{ The Institute. }

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WILL'S POV

Quei due tizi con ce la stavano raccontando giusta.
Cacciatori di Demoni, che diamine potevano essere?
Poso il mio sguardo sul corpo di Maia, ancora inerme a terra con i denti del demone conficcati nel braccio. Il ragazzo l'aveva riconosciuta per una cicatrice biancastra che aveva su un braccio, anche se sembrava più una normale ferita richiusa. Il disegno era troppo complicato, ma allo stesso tempo delicato e lieve, per essere una semplice cicatrice.
Mi chinai verso di lei per darle un'occhiata più approfondita, ma subito dopo che ebbi compiuto questo gesto, naturale per un Figlio di Apollo dedito alla medicina, il ragazzo dai capelli neri e gli occhi argentei, che avevo sentito si chiamasse Chase, mi scoccò un'occhiata truce, un muto ammonimento per far si che mi allontanassi.
Ma non mi feci certo spaventare dal ragazzo, tornando ad osservare la ferita, ancora ignaro dell'identità della mostruosa creatura che aveva messo in pericolo tutti quanti noi.

- allora Chirone diceva sul serio...-

Disse infine Percy, rompendo quel silenzio pesante che era calato su tutti, a partire da lui e quel ragazzo vestito di nero e dalla pelle chiara coperta da intricati tatuaggi che, sinuosi e leggiadri, si estendevano su tutto il suo corpo.
Al nome di Chirone il ragazzo, visibilmente confuso, domandò informazioni a Percy, ma lui non disse nient'altro, da quanto era sconvolto.
Il successivo a parlare fu Nico, iniziando ad urlare dietro al figlio del Mare.

- tu lo sapevi?! E non ci hai detto nulla?! -

Il suo tono di voce era alterato e rabbioso, mentre gesticolava con foga, scaricando così un po' di rabbia che pareva essersi annidata dentro di lui, mettendo delle profonde radici. Gli occhi del minore ardevano d'ira, piuttosto insensata in quel momento, e , mentre stava per estrarre la spada, il ragazzo dagli occhi nocciola parlò di nuovo.

- Lei è una Nephilim, o Cacciatrice di demoni, come preferite chiamarla. E quello era un demone Drevak. Se non portiamo via subito questa ragazza potrebbe morire a causa del veleno, per l'Angelo! -

Spiegò il tutto trattandoci con saccenteria, come fossimo degli stupidi mocciosi ignoranti.
Di certo non avremmo lasciato che si portassero via Maia , non potevamo abbandonarla così, non quando stava rischiando la vita. In quel momento fui io ad azzardarmi a parlare, interrompendo nuovamente quel dark dai capelli castani.

- Se ve la portate via, noi veniamo con voi. -

Affermai con voce fredda e decisa, sorprendendo addirittura me stesso per la sicurezza con cui avevo pronunciato quelle parole, puntando il mio sguardo azzurro negli occhi scuri di lui, che mi guardavano in modo indecifrabile: odio, scherno, o forse privi di qualunque emozione? Era decisamente rimasto sorpreso dalla mia risposta e si voltò verso il suo compare, sperando in un consiglio da parte di quest'ultimo.

- Dai Peter, per questa volta possiamo fare un'eccezione... -

Disse l'altro, con voce calma e pacata, sistemandosi nel frattempo i capelli di carbone che gli ricadevano disordinatamente sugli occhi di una particolarissima tonalità d'argento, che li rendeva quasi irreali. Sembravano due perfetti opposti, i due ragazzi, uno impulsivo e con la lingua tagliente come la lama di un coltello, l'altro dall'apparenza gentile e tranquilla, come a placare l'irruenza dell'altro.

- Va bene, ma se poi ci sono problemi vi cacciamo fuori a calci. -

Affermò con voce dura, dallo spiccato accento londinese come quello del suo amico, che stridevano con la nostra parlata fortemente americana, eccetto quella di Nico, che aveva ancora qualche lato italiano, a volte.
Percy e Peter si abbassano quasi contemporaneamente, per tirar su il corpo svenuto di Maia, che giaceva ormai da parecchi minuti sulla stradina umidiccia .
Si gettarono a vicenda uno sguardo incandescente , decidendo poi di portarla insieme, anche per dividersi la fatica.
Camminammo a passo felpato, guidati da Chase, addentrandoci sempre più nella parte antica della città, finché non ci fummo tutti ritrovati davanti ad una vecchia chiesa, che dominava l'ambiente circostante con la sua imponenza .
Stavo per chiedere il motivo della nostra presenza davanti a quella chiesa, ma subito dopo l'immagine che avevo davanti agli occhi mutò, iniziando a sgretolarsi davanti ad essi, come quando si gratta via lo strato più superficiale da un dipinto per scovarne la vera bellezza.
Tutto si trasformò in un maestoso edificio pieno di finestre grandi e dal vetro spesso, coperte da lunghe e pesanti tende di velluto rossastro, dall'aspetto antico. Eravamo separati da questa costruzione da un alto cancello di ferro, decorato da ghirigori e spuntoni sempre dello stesso materiale. I due Cacciatori di avvicinarono ad esso ed il cancello si aprì con un flebile cigolio.

- Benvenuti all'Istituto di Londra, ragazzi. -

Disse Chase con la sua voce chiara e potente al tempo stesso, mentre varcava la soglia del cancello, per poi dirigersi al portone.


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