𝟏𝟕 • Sheryl, Dopo

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❝ 𝐒 𝐎 𝐍 𝐆 : ᴍᴀᴋᴇ ɪᴛ ᴡɪᴛʜᴏᴜᴛ ʏᴏᴜ - ᴀɴᴅʀᴇᴡ ʙᴇʟʟᴇ❞

06 Dicembre 2017

Ian era tornato.

Non riuscivo a pensare a nient'altro che a quello. Ian era tornato, e le probabilità di incontrarlo erano altissime. Sempre se non avessi preso in considerazione l'idea di rinchiudermi dentro casa, sono ancora in tempo per farlo. Ma Ian è qui. Questo è ciò che aveva sentito oggi Alan al bar. Potrebbe anche aver sentito male, no? No, è impossibile, è stata la madre stessa a dirlo e non credo Alan abbia iniziato a manifestare i primi segni della vecchiaia a trent'anni.

Ian è tornato.

Non riuscivo a capire come stessi affrontando la questione. Avevo reagito piuttosto bene alla notizia, anche se dentro stavo esplodendo di gioia. Ma diamine, ogni volta che tornava, anche se per poco, mi sentivo di nuovo viva. Ed ero contenta di saperlo qui - anche senza vederlo - a pochi passi da me. L'unica domanda a cui non riuscivo a darmi risposta era: come mai così presto?Quasi tutti gli anni tornava per passare il natale con i genitori, ma oggi è il sei, mancano più di due settimane. Perché anticipare?

Sento la porta di casa aprirsi, mi giro di colpo, sperando di vedere quel cretino di mio figlio sull'uscio della porta. Per un attimo mi ero dimenticata di lui, anche se in realtà al mio ritorno a casa, non trovandolo, ho iniziato a preoccuparmi. Non è da lui, come minimo avrebbe potuto avvisare i miei genitori, ma non l'ha fatto. Poso i piatti nel lavandino, e mi levo i guanti. Adesso le sente. Oh eccome se le sente.

«Ma che diavolo di fine avevi fatto?» sbraito, andandogli incontro. Non è da me fare la parte della "mamma cattiva", soprattutto davanti ai suoi nonni, però sono stata in ansia tutta la giornata, non vedendolo tornare a casa.

«Ma che fine avevi fatto tu, forse.» ribatte lanciando, non curante, lo zaino per terra. «Non potevi alzare il telefono, e dirmi che non saresti venuta a prendermi? Così magari mi organizzavo e tornavo a casa con Scott o con Alexis, ed evitato di stare mezza giornata ad aspettare un autobus che non passa mai.» mi risponde a tono mio figlio, sistemando la giacca su una poltrona. In una situazione differente lo avrei come minimo sgridato per il suo atteggiamento, ma non posso dargli torto questa volta.

Sto per controbattere, ma non lo faccio. Ha ragione. Mio figlio ha ragione. Non mi sono fatta trovare davanti scuola, e non l'ho nemmeno avvisato. Avevo chiesto gentilmente ad Alan di fargli uno squillo, alla fine ce ne siamo dimenticati entrambi. Pensavo che Alan gli avesse mandato almeno un SMS, ma a quanto pare ci siamo fatti entrambi prendere dalla situazione di Ian, dalla madre e dall'inspiegabile casino che si era creato nel bar.

Che madre orrenda sono?

Passo una mano sulla testa, cercando di sbollire la rabbia improvvisa del momento. «Scusa amore, ma è stata una giornata complicata.» mi avvicino a lui per scusarmi con uno dei miei abbracci che lui odia tanto, ma mi arresto di colpo. Indossa soltanto la canotta bianca, e non più la maglietta rossa con cui lo avevo visto uscire stamattina. La tiene in mano, completamente sgualcita. Che ha combinato?

«Che diavolo hai fatto alla maglietta?» gliela prendo dalle mani. «Perché è sporca di sangue?» chiedo, preoccupata, rigirandomela. Faccio un rapido check per controllare che tutto sia al suo posto. Non vedo niente di rotto, e tiro un sospiro di sollievo. Odio gli ospedali.

Evita il mio sguardo, e lava velocemente le mani. «Niente mamma, stai tranquilla.» fa con nonchalance, salutando con un bacio sulla guancia il nonno, per poi prendere posto a tavola. Si siede vicino a mia madre, che non gli rivolge nemmeno uno sguardo. Lui ormai si è abituato a questa situazione. Si ignorano a vicenda, continuando comunque a vivere sotto lo stesso tetto, adeguandosi ai comportamenti dell'altro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 23, 2022 ⏰

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It will come back | Ian Somerhalder [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora