🔴 𝚁𝚎𝚐𝚒𝚜𝚝𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝟷𝟷-𝟸𝟷-𝟷𝟿𝟾𝟹

81 2 4
                                    

Inizio registrazione

Lydia Daugherty, ventuno novembre 1983. Ore... Ventidue e trentasette.

Nel primo pomeriggio sono arrivata allo Smith's Grove, in Illinois. Ho conosciuto i dottori Loomis, Harrison e Mendoza.
Sono persone molto gentili e disponibili ma, nonostante abbiano chiesto il mio aiuto, le loro speranze erano a terra.

E infatti oggi l'obiettivo non è stato raggiunto. Ma si trattava della prima seduta, dopotutto. Ne ho altre tre, dopodiché considereranno il caso chiuso e quasi sicuramente Myers sarà processato, com'è giusto che sia.

A dirla tutta, anch'io non sono così speranzosa visti i risultati di chi ha visitato Myers prima di me.
Ma purtroppo o per fortuna, non sono una che si dà per vinta. Non mi arrenderò finché non otterrò ciò che voglio.

La seduta è durata un'ora, mi sono presentata e ho fissato per lui delle regole che mi aspetto che segua. Avendo sempre avuto a che fare con pazienti che hanno avuto problemi con la giustizia, è necessario che capisca il concetto del rispetto delle leggi, anche partendo da dettami molto semplici, e che uno dei due prenda il controllo della situazione.

Quella persona devo essere io. Myers deve capire che sono io il leader ma non deve temermi. Il mio obiettivo è quello di far sì che si fidi di me cosicché possa aprirsi, confidarsi... Raccontarmi qualcosa.

È in grado di parlare, ma ha scelto di non farlo. Quando Loomis mi ha contattata per la prima volta al telefono, mi ha spiegato che Myers ha detto pochissime parole da quando lo ha preso in cura.

Domani tenterò di nuovo l'approccio usato oggi pomeriggio, ma stavo pensando di fargli fare alcuni test psicologici. E riproverò ancora e ancora se non dovesse funzionare.

Però... È solo che... vedere Myers senza quella maschera bianca che indossa solitamente mi ha fatta sentire...
Sembra una persona qualsiasi ma, sapere che si tratta di Michael Myers in persona mi ha messo i brividi.

Ammetto di aver provato timore per quasi tutto il tempo, poi ho dovuto prendere il coraggio di pormi davanti a lui, faccia a faccia.
Ero spaventata ma doveva capire con chi ha a che fare.

Per smorzare i suoi momenti di assoluto silenzio, gli ho parlato di me. Niente di particolare, solo cose banali: da dove vengo, quanti anni ho, com'era andato il viaggio... Sono sciocchezze, qualcun altro avrebbe pensato "chi se ne frega?".

Per me è importante stabilire un rapporto... come di amicizia ma comunque rimanere a una certa distanza: io sono il medico, lui il paziente e, in questo momento, ha bisogno del mio aiuto, del mio intervento.

Fine registrazione.

Hunter's Moon || Michael MyersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora