{ The Ocean Robber. }

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MAIA'S POV

Quando iniziai a sentirmi in imbarazzo sciolsi l'abbraccio e guardai negli occhi il figlio di Ade, cercando di comunicargli un muto grazie con il solo ausilio dei miei occhi di zaffiro. L'espressione di Nico era un misto indecifrabile di timore e paura, mescolati con l'affetto quasi smielato di quell'abbraccio.

- io..io vado in cabina, a domani..-

La mia voce esprimeva tutto tranne sicurezza e traballava come una foglia sospesa nel vento, che continua a muoversi e volteggiare contro la sua volontà. A passo lento e barcollante mi diressi verso l'azzurra cabina di Poseidone, la numero tre e , appena varcata la soglia, Percy mi venne ad accogliere tra le sue braccia forti e muscolose , visibilmente in pensiero per me.
Tutti a preoccuparsi per me, ma dopotutto che avevo mai fatto per meritarmi così tanto affetto in così pochi giorni?
Gli occhi verdissimi del maggiore si posarono nei miei, che in quel momento parevano un mare in tempesta, pronto a riversare lacrime come onde , come la violenza di un uragano.
Ma ovviamente non volevo che lui si rendesse conto di quanto ero preoccupata per quella situazione , avevo delle possibilità ottime di non farcela e come sempre la fortuna non era a mio favore.

- Maia.. Non sai quanto mi dispiace.. -

Bisbigliò lui con voce sicura, accarezzandomi dolcemente una guancia con il dorso della mano. Abbassai lo sguardo ma poi, presa da un guizzo di frustrazione, lo guardai con intensità prima di parlare con voce seria , forse fin troppo.

- dovete smetterla, tutti quanti. Non sono una bambina, non siete qui per proteggermi. Se sono stata scelta per quest'impresa è perché la mia presenza conta quanto la vostra. -
Ripresi un attimo fiato prima di continuare il mio discorso - Non so proprio come voi due possiate farvi così tanti problemi. Io ce la farò. -

Detto questo , che era stato più un discorso per auto convincermi che sarebbe andato tutto bene, tornai nella mia stanza, aspettando di essere certa che Percy tornasse nella propria, cosicché io potessi uscire per una sessione di allenamento dell'ultimo minuto, visto che la partenza era prevista per l'alba del mattino seguente.

Appena sentii l'uscio della sua porta chiudersi, mi diressi verso l'uscita con il mio fedele pugnale contenuto nel fodero che avevo racimolato il giorno prima. Camminai a passo felino verso l'Arena, sperando di non essere vista da chi era di guardia.
Fortunatamente nessuno notò la mia presenza e riuscii ad entrare indisturbata nell'Arena. Iniziai ad allenarmi con i colpi più semplici, cioè solo quelli che ero riuscita ad imparare , per poi tentare di emulare le mosse che avevo osservato mentre venivano eseguite da ragazzi di sicuro più allenati di me.
In quei colpi scaricai anche tutto lo stress e il nervosismo che pian piano si stavano prendendo il controllo di me e dei miei pensieri. Tutto ruotava attorno all'imminente partenza che avrebbe potuto segnare la fine della mia vita. Durante quei giorni la questione del mio parziale sangue d'angelo mi era del tutto passata di mente e l'avevo accantonata , etichettandola come uno scherzo di pessimo gusto.
La mia fronte era madida di sudore, come anche i vestiti che indossavo.
Il mio viso riluceva al chiarore della luna che si stagliava piena nel cielo notturno, che quella sera era completamente privo di stelle. Il tutto dava un'aria ancora più tetra al paesaggio circostante, rendendolo molto più inquietante. Riposti tutti i manichini e tornai quattamente alla cabina, cercando di non svegliare mio fratello mentre entravo dentro quella che ormai chiamavo casa.
Mi buttai esausta sul letto, ma non prima di aver preparato un piccolo zaino con i miei oggetti più cari, come mi aveva consigliato Percy.
Presi il mio zainetto e vi misi il mio pugnale di bronzo celeste, insieme ad altri due pugnali gemelli dall'elsa in argento ma la lama in metallo bronzeo. In aggiunta posi una fotografia, che ritraeva me , mamma e Alex, mentre il mio cuore lentamente si gonfiava di senso di colpa . Se solo fossi stata più coraggiosa..

