Capitolo 5

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Celia e tutti gli altri avevano impiegato tre mesi a riprendersi, l'inverno era finito e la neve iniziava a sciogliersi.

Per quanto riguardava Gideon, Darell, Abel e le loro famiglie decidemmo di dividerci, ora che si erano rimessi, potevano vivere la loro vita come volevano. Diedi a tutti e tre cinquantamila monete d'oro, abbastanza per comprare una casa di medie o grandi dimensioni e vivere per tre o quattro anni in modo agiato, gli consegnai anche delle bacchette in salice scusandomi con gli uomini, perché le bacchette di salice erano più adatte alle donne e quindi più avanti avrebbero dovuto ricomprarle, ma per il momento sarebbero andate bene.

Comunque la meta di tutti era lo Stato di Ferro, avevamo deciso di trasferirci tutti nella capitale, e di mantenere i contatti tra noi.

Prima che si teletrasportassero via, feci due elisir uno per Cosmo e uno per sua moglie Debra, gli avrebbero permesso di ringiovanire di venticinque anni, speravo che questo li aiutasse.

In realtà gli avevo chiesto di portare Celia con loro, io avevo bisogno di percorrere quelle terre perché in un futuro prossimo se avessi avuto bisogno di teletrasportarmi avrei potuto farlo tranquillamente, ma Celia non voleva separarsi da me.

Volevamo abbandonare queste terre il prima possibile, ma era troppo difficoltoso camminare nel fango prodotto dalla neve che si stava sciogliendo, dovevamo finire di attraversare lo Stato di Giustizia e passare tutto quello di Pietraforte, poi saremmo arrivati allo Stato di Ferro ma per la capitale ci volevano altri seicento chilometri di percorrenza.

Dovevamo arrivare entro settembre per poter essere in tempo per registrare Celia alla scuola di magia, quindi in solo quattro mesi, la nostra speranza era quella di aggregarci ad una carovana di passaggio.

Quando il sole iniziò a fare capolino tra le montagne noi eravamo già in viaggio, volevamo sfruttare al massimo le ore del mattino, per fortuna c'erano dei sentieri che andavano nella nostra direzione. Io ripresi le sembianze che avevo usato per andare in città a comprare viveri, per non dare nell'occhio.

Ci eravamo messi in viaggio alle cinque di mattina, verso le dieci decidemmo di fare una sosta e mangiare qualcosa, preparai un tè molto dolce all'osmanto e lo servii con i biscotti all'anice e vaniglia che avevo messo a cuocere prima di andare a dormire, avevo calcolato che per quando sarebbero stati pronti, il fuoco si sarebbe spento e così fu.

«Gabriel, tu mi vizzi.»

«Certo, è il mio compito principale quello di viziarti, se non fosse stato per te che mi hai fatto scappare ora non saremo qui. Te lo meriti.»

Camminammo per una settimana prima di oltrepassare la catena montuosa che faceva da confine tra lo Stato di Giustizia e quello di Pietraforte.

«Da che parte bisogna andare?»

«Verso ovest, dobbiamo camminare con il sole alle spalle per tutta la mattinata, poi seguirlo.»

«Guarda Gabriel, c'è una carovana proprio nel mezzo della pianura.»

«Ma sta andando a sud, non va bene per noi, su rimettiamoci in marcia.»

LA MIA ULTIMA VITA DA REINCARNATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora