Capitolo 6

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Avevamo percorso circa cinquecento chilometri quando incontrammo una carovana che andava nello Stato di Ferro e per nostra fortuna era diretta alla capitale, Aurora.

Dovemmo pagare cinquanta monete d'oro al capo carovana per poter andare con loro, il viaggio fu veloce ma pieno di insidie, ben tre volte fummo fermati da banditi, per fortuna i maghi di scorta riuscirono ad allontanarli senza feriti né morti.

Arrivammo ad Aurora con un mese e mezzo di anticipo sui tempi, questo ci dava modo di sistemarci con comodo.

Fu una fortuna per noi perché venimmo a sapere che per iscriversi alla scuola di magia dovevamo essere residenti nello Stato e avere un indirizzo valido.

Riuscii a trovare una casa di nostro gusto, era a due piani, sul davanti al piano terra c'era una bottega di un negozio di tessuti, il proprietario dopo aver chiuso l'attività decise di vendere casa e trasferirsi in periferia lontano dal caos della capitale. Nel dietro invece c'era uno spazioso giardino ormai ricoperto di erbe.

Il vecchio proprietario aveva lasciato tutti i mobili del negozio, però aveva portato via tutti quelli in casa, così dopo aver ripulito tutto dovemmo ricomprarli, ma prima dovetti chiamare degli operai a fare lavori di restauro.

Anche se non potevamo vivere in casa per via dei lavori in corso, avevamo comunque una residenza e quindi io e mia sorella andammo subito a fare l'iscrizione alla scuola di magia, dovemmo pagare ben cinquecento monete d'oro, l'istruzione magica era solo per i ricchi, invece quando mio padre era re, nel nostro Regno tutti potevano studiare la magia raggiunti i dodici anni, ovviamente dovevi essere un mago perché di tanto in tanto nasceva qualcuno senza magia e quindi veniva escluso.

Dopo tre settimane dall'essere arrivati alla capitale Aurora, potemmo lasciare la locanda in cui ci eravamo fermati e entrare nella nostra casa rimessa a nuovo.

Dove una volta c'era il negozio decisi di lasciarlo così per il momento, forse io e Celia avremmo potuto aprirne uno più avanti. Nel retro bottega c'erano quattro stanze a disposizione e un bagno ma anche quelle per il momento non avevo intenzione di usarle. Ci trasferimmo invece al piano superiore dove c'era una ampia cucina, una grande sala da pranzo, un salotto per far accomodare eventuali ospiti, sei stanze e due bagni. C'era anche un piccolo stanzino, un estraneo avrebbe potuto passarci davanti senza notarlo, decisi di incantarlo con una serie di incantesimi per nasconderci il nostro oro e tutto quello che avevo portato via dalla cassaforte del castello. Una volta chiusa la porta questa scompariva diventando una parete liscia, solo l'impronta della mia mano e di mia sorella poteva far ricomparire la porta.

Nel frattempo ero riuscito a rintracciare il ciambellano di corte, il capo dei cavalieri reali e il consigliere del re. Si erano sistemati tutti e tre con le loro famiglie a circa un chilometro da dove eravamo io e Celia, un po' sulla periferia della città, questo gli aveva permesso di risparmiare un po' sul prezzo delle case.

Avevano deciso di abitare vicini, e solo lì trovarono tre case in vendita attigue.

Ero andato ad acquistare i libri per la scuola di mia sorella mentre lei prendeva confidenza con la cucina, si era intestardita che voleva fare un pranzo di inaugurazione della casa, ma non avendo mai cucinato in vita sua sapevo di non potermi aspettare molto.

Quando arrivai alla libreria potei ascoltare molte chiacchiere interessanti delle persone in coda, per lo più erano servi delle famiglie venuti a comprare i libri per i figli dei loro padroni.

«Avete sentito, si dice che lo Stato di Giustizia non esista più, il loro governo è caduto. A quanto pare i rivoluzionari che fecero cadere la monarchia erano d'accordo con gli Stati confinanti, in cambio del loro aiuto avrebbero dovuto consegnare tutto il contenuto della cassaforte reale, ma non sono mai riusciti ad aprirla, poi qualche mese fa il castello è crollato uccidendo tutti e la cassaforte è stata trovata aperta, ma vuota. Così gli altri Stati furibondi hanno occupato una parte delle terre confinanti annettendole per rifarsi del denaro speso per la rivoluzione.» Disse qualcuno proprio dietro di me e che quindi non potei vedere in volto a meno che non mi fossi girato per guardarlo in faccia ma sarebbe stato un gesto scortese, perché voleva dire che stavo origliando.