~

Il mattino dopo non fu il cielo rosato creato dalla divina Eos a svegliarmi, ma bensì i passi pesanti e concitati di qualcuno in un 'altra stanza. Balzai da sotto le coperte e mi diressi ancora in pigiama verso la fonte del rumore sconosciuto. Vi trovai Percy che abbracciava felice un altro ragazzo, alto quasi due metri.

- bentornato, Campione. -

Stava dicendo mio fratello mentre entrai nella stanza, prima che notasse la mia presenza, che al momento sembrava tutto fuorché opportuna.

- Maia! Lui è Tyson, nostro fratello.-

Il ragazzo si girò verso di me e mi salutò con una delle sua manone grosse e paffute, come quelle di un neonato ma in versione extra large.
Solo in quel momento notai che aveva un solo occhio al centro della fronte. Un Ciclope.

- una sorella? -

Tyson guardò Percy con aria interrogativa ma poi corse ad abbracciarmi, rischiando di incrinarmi qualche costola a causa della sua forza immane.

- una sorella , che bello! Però io sono venuto per questo -

La sua voce era come quella di un bambino, ancora incerto su come pronunciare correttamente le parole . La cosa mi fece tenerezza e così gli sorrisi in modo rassicurante, cercando di assumere un 'espressione dolce, anche se ero ancora mezza addormentata.

- Campione, a cosa dobbiamo la tua visita?-

Chiese intanto il maggiore, che veniva verso di me a darmi una bacetto sulla fronte e il buongiorno.

- a casa di papà Poppodone. Hanno rubato il tridente. Una ragazza lo ha preso. -

I miei occhi vennero sbarrati dalla sorpresa a causa di quella affermazione. Chi mai riuscirebbe a rubare il simbolo di un Dio proprio a casa sua? Impossibile.

- cosa?! Tu sai chi era quella ragazza? -

Chiesi subito io, assetata di curiosità ma anche piena di rabbia verso la presunta ladra, che così facendo avrebbe fatto rischiare la vita a me e ai miei compagni.

- mi spiace, ma non lo so proprio. L'ho solo vista mentre scappava, ma non sono riuscito a raggiungerla .-

Continuammo a parlare un po' della questione, non riuscendo a ricavare altre informazioni se non che si trattasse di una sirena. Un sirena che aveva rubato al suo padrone il suo oggetto più prezioso. Percy disse di sentire che il tridente si stava allontanando sempre di più da Long Island , probabilmente oltre Oceano.

- dobbiamo partire, ma come ci muoviamo? Come arriviamo fin là?-

Posi la domanda, che se non avrebbe trovato presto risposta avrebbe mandato all'aria il nostro già improvvisato piano di salvataggio.

- una barca , sorellina, mi sembrava ovvio. -

In quell'istante Nico e Will varcarono la soglia della cabina. Il figlio di Apollo aveva un aria ancora addormentata ma sorrideva come un ebete. Forse il vedermi ancora in pigiama lo divertiva, spero di no.
Il mio sguardo fu irrimediabilmente attratto dagli occhi del figlio di Ade, che stavano nello stesso tempo cercando i miei. Un sorrisetto sghembo si formò sulle sue labbra mentre lui distoglieva lo sguardo. Andai a vestirmi e quando tornai vidi tutti presi a discutere come dei bambini dell'asilo. Sicuramente mi avrebbero dato del filo da torcere, quei tre.

- ora basta. Procuriamoci una barca e facciamola finita. -

Sentenziai mentre uscivo dal stanza e mi dirigevo placidamente da Chirone, l'ansia della sera prima apparentemente svanita nel nulla più totale. Il centauro aveva una sola barca a disposizione, una di quelle vecchie ma sempre buone. Accettai di buon grado l'offerta e mi diressi alla spiaggia , dove la barca era ormeggiata da tempo.
Gli altri tre mi stavano aspettando e , dopo aver fatto gli ultimi preparativi , partimmo alla volta della ladra dell'Oceano.


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