❝ 𝐒 𝐎 𝐍 𝐆 : ʀᴇᴘᴇᴀᴛ ᴜɴᴛɪʟ ᴅᴇᴀᴛʜ - ɴᴏᴠᴏ ᴀᴍᴏʀ ❞
06 Dicembre 2017
«A casa.» borbotta la vicepreside, massaggiandosi le tempie. «Chiami a casa!» ripete, questa volta sbraitando alla ragazza della segreteria che esce frettolosamente dalla stanza a testa bassa, senza proferire parola.
Controllo l'ora sul mio orologio. Sono passati pochi minuti, ma a me è sembrata un'eternità. Non è ancora successo nulla. Sono seduto su una sedia scomoda, con accanto quella faccia da schiaffi di Ryan Evan che, come me, aspetta la decisione finale da parte della vicepreside. Anche se non riesco ancora capire a cosa possa servire la mia presenza in questa stanza. Mi sono semplicemente difeso, lo avrebbero fatto tutti e soprattutto, non ho iniziato io. L'unica cosa che voglio in questo momento è tornare a casa, fare una doccia bollente, e riempirmi lo stomaco che da un quarto d'ora non smette di brontolare, con qualche schifezza. O forse mi converrebbe passare da Alexis, è da un po' che non stiamo insieme. Chissà perché ho collegato Alexis subito dopo aver pensato alle schifezze.
Chissà.
«Belt?» mi ricompongo per colpa di una fastidiosa voce femminile.
«Si?» mi giro, e vedo entrare dalla porta della vicepresidenza la stessa ragazza di prima, appoggiata contro la porta con il cellulare in mano. Avrà su per giù l'età di mia madre, ma si veste ancora come un'adolescente, sperando di poter ingannare il tempo, ma quelle leggere rughe sotto gli occhi la fregano.
«Stiamo provando a chiamare a casa. Sua madre è attualmente a lavoro?» mi chiede, portandosi il telefono all'orecchio.
La guardo accigliato. «No, perché?» Mi sembrava di averla sentita dire che Mary le aveva dato un giorno libero, e poi era qui fuori. Sono sicuro di averla vista, come l'ha vista bene anche Ryan. Siamo qui proprio per questo.
«Ho provato a chiamarla per farla venire qui a prenderti, ma risulta irraggiungibile.» Mi pare molto strano, mia madre non scorda mai il telefono, è raro che succeda. Deve essere successo per forza qualcosa, sennò non si spiega. Sarà anche un disastro con quel piccolo aggeggio tecnologico, ma almeno alle chiamate sa rispondere. Almeno quello.
«Mi sembra così strano, era parcheggiata proprio qui fuori, fino a qualche minuto fa.» Non è da mia madre non rispondere al telefono.
La ragazza farfuglia qualcosa sottovoce. «Cosa si fa in questi casi?» chiede irritata alla vicepreside, aspettando un suo ordine. Come tutti noi, vuole tornare anche lei a casa.
«Non so, provi a chiamare il padre, magari lui risponderà, no?» controbatte spazientita.
«Non ce l'ho.» sparo, ormai abituato a dare questa risposta. Sento gli occhi di tutti i presenti su di me, alzo la testa e vedo la vicepreside accigliata. Forse penseranno che non ho il suo numero, il che nel 2017 è abbastanza imbarazzante. «Il padre, non ce l'ho.» preciso. Adesso penseranno che è semplicemente morto. Ma in fin dei conti non è che poi cambi tanto, potrebbe essere pure morto a quest'ora, che importanza ha? Non è qui. Non c'è per me, e non c'è per mia madre. Potrei dire in giro che è morto in un incidente stradale, o di overdose, o che cazzo ne so. È morto, punto. Almeno avrei un motivo per giustificare la sua assenza, e un motivo per non essere preso per il culo, soprattutto da questo coglione che alla mia risposta ha fatto un ghigno, quasi fosse divertito.
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It will come back | Ian Somerhalder [IN REVISIONE]
FanfictionSono passati quindici anni dal giorno in cui Sheryl Belt ha partorito suo figlio Mason, quando era ancora una giovane ragazza sbarazzina e amata da tutti. Sheryl, nonostante il vero padre di suo figlio non sia mai stato presente, ha continuato a co...