I giorni dell'ambiguità

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San Felice Circeo, 15 luglio 1940

Lo scampato incidente in mare non fu senza conseguenze; la sera stessa Giada cominciò ad avere freddo e debolezza alle ossa, cosicché Anita le misurò la temperatura, mostrandola ai signori Spinelli preoccupata: non vi erano dubbi, aveva la febbre.
Il giorno successivo la governante notò che la temperatura era passata da trentotto e mezzo a trentanove, cosicché la ragazza dovette restare a letto e non fare sforzi: Anita e Alba si alternavano per metterle sugli avambracci e sulla fronte pezze di acqua fredda per cercare di abbassare la febbre, dopodiché passarono alla borsa del ghiaccio, ma non c'era niente da fare.
Le condizioni di Giada peggiorarono nel momento in cui cominciò anche a rimettere i piatti, pur leggeri, che la cuoca Marinella le cucinava; quando la temperatura salì a quaranta, la Spinelli cominciò a delirare e tutto il paese tremò.
Poi una mattina Anita le misurò di nuovo la febbre e vide che il termometro a mercurio segnava un innocuo trentasette e mezzo; Giada smise di rigettare cibo e iniziò gradualmente ad alzarsi dal letto; presto gli amici ebbero il permesso di andare a trovarla, specialmente Enrico e Rinaldo: quest'ultimo si chiedeva con che coraggio Belmonte si presentasse al suo capezzale, dato che era stato lui a mettere la sua vita a repentaglio.
Anche Elsa andava a trovarla spesso: nonostante fossero molto diverse, e nonostante biasimasse il comportamento che la Spinelli teneva nei confronti di Enrico e Rinaldo, la trovava simpatica e socievole, capace di raccontare aneddoti sulla Capitale, nella quale si sarebbe dovuta trasferire con Cesare.
Quel pomeriggio di metà luglio la Filomusi stava appunto tornando dalla villa sulla collina, quando, all'altezza della piazza, vide qualcosa che la insospettì: c'era suo fratello Mario, in divisa fascista di nuovissima fattura - regalo del gerarca Menotti - che parlava con Iris; si nascose dietro un muro per osservarli meglio: i due si guardavano intorno circospetti e parlavano fitto fitto.
Non si capiva niente di quello che dicevano, ma dalle espressioni che avevano, si doveva trattare di qualcosa di oscuro e segreto, riguardante Menotti; qualcosa di cui, sicuramente, Rinaldo non era al corrente.
Elsa pensò che la reazione della sua amica non fosse poi così strana: dopotutto, da quando era arrivata Giada, il giovane Marini si stava comportando come se non fosse fidanzato.
Ma aveva anche notato che da tempo Gianfranco Menotti le faceva una corte serrata, viscida ed insistente, portata avanti da una preziosa informazione con cui lui teneva in scacco la Cataldo: le aveva infatti rivelato chi fosse suo padre, un turista newyorkese di nome Richard Carter, ormai sposato e con un figlio, che all'inizio degli Anni Venti era arrivato a San Felice Circeo e si era innamorato di Irene Cataldo, lasciandola incinta e alla mercé dei commenti velenosi dei compaesani.
La Filomusi temeva che Iris, ormai convinta che Rinaldo non l'amasse più, avesse deciso di cedere alle lusinghe del gerarca, e che Mario, il quale aveva cominciato una discutibile carriera nel partito fascista, fosse il tramite più diretto per avvicinarsi all'uomo.
Mentre la sua mente si estrinsecava in simili congetture, Elsa notò che i due si erano allontanati, andandosene ognuno per la propria strada.
La ragazza pensò che, forse, aveva travisato tutto, perciò tornò di corsa alla taverna.

Storia d'amore e di guerra - L'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora