso colei che gli aveva rivolto la domanda, riconoscendo Juleka, con un pigiamone viola che aveva l'aria di essere fin troppo pesante per quella mezza stagione. Sempre più confuso si guardò le mani, osservando che tutte le dita erano smaltate di nero; ora che ci pensava, anche la sua voce quando prima aveva tentato di rispondere, era diversa.

«Cosa diavolo sta succedendo?» chiese confuso, a mezza voce.


«Signorino Adrien, non glielo ripeterò più! Esca subito da quel bagno! È in ritardo per la sua lezione di scherma!» disse la voce femminile oltre la porta.

«Ho capito, ho capito. Arrivo. – rispose il ragazzo, continuando a guardarsi allo specchio con sguardo agitato, come se non gli piacesse affatto quello che stava vedendo – E ora come diavolo faccio?» sbuffò, confuso, tirandosi una ciocca di capelli biondi.

Senza alternative possibili, uscì lavato e vestito dal bagno della camera da letto. Ad aspettarlo c'era la donna che lo aveva chiamato fino a quel momento.

«Finalmente. – esclamò – Ha preparato la borsa?» domandò poi.

«Giusto, la borsa.» il ragazzo si guardò attorno, osservando ogni anfratto della stanza, fino a che non vide un borsone vicino alla scrivania. Ci si buttò sopra di corsa, aprendola e notando tutto l'occorrente per le lezioni di fioretto. La richiuse e se la mise in spalla, continuando a rimuginare su che cosa avrebbe fatto nel momento in cui si sarebbe ritrovato lì.


«Sei strano oggi.» commentò Juleka, osservandolo fare colazione.

«Strano? In che senso strano?» cercò di fare il finto tonto, ficcandosi un boccone di latte e cereali in bocca.

«Non lo so. Sembri diverso.» rispose la ragazza, ma dopo non insistette più, ricominciando a consumare la sua colazione silenziosamente.

«Luka! Tesoro! La tua amica è già arrivata!» disse un'altra voce, dal ponte della nave.

Il ragazzo finì in fretta la colazione, per poi salire sul ponte, non sapendo proprio cosa aspettarsi.

«Marinette...» sospirò sollevato, vedendo finalmente un volto veramente amico.

«Ciao Luka. – gli rispose lei con un sorriso dolce e gentile – Sei pronto per la nostra passeggiata?» chiese poi.

Il ragazzo fece un cenno di testa e subito fece i passi che gli mancavano per raggiungerla.

«Come? Non ti porti la chitarra?» lo sorprese lei.

«La chi... Oh sì, la chitarra... No, preferisco di no. Si sono allentate alcune corde e la devo ancora accordare.» buttò lì come scusa.

«Ok, va bene. Andiamo.» rispose lei, anche se con uno sguardo leggermente corrucciato e confuso.


«Punto!» gridò nuovamente l'istruttore e lui sospirò, sollevandosi la maschera e cercando inutilmente di asciugarsi il sudore dalla fronte.

«Sei completamente scoordinato. Hai dormito poco oggi?» chiese la ragazza, di fronte a lui, mostrandogli il volto sotto la maschera.

«Sì, scusa. Oggi non mi sento proprio in forma.» sbuffò, per poi andare a sedersi nei gradini; lei lo raggiunse, mettendoglisi di fianco.

«Sei sicuro di stare bene?» chiese allora la ragazza, con tono leggermente apprensivo e lui rispose solo con un cenno di testa.

«Ascolta Kagami...» disse dopo qualche secondo di silenzio.


«In che senso?» domandò la ragazza, diventando improvvisamente paonazza.

«Beh, non credo io ti stia chiedendo nulla di strano, no?» fece lui, leggermente stupito da quella reazione.

«No... Però... Insomma sai già la risposta. – continuò lei, imbarazzata, avvicinando la lingua al suo gelato e assaggiando la pallina alla pesca – So che io ti piaccio, me l'hai detto molte volte, ma... Io sono innamorata di Adrien e per quanto mi sforzi non riesco proprio a smettere di provare ciò che provo.» spiegò meglio.

Il ragazzo dovette usare tutta la sua forza di volontà per non mostrare nessun segno di stupore sul volto, si concentrò sul gelato; quel gelato mora, mirtillo e fragola con scaglie di cioccolato. Si accorse solo in quel momento che il suo gelato non era cambiato nonostante fosse cambiato il suo aspetto, possibile che André vedesse davvero nell'anima delle persone?


«Come sarebbe a dire che secondo te non provo nulla!?» disse leggermente adirata la ragazza, tirandosi su e battendo un piede a terra.

«No, no. Non fraintendermi. Non dico che non provi nulla per... me. Dico solo che essere innamorati è diverso dal cercare il ragazzo perfetto.» cercò di giustificarsi lui e lei parve ancora più confusa.

«Non riesco a capire.» disse con tono freddo.

«Vieni. – fece, regalandole un sorriso e facendo in modo che si risedesse di fianco a lui – Vedi, solo perché sono un buon avversario a scherma, tranne oggi, o perché insieme siamo bravi in tutto, non vuol dire che siamo una bella coppia. L'amore è più complicato delle apparenze. Guarda Luka e Marinette ad esempio: apparentemente sono una bella coppia ma...»

«...ma Marinette ama Adrien.» completò la frase lei e il ragazzo confermò con un cenno di testa.


«E quindi cosa dovrei fare?» domandò lei, sempre più agitata.

«Provare a dirglielo.» rispose semplicemente lui, sollevando le spalle.

«Ma lui sta con Kagami! Non posso...»

«Lo ami davvero? Se lo ami davvero devi dirglielo Marinette.» insistette lui e, improvvisamente, sentì nel suo cuore che i gusti di quel suo gelato si abbinavano bene anche a Marinette.

Se mi ami davvero dimmelo pensò, sorridendole con un viso che sapeva non essere il suo.

Se mi ami davvero dimmelo pensò, sorridendole con un viso che sapeva non essere il suo

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Angolo dell'autrice:
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Prompt: Body swap
N° parole: 952

Scrivere questa one-shot è stato faticoso, quanto divertente. Anche perché volevo cercare fino all'ultimo di far capire il meno possibile. Soprattutto di non far capire subito chi fossero i due protagonisti.
All'inizio mi sono scervellata per cercare di capire come inventare cosa fosse successo (se fosse stata opera di un akumatizzato o robe simili), ma poi mi sono detta che non era affatto importante.
Spero comunque che anche la shot di oggi vi sia piaciuta :)

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