Un posto tranquillo

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La signora Anita, non appena vide la nuova arrivata, le rivolse un gran sorriso.
<< Ben arrivata, signorina Giada! I signori Spinelli mi hanno parlato così tanto di voi... >> la accolse calorosamente.
<< Anche a me di voi. E di Armando. E del fatto che una leggenda sorge intorno a questa casa... >> rispose la ragazza, guardandosi intorno incuriosita: se fuori la villa era un'imponente costruzione in stile liberty, dentro aveva un gusto decisamente classico; la cosa che colpì la giovane Spinelli fu la grande quantità di quadri che i suoi zii possedevano.
<< Oh sì... Se pensate che la gente ne ha paura ancora oggi... >> rise Alba, ancora divertita da quella vecchia diceria.
<< Però ha un suo fascino... Chiunque soggiorni qui dentro sarebbe condannato all'infedeltà... Beh, voi due siete l'immagine del contrario, e io spero tanto che questa guerra finisca per poter sposare Giovanni... >> disse Giada, pensando con nostalgia al fidanzato lontano, a Oxford al riparo da chi voleva prendersi i suoi pensieri e uniformarli al regime.
<< Sono convinto che Giovanni Medina sia preso dallo stesso irrefrenabile desiderio, ma adesso Anita non vede l'ora di farti vedere la tua stanza... Vero, Anita? >> intervenne Giulio.
<< Ho diretto personalmente i preparativi per renderla comoda e confortevole. Venite con me, guardate com'è bella... Armando, i bagagli! >> replicò la governante, rivolgendosi prima alla giovane, poi all'autista, che li aveva seguiti con i bagagli.
Giada seguì Anita al piano superiore, dove accanto ai quadri cominciavano a comparire piante e soprammobili scelti con gusto.
La stanza destinata a lei aveva le pareti azzurre e la grande portafinestra aveva un balconcino che si affacciava sul mare da un lato e sulla campagna dall'altro: corse subito fuori a respirare l'aria salmastra.
<< Che profumo di mare! A Roma ce lo sogniamo... >> esclamò estasiata.
<< E questa è la scrivania. Ho dato disposizione alle cameriere affinché la riforniscano quotidianamente di carta e penna. Ho saputo che vi servirà >> aggiunse Anita.
<< Grazie, Anita! Lo sa cosa faccio? Prima di cena scriverò a Giovanni, il mio fidanzato. Gli racconterò della villa, della leggenda e della visuale: sentirà un po' d'Italia, in questa mia lettera... >> dichiarò Giada, mentre Armando le raggiungeva con i bagagli.
<< Li metterò a posto dopo, adesso devo pensare al mio amore! >> decise poi, guardando le valigie.
Era ansiosa di sfoggiare i suoi meravigliosi vestiti in giro per il paese - probabilmente nessun'altra ragazza ne avrebbe posseduti di così belli - ma già era stanca alla sola idea di metterle a posto; a Roma qualcuno l'avrebbe sicuramente fatto per lei, ma le cameriere alle dipendenze dei suoi zii avevano già la loro mole d'impegni.
<< Vi verrò a chiamare quando sarà pronta la cena! Arrivederci... >> si congedò la governante.
<< A dopo! >> rispose Giada, mentre Anita chiudeva la porta.
La Spinelli fece un lungo respiro, prese carta e penna e cominciò a scrivere:

San Felice Circeo, 11 giugno 1940

Giovanni amatissimo,
sono appena arrivata a San Felice Circeo: dicono che il mare sia un luogo di sole, ma credimi se ti dico che mi ha accolta un vero e proprio temporale!
La villa si trova su una collina dalla quale si vede tutto il paese; i miei zii non hanno trovato concorrenza per acquistarla, vista la leggenda che vi aleggia intorno: si narra infatti che la moglie del proprietario si innamorò, ricambiata, di un giovane garzone, e che il marito tradito uccise il rivale, mentre la moglie, dal dolore, si buttò dal terrazzo; si dice inoltre che il suo fantasma si aggiri ancora nei corridoi, e che chiunque entri qui dentro sarà condannato all'infedeltà coniugale.
Che stupidaggine, non trovi? Un tradimento col beneplacito di un fantasma...
Ma raccontare leggende strane non è l'unica caratteristica di questo posto: ho visto la gente svolgere le sue azioni con una flemma invidiabile, come se si eseguisse un rito antico, una caratteristica che noi, in città, abbiamo forse perso per sempre.
Spero che questo soggiorno quaggiù sia breve, perché mi manca sapere di poter correre alla Stazione Termini, prendere un treno e un traghetto per raggiungerti, ma mi auguro che accada ogni giorno qualcosa di interessante cosicché io abbia sempre qualcosa da raccontarti.
Ora devo andare, mi tocca disfare i bagagli prima di cena.
Mi auguro che questa mia lettera arrivi presto a destinazione.
Nel frattempo ti saluto e ti bacio con tutto il mio cuore.
Sempre tua,

Giada.

Piegò in due la lettera, prese una busta e aprì una scatola con su scritto "Francobolli" per attaccarne uno.
Si ripromise che l'indomani sarebbe andata ad imbucarla personalmente.

Storia d'amore e di guerra - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora