Paris, la ville de l'amour

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In giornata partimmo e finalmente la sera arrivammo a destinazione. "Parigi, la città dell'amore." Guardavamo la Torre Eiffel. "A Draco non piaceva il mondo babbano, a me sembra bellissimo" le luci che la illuminavano mi incantavano, erano..magiche.

"Ugh, mio fratello non ha mai avuto gusto." Rimanemmo in silenzio per un po', quando ad un certo punto provò ad avvicinarmi a lui. Posò una mano sul mio fianco e delicatamente provò ad abbracciarmi.

Feci un sospiro e rimasi immobile. "Hai promesso di non toccarmi" mi limitai a dire. "Va bene, hai ragione." Ritrasse la mano e mi ricordò delle giostre.

"Sai, quando sono stato via con Bella noi vivevamo qui. Ho creato una casa, possiamo andare a posare le nostre cose prima di andare." Ci teletrasportò ad un'antica villa lussuosa.

"Però, almeno in senso del gusto non ti manca." La presi sul ridere. "Vieni, questa è la nostra stanza." Guardai il bellissimo letto matrimoniale e subito cambiai idea. "Forse è stata la scelta sbagliata venire qui, insomma, saremmo dovuti restare ad Hogwarts. Non me la sento di condividere il letto con te"

"Lo capisco, però ti prometto che non ti sfiorerò con un dito. Ora andiamo, ho affittato le giostre solo per noi" che gesto assurdo, ordinare le giostre solo per noi.

Mi fece vedere la sua porche d'ultimo modello e mi invitò a partire. Una volta arrivati facemmo tutti i giochi, non credevo che mi sarei potuta divertire così tanto.

"Ti sei divertita?" Mi domandò tornati alla torre

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"Ti sei divertita?" Mi domandò tornati alla torre. "Si, per la prima volta mi hai resa felice. È strano." Noi due seduti su una panchina, al fianco di un anziano signore.

"Ah l'amore, giovanotto.." disse riferendosi a Roman. "Non esiste nulla che l'amore non possa fare, non lasciatevi scappare" è evidente che ha frainteso lo stato attuale mio e di Roman, ma del resto non poteva saperne nulla.

"Ascolteremo il suo consiglio, gentile signore" gli presi la mano e lo feci alzare. "Ci scusi, ma ora dobbiamo proprio andare."

Pentrammo in macchina e di nuovo regnò il silenzio. "E così mi hai dato la mano" ridacchiò. "È stato un gesto istintivo, non dargli importanza."

"Mh, come dici tu." Fece un ultimo sorrisino prima di tornare a casa sua. "Vorrei andare a dormire, è stato stancante." Finsi di essere stanca per evitare una conversazione.

Quando più tardi mi ero già addormentata sentì un rumore provenire dal bagno: del vetro frantumato. "Roman?" Lo chiamai più volte. Mi alzai e aprì la porta del bagno. "Roman, cosa stai facendo!"

Si voltò verso di me con uno sguardo perso, vuoto. I suoi polsi sanguinavano come fontane. "Vuoi ucciderti per caso?!"

Cacciai la bacchetta e lanciai un incantesimo per guarirlo. Cadde a terra in ginocchio e scoppiò in lacrime. "Perchè l'hai fatto?" Gli domandai. "Sono stanco, possiamo andare a dormire?"

Aveva appena tentato di suicidarsi. "Si, andiamo" lo aiutai ad alzarlo e tornammo a letto. "Non farlo più" dissi girandomi sul lato. "Grazie,mi hai salvato e non lo meritavo"

"Meritato o meno, non voglio che mia figlia cresca senza un padre." Furono le ultime cose che ci dicemmo quella serata.

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