Waves

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When I close my eyes
All the stars align
And you are by my side
You are by my side

Once in a lifetime- One Direction

Si era accordato per incontrare il suo poliziotto al museo per poi raggiungere il suo studio.

Si è svegliato presto quella mattina, ha tagliato la barba per lasciarne sono uno strato sottile, ha aggiustato la forma delle sopracciglia e si è acconciato i capelli sulla fronte.

Ha indossato il suo completo più bello, colonia leggera e pungente prima di prendere la ventiquattrore e raggiungere il museo.

Il suo poliziotto l'avrebbe raggiunto quella sera dopo il suo turno di lavoro. Louis vuole che per quel giorno, solo quel giorno il museo mostri il suo massimo splendore.

Controlla che tutto sia in ordine, e con un panno umido lava via le impronte unte delle dita dei bambini che quella mattina sono venuti in visita.

Vuole che quel posto gli lasci qualcosa. Vuole stupirlo, vuole che ci ritorni. Per lui, magari. Per poterlo rivedere, ma no. Non è il momento giusto per quello.

È nel suo ufficio e sta sistemando i suoi lavori. Di solito li tiene sparpagliati sulla scrivania, trova qualcosa di artistico nel disordine, ma non vuole che il suo poliziotto possa pensare sia un uomo trascurato e poco attento. Per cui mette in ordine, sposta addirittura la poltrona posizionandola nell'angolo, da una sistemata anche alla piccola libreria.

Raddrizza i quadretti appesi alla parete, e dopo aver fatto ben arieggiare la stanza, accende una candela aromatizzata all'arancia.

Non vede l'ora sia lì.

Non vede l'ora di parlare al suo poliziotto della nuova iniziativa a cui sta pensando: allestire una serie di concerti all'ora di pranzo nello spazio all'ingresso. La musica si riverserebbe in Church Street in mezzo al viavai di lavoratori in pausa. Dirà che sta pensando al jazz, anche se sa che qualsiasi scelta più azzardata di Mozart sarà impraticabile. La gente si fermerà ad ascoltare, si avventurerà all'interno e magari, già che c'è, darà un'occhiata alla loro collezione d'arte. Conosce un mucchio di musicisti che sarebbero contenti di esibirsi, e a loro che cosa costa piazzare qualche sedia all'ingresso? Ma i piani alti sono restii. Il suo capo pensa che un museo debba essere un luogo di pace.

Louis invece pensa che un museo debba essere un luogo di raccoglimento, in cui è possibile vivere l'arte sotto ogni forma.

Inizia a piovere nel tardo pomeriggio e continua fino a quando non fa buio.

Quando piove il museo si popola di visitatori, e oggi Church Street sembra il letto di un torrente: l'acqua si accanisce contro pneumatici di auto e gomme di biciclette, inzuppa scarpe e schizza le calze. E così eccoli entrare a frotte, le facce umide e lucide, i colletti scuri di pioggia, in cerca di riparo. Spingono le porte pesanti, si scrollano, ficcano gli ombrelli nel portaombrelli fumante, si spostano in un punto asciutto. Quindi si fermano lì a gocciolare sulle piastrelle, guardando distrattamente le opere in mostra, senza perdere d'occhio le finestre nella speranza di veder cambiare il tempo.

Al piano di sopra, nel suo confortevole e stranamente ordinato ufficio, Louis aspetta. La piccola stufa a gas riscalda la zona, e crea una luce soffusa e morbida.

Louis trova l'ambiente tanto confortevole da esser rimasto fino a tardi qualche volta, assorto nella lettura di un libro e cullato dal solo rombo delle auto che sfreccia sulla strada parallela.

E proprio mentre Louis decide di dare fuoco alla sua sigaretta che il telefono squilla. "Veronica!"

"Signor Tomlinson, c'è un uomo alla reception che lo cerca. Agente Styles."

You've got stars, they're in your eyes |L.S|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora