Non qui parum habet, sed qui plus cupit, pauper est.
Povero non è chi possiede poco, ma chi desidera di più.
-Seneca*
La pioggia batteva forte contro le vetrate del grande ufficio. Era una notte oscura e la poca luce veniva dalla lampada accesa sulla grande scrivania in mogano.
Un uomo in giacca e cravatta era curvo su alcuni documenti. Aveva l'aria di chi è importante e sa di esserlo. Con una mano teneva dei fogli e con l'altra agitava un sigaro, spargendo nell'aria volute di fumo dolciastro.
Suonò un telefono sulla scrivania e l'uomo alzò il ricevitore.
«Mi scusi, mr. Otterson, c'è qui una persona che chiede di parlarle.»
L'uomo sollevò lo sguardo verso l'orologio. Erano le 22:30 circa: molto tardi per una visita d'affari o forse l'ora esatta per una visita d'affari, urgente.
«Chi è signorina?»
«Ha detto di chiamarsi Aldus Weither, signore.»
L'uomo sorrise, anche se il suo era più un ghigno.
«Lo faccia passare» concluse.
Vide aprirsi le porte del suo ufficio ed entrare un uomo minuto che indossava un vecchio impermeabile beige grondante d'acqua. Rimase educatamente sulla soglia, in attesa.
Otterson si alzò in piedi più per ergersi in tutta la sua mole che come gesto di educazione. Era un uomo corpulento e massiccio con radi capelli neri ma folte sopracciglia. Indossava un completo elegante scuro cucito su misura, segno di una ricchezza ostentata, esibita. Un fermacravatte in oro teneva appuntata una cravatta cremisi. Anche il sigaro era costoso e persino il fumo che ne spandeva.
Esibiva cionondimeno un sorriso quasi maligno.
Weither restò con l'impermeabile in mano, gocciante sul prezioso parquet.
«Appoggi pure l'impermeabile all'appendiabiti e si accomodi» disse Otterson indicando una delle due poltrone davanti alla sua scrivania.
Weither restò fermo e solo dopo alcuni secondi si mise a sedere.
«Mi dispiace disturbarla a quest'ora, mr. Otterson...»
«Tutte le ore sono buone per gli affari» lo interruppe sgarbatamente Otterson «e suppongo quindi che lei sia qui per saldare il suo debito...»
«Veramente...» esitò Weither con lo sguardo a terra.
Corsero dei secondi di silenzio in cui i due si scambiarono dei muti sguardi e poi l'ometto riprese «Veramente, mr. Otterson, volevo chiederle ancora qualche giorno. Ho trovato dei soldi... Certo, non è la somma completa, ma domani è una buona giornata per vendere. Se solo avesse un po' di pazienza...»
«La pazienza è un segno di debolezza e non rende ricchi. E lei, mr. Weither, sa che sono un uomo d'affari. Oggi a mezzanotte scadono i termini del suo debito. E se lei non è qui per saldare, abbiamo poco da dirci.»
«Mi appello al suo buon cuore...»
Otterson scoppiò in una risata sguaiata e scortese, poi ricomponendosi disse «Se non c'è altro, torno ai miei affari. Ci vediamo domani per formalizzare il passaggio della sua proprietà.»
«No» ribatté duro Weither.
«No? » chiese quasi meravigliato Otterson «Che cosa vuole dire? Sa che è mio diritto...»
«Lo so» lo interruppe Weither «ma intendo dire che la aspetto questa notte stessa al mio negozio, dopo la mezzanotte. Se è domani che devo cederglielo, le faccio notare che a domani mancano meno di due ore.»

STAI LEGGENDO
3L - 21 ragazzi o 21 demoni?
HorrorRaccolta di storie delle storie per lo Halloween story contest del 2021