Davanti a me altri due stavano parlando della scuola di magia, a quanto pare cercavano un insegnante, in più il fabbricante di bacchette era andato in fallimento perché nello Stato non si trovava più legno da bacchetta, e la scuola di magia aveva bisogno di nuove bacchette con urgenza per i primi anni.

C'erano due modi per creare delle bacchette magiche, il primo era trovare il legno di un albero magico, oppure prendere il legno di un albero a cui ci sentiamo affini e incantarlo con le rune di potere.

La qualità alla fine era la stessa, non c'era nessuna differenza tra una bacchetta del primo tipo e del secondo, a quanto pare in questo mondo però non conoscevano la seconda tecnica per creare bacchette.

Dopo aver comprato i libri, quaderni, penne e calamaio tornai da Celia per discutere di quello che avevo scoperto.

«Vuoi fabbricare le bacchette per la scuola di magia? Ho capito bene?» Mi chiese Celia.

«Perché no, dobbiamo dimostrare di avere un lavoro redditizio che ci permetta di vivere, sarebbe sospetto altrimenti. Pensaci, siamo degli stranieri con molti soldi da spendere, abbiamo potuto comprare una casa nella capitale senza indebitarci, pagato le tue spese scolastiche, più una impresa edile per rimettere a nuovo tutti e due i piani della casa, oltre ad aver dovuto comprare tutti i mobili. Non credo che potrebbero ricollegarci al furto del cavò nel castello?»

«Hai ragione, è sospetto. Quando andrai a parlare con la scuola?»

«Non prima di una settimana perché è il tempo che il legno deve restare a mollo nella pozione, ho bisogno di fabbricare qualche bacchetta prima di presentarmi o non mi daranno credito. Tornerò all'ex Stato di Giustizia a prendere un po' di legno di salice, quello che cresceva vicino al laghetto in cui ho vissuto, poi nella foresta reale per prendere quercia, rovere, pino, abete e ginepro.»

«Mamma aveva la bacchetta di ginepro, la pianta cresceva proprio nel giardino del nostro castello, la cuoca usava le bacche per cucinare l'arrosto di selvaggina.»

«Sì, mi ricordo. Ora vado, cerca di non combinare troppi guai in cucina.»

«Spiritoso, ti ho visto cucinare così spesso che oramai so perfettamente come si fa.»

Raccolsi un gran quantitativo di legna adatta a diventare delle bacchette, poi rientrai in casa e l'odore di un buon pasto mi arrivò alle narici, a quanto pare mia sorella si era data da fare.

«Vieni fratellino è tutto pronto, ho fatto pollo alla griglia e patate arrosto.»

«Wow, l'odore è davvero invitante.»

«Allora mangiamo.» Mi disse con un gran sorriso mia sorella.

Il cibo aveva la cottura giusta, forse un po' salato, ma Celia avrebbe migliorato con l'esperienza, come prima volta era stata brava.

Dopo pranzo andai al piano terra, dove una volta c'era il negozio di tessuti, presi sei vasche in cui misi la pozione in cui immergere il legno per le bacchette magiche, dovevo mettere ogni tipo di legno nella sua vasca per non mischiarli.

Nel frattempo andai in una bottega artigiana di un falegname per ordinare sessanta custodie in legno per bacchette magiche, fuori da ogni scatola doveva esserci inciso il nome del legno da bacchetta, quindi dieci scatole per tipo.

Dovetti pagare una moneta d'oro a custodia, ma mi sarei rifatto con la vendita delle bacchette a scuola, mi ero informato su prezzi e in questo mondo seppi che ci volevano ben cento monete d'oro per acquistare una bacchetta, roba solo per ricchi.

Dopo una settimana precisa, tolsi il legno dalle vasche e li misi in rastrelliere ad asciugare naturalmente, in due giorni il legno era perfettamente asciutto e pronto per essere lavorato.

Iniziai a lanciare incantesimi per tagliare i bastoni nelle giuste lunghezze e per lavorare l'esterno e fargli prendere la forma di una bacchetta.

Le bacchette di questo mondo erano davvero molto grezze, io ero abituato in mondi dove l'aspetto contava come la qualità della bacchetta stessa, quindi avrei continuato a lavorare come sapevo fare.

Quando la magia smise di funzionare, le bacchette erano già state levigate, rifinite e posizionate in modo ordinato in base al tipo di legno, ora dovevo solo incantarle con le matrici runiche.

Dopo una veloce contata mi resi conto di averne realizzate circa cinquanta per tipo, avrei dovuto rifare l'ordine delle custodie in legno ma per il momento andava bene così.

Non fu un lavoro troppo faticoso, dopo tutto avevo la magia di un mago adulto ora, quindi me la cavai in poche ore.

LA MIA ULTIMA VITA DA REINCARNATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora