Paralisi del sonno

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Ero sul treno e tornavo a Brighton dai miei allenamenti di nuoto. Frequentavo una piscina di Londra in un campus universitario, e ogni sera mi assopivo sul treno mentre tornavo a casa. Quella sera però, scendendo dal treno, la stazione era più cupa e desolata del solito. Affrettai quindi il passo per uscire e andare sulla strada principale, ma anche lì non c'era quasi nessuno, l'unica cosa che attirò la mia attenzione era stata una bambina che correva felice vicino alla mamma. La signora si girò per guardare una vetrina e, nello stesso istante, la bimba indifesa correva verso la strada. Era accaduto tutto in un millesimo di secondo: passava una macchina a tutta velocità, in quel silenzio tombale di una stazione notturna, la piccola, senza curarsi del pericolo, era in mezzo alla strada, e se non fosse stato per la madre che per puro istinto materno riuscì a tirarla a sé per non farla prendere dalla macchina, la bambina sarebbe morta. A quel punto mi chiesi come fece quella mamma, pur da girata, ad avvertire il pericolo. Se ci fossi stata io al suo posto, la mia mamma adottiva avrebbe avuto la stessa prontezza? Oppure è un istinto che solo un legame di sangue può generare?

Tornata a casa abbracciai forte l'unica madre che conoscevo, affettuosa e amorevole, pur sentendo che qualcosa non andava dentro di me. Mi misi a letto con un turbamento che non capivo, ma dopo qualche pensiero strano che mi balenava in mente, riuscii finalmente a prendere sonno. Mi svegliai nella notte e spalancai gli occhi agitata. Avevo ancora una strana sensazione nello stomaco, perciò decisi di alzarmi per prendere un po' d'acqua. O almeno ci provai, perchè non riuscivo a muovere un solo arto o muscolo. Mi prese il panico, provavo ad urlare ma nessuno mi sentiva, le mie grida le sentivo solo io, nella mia testa. Tachicardia. La porta della stanza era aperta e vidi un'ombra dalle forme femminili avanzare, speravo fosse mia madre ma non lo era. Questa figura fece uno scatto repentino verso di me: si avvicinò a pochi centimetri dalla mia faccia, per osservarmi, ma con terrore vidi che non aveva un occhio. Mi sentivo morire.Rabbrividii. La ragazza senza l'occhio e dal viso sfigurato da forti ustioni, mi disse: "Tu sai chi sono". Pronunciò queste parole con una voce rotta dal pianto. L'attimo dopo sparì nel buio. Ero ancora immobilizzata, non capivo cosa mi stesse succedendo, e ancora percepivo la sua presenza. Cercavo ancora di muovermi ed urlare ma non ci riuscivo.

Finalmente arrivò la mattina, non riuscivo a parlare con nessuno di ciò che mi era successo, ma ricominciava comunque un'altra giornata di scuola, studio, allenamenti, treno e fatica. Era di nuovo sera ed ero sola nella mia stanza. La stanchezza mi fa sprofondare in un sonno profondo. Mi risvegliai in preda al panico. Non riuscivo a muovermi, di nuovo. Mi apparse quella figura sconosciuta con vestiti rovinati e i capelli bruciati: questa volta rimase in piedi, immobile, davanti al mio letto e mi disse "Ricordi gli urli? Ricordi il calore?", nel momento in cui pronunciava queste parole, con l'anima rotta dalla sofferenza, venne avvolta da una nube di fumo scuro e sparì. Mi sentivo soffocare, sia per la paura che per il forte odore di bruciato. Angoscia e grida che rimbombavano nella mia testa e calore, un forte calore. Non c'è più la mia stanza, né il mio letto, tutto ciò che vedo è un fuoco distruttivo.

Era mattina e una nuova giornata iniziava, non capivo cosa mi stesse succedendo, perciò quel pomeriggio feci delle ricerche. La mia scoperta fu inquietante: avevo delle "paralisi del sonno". Wikipedia riportava: "La paralisi nel sonno, detta anche paralisi ipnagogica, è un disturbo del sonno in cui, nel momento prima di addormentarsi o, più spesso, al risveglio, ci si trova impossibilitati a muoversi. Questo disturbo dura molto poco, di solito al massimo 2 minuti dal risveglio o pochi secondi prima di addormentarsi, ma mai per un tempo oggettivamente lungo, sebbene la percezione di chi ne fa esperienza possa fornire l'impressione di una durata notevolmente maggiore". Ma perché mi succedeva? Forse il mio subconscio voleva farmi capire qualcosa? Forse qualcosa che non avrei voluto, o potuto, accettare.

Tornata a casa, angosciata, feci domande a raffica ai miei: sulle mie origini, sui miei genitori biologici, da dove venivo, dov'era la mia casa, se avevo fratelli o sorelle... Sviavano tutte le risposte e capii che se volevo scoprire la verità dovevo sbrigarmela da sola. Mi rimisi sul pc e trovai una notizia di quattordici anni prima. Sulla prima pagina di un giornale dell'epoca, c'era la scioccante notizia di una casa in fiamme, in cui perse la vita una delle figlie gemelle di due giovani genitori, i quali impazzirono. Diedero in adozione la gemella sopravvissuta, poiché furono ricoverati all'ospedale psichiatrico Bethlem Royal Hospital di Londra. Qualcosa dentro di me si smuoveva. Trovai una notizia datata un mese dopo l'incendio: la giovane coppia venne trovata suicida nelle docce dell'ospedale, riversi in una pozza di sangue, provocata da un taglio netto dei polsi, che si fecero con un coltello di plastica rubato dalla mensa. Dentro di me tutto si unì e prese forma, come i pezzi di un puzzle. La bambina sconosciuta e inquietante che mi appariva, e che dentro di me sapevo mi somigliasse, era in realtà la mia gemella morta durante quell'incendio. Era lei che mi aiutò a comprendere chi davvero fossi. Forse stavo impazzendo anche io, con queste paralisi del sonno che non mi facevano muovere o respirare. La Pazzia. Forse era quello il mio legame di sangue.

Tornai alla stazione in preda a mille emozioni. Ripensai alla bambina che vidi salvata dall'istinto materno qualche giorno prima. Il legame che aveva quella bambina le salvò la vita, mentre il mio legame me la tolse. Giravo e correvo per la stazione irrequieta. Sentivo sussurri della mia sorella gemella, dei miei genitori, sentivo il crepitio del fuoco che bruciava la nostra casa pezzo dopo pezzo... Volevo far finire tutto ciò.

Mi ritrovai sui binari. Vedevo il treno arrivare. Sentivo che quello era il mio posto.

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Storia di GinevraP05

3L - 21 ragazzi o 21 demoni?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora