Cento, duecento o forse mille, chissà. Dopo tutto questo tempo è difficile ricordare tutte le mie vite passate. Di solito la mia coscienza si risvegliava alla fine dei giorni della persona in cui mi ero reincarnato proprio nel momento del bisogno, a quel punto dovevo mettere solo a frutto tutte le conoscenze e esperienze acquisite delle vite precedenti per terminare in gloria quella che stavo vivendo.
Mi ero sempre reincarnato in persone con missioni nobili, anche se a volte ero il cattivo della situazione, ma una volta risvegliato e guardando indietro la vita che avevo vissuto venivo alla conclusione che era necessario ricoprire quel ruolo per il bene di tutti.
Anche i cattivi avevano il loro motivo di esistere, non sempre, ma a volte era così. O forse era solo la scusa che mi inventavo ogni volta per riuscire ad accettare le mie azioni in quella vita.
Questa volta il mio risveglio era stato precoce, guardavo il mio fragile corpo da bambino di quattro o forse sei anni, non potevo dirlo era troppo denutrito, potevo avere più anni di quello che sembravo apparentemente, nemmeno io sapevo quanti anni avevo in quel momento perché non avevo modo di contare il tempo, solo e abbandonato come ero senza nessuno che si prendesse cura di me.
Mi avvicinai ad un laghetto nelle cui acque si rispecchiava il cielo e la mia fragile immagine, quella di un bambino cencioso, con ambiti così sporchi da non sapere quale fosse il loro colore originale. I capelli erano lunghi e neri, anch'essi sporchi di terra e unto.
Nelle mani scheletriche spiccavano lunghe unghie nere, così sudice da fare ribrezzo.
Non sapevo se la mia pelle fosse bianca, nera, gialla o qualsiasi colore in questo mondo esistesse.
Nel volto scheletrico spiccavano però dei bellissimi occhi argentati, pieni di vita, come se la miseria in cui mi trovavo non mi riguardasse.
Iniziai a mettere insieme le mie priorità lavarmi, cibo, riparo e un fuoco che mi tenesse al caldo, anche se non in questo ordine.
Intorno al lago cresceva di tutto erbe e tuberi commestibili, anche della saponaria, ma mi occorrevano degli utensili e il fuoco, in più il lago sembrava pieno di pesci, in un altro momento avrei potuto costruire una nassa per pescare.
Trovai della selce con cui accendere un grosso fuoco, avevo bisogno di molta brace per quello che stavo progettando, ma prima dovevo scavare una fossa dentro la quale accendere il fuoco.
La legna ardeva bene nel mio falò, doveva essere stata una stagione abbastanza secca perché ne trovai molta e asciutta.
Ora che il fuoco era stato fatto, mi serviva un contenitore per far bollire la saponaria con le sue radici per ricavare del sapone, e anche uno per far cuocere il mio cibo.
Iniziai a raccogliere della terra argillosa che in quella zona abbondava, dargli la forma di grosse ciotole non fu un problema, ne feci molte e di diverse dimensioni e anche uno che all'occorrenza avrebbe potuto essere usata come borraccia, mi bastava prendere l'argilla ammorbidita con l'acqua, farne delle strisce arrotondate e avvolgerle prima formando la base del contenitore come una spirale e poi sempre continuando ad aggiungere pezzi di strisce formando il bordo tutto intorno. Ogni volta che un pezzo era fatto lo avvicinavo al bordo della buca dentro la quale avevo acceso il fuoco in modo che iniziassero ad asciugarsi, una specie di precottura.
Quando nella buca rimase solo brace, inizia a metterci dentro i vasi d'argilla che avevo preparato, poi ricoprii tutto con strati di legna prima abbastanza fine affinché potesse prendere facilmente fuoco, poi più grande, sopra ancora delle foglie secche e terra a ricoprire. Lasciai degli sfiati per fare arrivare ossigeno e permettere alla legna di continuare ad ardere.
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LA MIA ULTIMA VITA DA REINCARNATO
FantasyA causa di un colpo di Stato, il Regno Gregoriano cade. I legittimi re e regina vengono assassinati e i loro fedeli arrestati e i figli venduti come schiavi. Gabriel con l'aiuto della sorella Celia, riesce a fuggire e si rifugia vicino ad un lago, m...