•Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 29•

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Suna's pov

Ero tornato da lei. Come sempre, ovviamente. E più la guardavo più voglia mi veniva di starci, lì con lei. Mi aveva accolto tra le sue braccia, sebbene fosse ancora arrabbiata con me. Ma in quel momento stavo fin troppo male. Ma Kiyomi aveva capito. Non mi fece molte domande, fortunatamente. Non le avrei risposto, se mi avesse fatto molte domande, intendo.
La abbracciai per la terza, forse quarta, volta quella sera e lei non disse nulla. Ma proprio nulla. Mi disse solo che se volevo lei c'era. E si, sembra stupido, ma mi fece stare meglio. Ma meglio proprio.

S:«Sai, le volevo bene, sebbene non c'era sempre. Le volevo proprio bene cazzo. Era in America. E' morta di cancro. Ma le cure, da quello che diceva, stavano andando bene, non capisco proprio il perchè e- merda. Mi sento uno schifo.»
Non la guardai negli occhi, Kiyomi. Mi sentivo debole. Fin troppo debole. Lei però aveva capito e mi strinse la mano, cercando di rassicurarmi, credo.

Mi sentivo uno straccio. Ma proprio uno straccio. Mi veniva da piangere, da urlare, da arrabbiarmi con tutto e con tutti, ma non ne avevo le forze. Improvvisamente Kiyomi mi colse impreparato, lasciando un leggero bacio all'angolo delle mie labbra. Era successo tutto troppo in fretta. Dovevo rimediare. Mi girai verso di lei, prendendole il viso e baciandola. Quanto cazzo avevo aspettato per farlo? Ma si staccò, quasi imbarazzata. Decisi di non andare oltre, sospirando. Restammo in silenzio e le mormorai le mie scuse. Lei scosse la testa ma non parlò.
K:«Andrai al funerale?»
S:«No»
K:«No?»
S:«No. Non ci andrò. Dovrei andare in America  ma no, ci ho già pensato e ripensato, non hai speranze di farmi cambiare idea»
K:«Ci speravo»
S:«Lo so»
E poi silenzio. Kiyomi si alzò, aprendo uno dei cassetti della sua scrivania.

Uscì sul balconcino e la seguii. Si era accesa una sigaretta e se ne stava appoggiata alla ringhiera.
S:«Posso?»
Me ne passò una, insieme all'accendino.
Presi a fumare, guardandola di soppiatto.
S:«Cazzo se ti amo»
Mi sfuggì di bocca quella frase, che fece rivolgere i suoi occhi a me. Non disse nulla, sospirando.
K:«Già. Ti amo anch'io»
Ma nulla. Solo queste due frasi. Ma esattamente cosa mi aspettavo? Qualcosa mi aspettavo sicuramente, altrimenti non si spiegava quella delusione, ma cosa? Nemmeno io lo sapevo, giuro. Forse di andare al passo successivo. Forse un bacio serio. Forse almeno un contatto. Ma nulla, magari ci bastava avere la consapevolezza di essere innamorati. Che ne so io cosa le passa per la testa. E questa cosa mi fa impazzire sempre di più per lei. Da quando ci siamo conosciuti, lei, ai miei occhi, è sempre stata un'incognita, qualcosa da scoprire, con sempre nuove sfaccettature.

Buttò improvvisamente la sigaretta a metà sul posacenere, e si avvicinò a me.
S:«Dimmi»
K:«Ormai non posso più mentirti, la mia fiducia l'hai riconquistata. Ma dimmi, come cazzo hai fatto?»
S:«Un mago non rivela mai i suoi segreti»
K:«Dai Suna, non sto scherzando, che cazzo mi hai fatto?»
S:«Suna? Ma fino a due secondi fa non era Rin?»
K:«Mi suona strano chiamarti per nome»
S:«Fallo, mi piace»
K:«Ok, Rin, che cazzo mi hai fatto?»
S:«Non lo so. Sei tu che hai deciso, di tua spontanea volontà, di fidarti ancora di me»
K:«Ma non lo volevo»

Ma chi le resisteva più? Era così contorta e complicata, il suo carattere aveva troppe sfaccettature diverse, troppi lati ancora da scoprire. E più tempo passava più mi innamoravo di lei. Impazzivo, letteralmente, per quella ragazza. Le presi il viso, lasciandole un bacio all'angolo della bocca, per poi rientrare e tornarmene in camera. Contattai i miei parenti, quelli in America, ipocriti come lo schifo, che a malapena sapevano il mio nome, ma facevano tutti i carini al telefono, per dirgli che avevo un'importante partita di pallavolo e che non potevo esserci assolutamente al funerale di mia sorella, e loro si finsero dispiaciuti in modo così falso che mi venne da ridere. Gli buttai giù il telefono.

Ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era Kiyomi. Perchè, perchè continuavo a rincorrerla come un cagnolino? Perchè non riuscivo a guardare nessun'altra se non lei? Sospirai pesantemente, cercando di eliminare quel peso dal mio stomaco.

Ma la voglia di sentirla al mio fianco era salita alle stelle. Ma perchè cazzo tra me e lei doveva essere tutto così fottutamente complicato? Ero vicinissimo ad una crisi di nervi. Un po' per mia sorella, un po' per Kiyomi, un po' per la vita in generale. Mi stava crollando il mondo addosso. Non sapevo se incolpare gli altri o me stesso, ma da quando c'era lei, la mia esistenza era migliorata, di parecchio, ma anche peggiorata. Non per lei come persona, la amavo alla follia, più che altro perchè volevo disperatamente stare con Kiyomi però ogni volta saltava fuori qualche difficoltà e la cosa mi faceva uscire di testa. Ma di tutte le ragazze, se si possono definire tali, che avevo avuto, proprio di quella più complicata da vere dovevo innamorarmi? Le altre, in confronto, sono insignificanti.

Modestamente, a scuola, ero una preda ambita dalle ragazze. Come i gemelli Miya, d'altronde. Per Kiyomi non lo ero mai stato, non mi aveva mai notato e nulla, quindi perchè ho deciso di combinare tutti i casini che ci hanno portati a questo punto?
Con l'ennesimo sospiro della giornata mi infilai sotto le coperte. Forse avevo eliminato tutte le speranze che avevamo, quella sera. Ma domani sarebbe stato un altro giorno.
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Angolo Autrice

cortino questo capitolo, ma spero vi piaccia lo stesso <3
Ovviamente ditemi cosa ne pensate, ma prometto che dal prossimo ci sarà qualcosa in più tra Kiyomi e Suna, ma no spoiler ツ

•Eᴠᴇʀʏᴛʜɪɴɢ ʜᴀᴘᴘᴇɴs ғᴏʀ ᴀ ʀᴇᴀsᴏɴ• 𝑺𝒖𝒏𝒂 𝒙 𝑹𝒆𝒂𝒅𝒆𝒓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora