Notte da gatto

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Era confuso, come ci era arrivato lì? Non ricordava affatto di aver accettato quel servizio, anzi suo padre gli aveva detto più volte che era solo uno spreco di tempo e che quindi l'aveva disdetto. Eppure ora era lì e come se non bastasse si doveva allontanare perché uno dei tecnici si era fatto akumatizzare da Papillon. Anche quella situazione lo stava stancando; ultimamente il super cattivo si era dato talmente tanto da fare che c'era un akumatizzato ogni due giorni e la fatica si stava facendo sentire.

Emise un sospiro, scostando la camicia e notando il musetto nero di Plagg che lo osservava...


«Mmmmh... Plagg... trasformami...» biascicò il ragazzo in pieno sonno. Il potere però si attivò lo stesso e improvvisamente il kwami gatto si sentì risucchiare dall'anello del suo portatore.

«No Adrien, noooooo...» riuscì solo a gridare, prima di sparire.

Si svegliò, attirato da quel grido e spalancò gli occhi. Tentò di chiamare il suo kwami, ma dalla sua bocca uscì solamente un miagolio. Confuso cercò di tirarsi su, facendo cadere lo sguardo sulle sue mani e trovando solo due zampe nere da felino. In quel momento lo assalì il panico, spaventatissimo fece un balzo giù dal letto con un miagolio strozzato, proprio come facevano i gatti quando si spaventavano di qualcosa di stupido, ne aveva visti tanti nei video su internet.

Non ebbe nemmeno il tempo di metabolizzare la cosa, o anche solo guardarsi allo specchio per capire se fosse vero o no, perché Nathalie aprì la porta di camera sua.

«Signorino Adrien?» domandò, cercandolo per la stanza. Lui allora si avvicinò alla sua figura, continuando a miagolare, avrebbe voluto dirle che era lui che non sapeva cosa gli fosse successo che non doveva preoccuparsi, ma dalla sua bocca continuavano solo a uscire versi.

«E tu che... che... etcì... che ci fai qui... etcì» la donna indietreggio, proteggendosi naso e bocca con la mano.

«Nathalie che succede? – anche suo padre fece la sua apparizione alla soglia, posando uno sguardo veloce sulla stanza e non trovando, ovviamente la figura di suo figlio – Dov'è Adrien?!» chiese con tono severo.

«Non lo so, io... etcì...»

«Trovalo! Chiama una pattuglia piuttosto! E butta fuori quel gatto!» aggiunse all'ennesimo starnuto della donna.

Adrien provò a protestare a dire che non c'era bisogno di cercarlo e che era proprio lì, ma fu tutto inutile. Doveva rassegnarsi, era un gatto ormai e sarebbe stato impossibile comunicare come facevano gli esseri umani.

Prima che la segretaria di suo padre si potesse avvicinare e buttarlo fuori casa in malo modo, si allontanò lui con tre grossi balzi per poi uscire dalla finestra. Era strano, nonostante non fosse mai stato un vero gatto prima di quel momento, i movimenti che faceva da Chat Noir erano molto simili a quelli che riusciva a fare in quel momento, nonostante le sensazioni erano decisamente diverse.

Si sentiva più leggero, forse anche merito della stazza decisamente più minuta e i balzi erano molto più calcolati, senza considerare che i cuscinetti che aveva sotto tutte e quattro le zampe aderivano perfettamente alle tegole dei tetti.

Camminò parecchio, attraversando gran parte della città senza una meta precisa. Parigi di notte, vista da lassù, era qualcosa di meraviglioso, soprattutto quando una sensazione mai provata, come il venticello che gli sfiorava il pelo scuro, gli dava leggeri brividi, misti di freddo e piacere.

Si accorse in fretta, però, che una buona parte della città si era svegliata nonostante la notte inoltrata e non gli ci volle molto per comprendere che stavano cercando lui, o meglio Adrien Agreste.

Avrebbe voluto gridare all'intera città che non era sparito, che era proprio lì ad osservarli, ma sapeva già che non sarebbero usciti altro che miagolii e che il massimo che poteva ottenere dai parigini era qualche carezza. Chi poteva capire la situazione? Chi avrebbe visto in lui Adrien o quanto meno Chat Noir?

Poi la vide, stava ormai albeggiando ed il suo costume rosso gli si parò davanti, solo qualche tetto più in là. Sembrava abbattuta.

Scattò verso di lei, balzando da una casa all'altra, finché non la raggiunse.

Stava parlando al suo yo-yo phone, gli stava lasciando un messaggio in segreteria. Tentò di chiamarla, proprio mentre si stava rimettendo l'arma in vita, ma come sempre uscì solo un timido miagolio, che però attirò la sua attenzione. Alché ci tentò di nuovo e con un verso più deciso, la ragazza si chinò su di lui.

«E tu che ci fai qui, micetto?» domandò, allungando una mano verso di lui e grattandogli dietro l'orecchio. Una meravigliosa sensazione di soddisfazione lo percorse ovunque facendolo fremere; conosceva bene quella reazione, l'aveva provata già una volta da Chat Noir, stava facendo le fusa. Tanto che gli fu quasi difficile concentrarsi sul resto della frase di Ladybug.

«Sei qui per aiutarmi al posto di quello scansafatiche di Chat Noir?» domandò ironicamente e lui miagolò, offeso da quella frecciatina.

Vide il suo viso stanco sorridergli e sentì il suo piccolo cuore sciogliersi, non sapeva perché, ma ci teneva molto a ritrovarlo e lui avrebbe dato tutto per poter dirle di non preoccuparsi.

«Vieni con me tu. Ti porto a casa mia.» disse poi, prendendolo in braccio.

L'insieme di emozioni che provò dopo furono talmente confuse e strane che erano davvero difficili da descrivere e non sapeva se fossero sensazioni da gatto o da essere umano.

Ma quando l'eroina atterrò sul terrazzino di casa Dupain-Cheng il suo cuore sembrò fermarsi.

«Tikki, detrasformami. – disse la supereroina e davanti a lui comparve la sua compagna di classe – Tanto tu non lo dirai a nessuno giusto?» sorrise lei, con tono scherzoso.

Lui però, sembrava quasi non ascoltarla, continuando ad osservarla meravigliato. La sua Ladybug era proprio Marinette.

Angolo dell'autrice: "Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter

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Angolo dell'autrice:
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Prompt: Turn to cat
N° parole: 930

Come vi avevo già preannunciato questa one-shot è collegata a una di quelle precedenti e mi sono divertita un mondo a scriverla. Anzi ad essere sinceri quando ho progettato tutto il writober doveva esserci solo questa, mentre la "trasformazione" doveva essere semplicemente di un akumatizzato, ma mi suonava troppo banale, perciò ho preferito fare così.

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