Capitolo 4

37 4 0
                                    

Il mio orologio interno mi diceva che erano le sei di mattina, e per me era l'ora di alzarsi, controllai mia sorella che dormiva, la febbre si era abbassata ma c'era ancora.

Controllai le sue ferite che stavano guarendo, e le cicatrici scomparendo.

Decisi di utilizzare dell'altra pozione per trattarla, poi le diedi un elisir per abbassare ancora la febbre, aveva bisogno di svegliarsi per bere e mangiare, ma se la febbre persisteva non avrebbe potuto farlo.

Quando uscii dalla tenda la neve aveva coperto tutto, non mi aspettavo che nevicasse così presto, credevo di avare ancora un po' di tempo per fare legna.

Usai la bacchetta per sciogliere la neve dal nostro campo di bivacco e da sopra le tende che le stava appesantendo.

Iniziai a raccogliere la legna e ad accatastarla in modo ordinato, usando la bacchetta non ci misi molto a fare un grosso mucchio, mi sarebbe bastata per una settimana, ma dovevo pensare a lungo termine così continuai a richiamare i rami caduti con la magia.

Dopo aver lanciato un incantesimo sulla legna per asciugarla e uno per impermeabilizzarla, ripulii il la zona di fronte la tenda dalla neve e accesi un allegro fuoco scoppiettante.

Presi una grossa teglia di metallo e ci misi dell'acqua, patate, cipolle e pezzi di carne di pollo, aggiunsi anche delle foglie di senape selvatica per dare piccantezza e calore.

Mentre il cibo si cuoceva entrai nella tenda dove c'era Gideon il consigliere di mio padre con la sua famiglia, iniziai a controllare le loro condizioni di salute e mi pentii di non averlo fatto la sera prima, avevano tutti la polmonite e la febbre alta, iniziai a dare loro elisir per abbassare la febbre e per curare la polmonite.

La loro temperatura però era troppo alta, dovetti prendere delle pezze di stoffa e bagnarle nell'acqua fredda e metterle sulle fronti di ognuno di loro.

La stessa cosa nella tenda di Darell il capo dei cavalieri reali, lui e la sua famiglia erano nelle stesse condizioni degli altri, così come per Abel il ciambellano e i suoi familiari.

Dopo un'ora e mezza di cottura il brodo di pollo era pronto, così lo tolsi dal fuoco e riempii due ciotole, avevo sentito che Celia si era svegliata ma non so perché non aveva provato ad uscire dalla tenda, forse aveva paura trovandosi in un ambiente sconosciuto.

«Celia sei sveglia?» Chiesi entrando nella tenda più che altro per annunciarmi visto che sapevo che lo era.

«Gabriel, sei tu?» Mi chiese mia sorella con l'espressione di chi stava vedendo un fantasma.

«Sì, sorella. Come stai? Quando ti ho portato via avevi la febbre molto alta.»

«Sto bene, solo un leggero mal di testa. Gabriel, dove siamo? E come hai fatto a farmi uscire da quel posto?»

«Siamo nella riserva di caccia reale. L'altra notte ho fatto irruzione nel castello e ho svuotato la cassaforte, poi l'ho fatto crollare e sono venuto a prenderti.»

«Ma come?»

«Mi sono teletrasportato e ti ho portato con me.»

«Sai usare la magia!?»

«Certo, sono stato fortunato perché mentre fuggivo sono caduto e ho battuto la testa, al mio risveglio le memorie delle mie vite precedenti mi sono tornate alla mente e con loro tutta la conoscenza accumulata, è stato grazie a questo che sono riuscito a salvarti. Prendi questo e mangia, ti farà stare meglio. Quando sarai abbastanza in forze ci dirigeremo nello Stato di Ferro.»

Celia prese la ciotola con il brodo di pollo con patate e cipolle dalle mie mani e iniziò a mangiare.

«Mi ero dimenticata di cosa volesse dire avere un pasto caldo, sei un ottimo cuoco.»

LA MIA ULTIMA VITA DA REINCARNATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora