Nel giorno dell'ultima seduta, Lydia arrivò con una decina di minuti in anticipo.
Era impaziente di cominciare, dimostrare a tutti e a se stessa che lei sarebbe stata la persona che avrebbe tirato fuori quel briciolo di umanità rimasto in Michael Myers, se davvero c'era.Approfittò di quel tempo per mostrare ai suoi colleghi gli appunti e le considerazioni fatte il giorno prima. Aveva trascritto tutto e lasciato loro una copia in modo che potessero consultarla in qualsiasi momento.
Quando le lancette dell'orologio segnarono le undici e trenta, due uomini della sicurezza scortarono Michael nella solita stanza, passando davanti ai tre dottori. Lydia rivolse un sorriso al suo paziente e gli disse che lo avrebbe raggiunto subito.
Si riempì una tazza di caffè e, valigetta alla mano, si recò nella saletta, chiudendo la porta dietro di sé. Si accomodò di fronte a lui, il blocco note già posizionato davanti a lei.
"Ciao", aveva scritto Myers.
«Ciao a te!» salutò Lydia sorridendogli.Non perse tempo ad annotare rapidamente il saluto che le aveva rivolto. Al contrario di un "buongiorno", quel termine le fece intendere che aveva raggiunto un livello di confidenza tale da potersi definire più vicina a lui, come un'amica.
Ancora una volta si stupì della velocità in cui il loro rapporto era cambiato e ciò la portò a domandarsi quale fosse il motivo di quei progressi che non erano stati raggiunti prima.
Un altro punto su cui indagare, ma non in quel momento.
Era la sua ultima seduta e voleva gestire al meglio il tempo che rimaneva.Lydia cominciò con i soliti convenevoli fra un sorso di caffè e l'altro, poi gli pose una domanda semplice ma, in quel caso, particolare.
«Sai, Michael, mi piacerebbe sapere come stai, come ti senti. So che siamo già al nostro ultimo incontro, ma potrebbe essere un altro buon punto di partenza per noi.»Il serial killer riprese lentamente il blocco e afferrò la penna.
"Vuoto", aveva scritto premendo forte con una calligrafia quasi infantile e spigolosa.
«Vuoto... - ripeté Lydia. - Cos'è che ti fa sentire vuoto? C'è qualcosa o qualcuno che ti manca?»
L'uomo attese un momento prima di scrivere un'altra parola."Casa".
La psichiatra emise un sospiro e un nodo si formò alla bocca dello stomaco.
Sapere che il suo unico pensiero in quel momento era rivolto alla sua casa a Haddonfield le fece provare tenerezza nei suoi confronti, ma non si lasciò abbindolare: era comunque un omicida.
Dopotutto aveva vissuto gran parte della sua vita all'interno di quelle quattro mura bianche e spoglie, con uomini della polizia ovunque e nessuno che avesse mai provato a stabilire un rapporto con lui.Forse aveva bisogno di un posto in cui sentirsi al sicuro. Eppure, quella volta che era riuscito a fuggire e tornare in quella casa maledetta, lo avevano avvistato alla finestra a guardare fuori. Chissà cosa cercasse... o chi.
«Perché vuoi tornare a casa, Michael?»
Myers si limitò a fissarla per alcuni minuti, senza toccare penna. Di tanto in tanto, Lydia incrociava i suoi occhi neri mentre aggiustava i suoi appunti.
«Okay, credo che non avrò una risposta,» concluse la dottoressa attorcigliando i capelli in uno chignon scomposto e tenuto fermo dalla matita.
Lydia tirò un sospiro mentre fissava quanto scritto da Michael. Sentiva di essere a un punto morto: nonostante avesse ottenuto dei risultati non indifferenti, non aveva granché in mano, e il silenzio del suo paziente non era affatto di aiuto.Non avrebbe insistito su quella domanda, perciò passò oltre ma Michael sembrava più apatico di quanto non fosse. Nelle sedute precedenti era stato più partecipe e propenso a rispondere, seppur a modo suo, e aveva persino mostrato interesse nella vita della dottoressa.
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Hunter's Moon || Michael Myers
Diversos"Halloween" e "Michael Myers" è un accostamento di parole che ha terrorizzato Haddonfield, in Illinois, tra gli anni Sessanta e Settanta. Il sangue ha macchiato indelebilmente questa città e i suoi abitanti ma l'incubo sembra finito quando il dottor...