«Molto bene, signori!- esclamò la signora McCarthy prima di annunciare la sua sentenza.- Dopo aver ascoltato i vostri resoconti, sono giunta a una conclusione».
Lydia si inumidì le labbra con la punta della lingua e si sistemò sulla sedia accavallando le gambe, impaziente di conoscere il verdetto. Al contrario, Loomis rimase composto sulla sua poltrona senza mostrare alcuna emozione.
La funzionaria dell'Ufficio guardò dritto negli occhi la psicologa. «Dottoressa Daugherty, ha avuto a disposizione solo quattro sedute con il detenuto Myers. Eppure, quattro ore le sono bastate per tirar fuori dei piccoli dettagli del suo carattere che il dottor Loomis e il suo team non avevano ancora conosciuto.
Nonostante quanto accaduto ieri sera, come lei, sono dell'idea che si debba dare una seconda possibilità, in certi casi. E io voglio darla a lei, dottoressa. Non a Michael.
Mi sono permessa di indagare sulla sua carriera e i suoi traguardi e confido nelle sue capacità di portare il suo nuovo paziente sulla buona strada. Le darò un altro mese a disposizione, al termine del quale tornerò qui per fare il punto della situazione e decidere se proseguire o sospendere la terapia».Lydia dovette contenere tutto il suo entusiasmo, limitandosi a stringere la mano della donna e a ringraziarla.
Con Michael era appena all'inizio, eppure provò la stessa emozione di quando annunciava ai suoi ex pazienti che sarebbero potuti tornare a una vita quantomeno normale.
Sperò di poterlo dire anche al termine del percorso col killer di Haddonfield.«Le mie congratulazioni, dottoressa,- si complimentò Loomis sorridendo alla collega.- Le auguro davvero di arrivare dove io non ho potuto. Eppure... non so, non sono molto speranzoso».
«Chiedo solo una cosa, però,- li interruppe la McCarthy smorzando l'euforia del momento.- Voglio che Myers venga messo in isolamento per evitare che certi episodi si verifichino nuovamente».
La psicologa si ricompose e guardò Loomis che approvò la scelta della funzionaria. Dopodiché, annuì. «Cercherò di fare del mio meglio».Lydia era molto fiduciosa ma, una piccola parte di lei, sentiva di provare le stesse sensazioni dello psichiatra: temeva di non fare passi avanti, che Michael non collaborasse o che potesse metterla in pericolo, se non peggio.
La struttura era, però, sorvegliata da numerosi poliziotti armati che sarebbero potuti intervenire in qualsiasi momento in sua difesa, anche se lo stesso non si poteva dire per le due ultime vittime di Michael.
Insomma, nonostante non fosse certa di potersi sentire al sicuro, avrebbe comunque tentato l'impresa.«Ora, perché non andiamo ad avvertire Michael? Dopo torneremo qui a metter su un piano terapeutico per lui».
Le due donne asserirono e lasciarono l'ufficio per recarsi nella grande sala ricreativa.Durante l'ultimo colloquio con il dottor Loomis, era stato delineato un piano per Michael che prevedeva lo svolgimento di tutte le attività ricreative offerte dalla struttura, oltre a molte ore di "colloqui".
Difatti, per avere sempre tutto a portata di mano, Lydia aveva acquistato un taccuino che avrebbe lasciato al suo paziente di modo che potesse annotare tutto ciò che volesse anche in sua assenza.«Mi auguro che lo sfrutti,- aveva confessato al dottor Loomis.- sarebbe interessante sapere tutto ciò che gli passa per la testa».Più avanti, se avessero ottenuto più tempo oltre a quel primo mese, avrebbero fatto provare al loro paziente alcuni mestieri come quello di falegname o meccanico per avvicinarsi sempre di più a un suo rientro nella società di tutti i giorni.
A differenza di altri detenuti, che avevano problemi mentali molto più invalidanti, Lydia era dell'idea che Michael avesse le capacità di poter svolgere una professione.Così, per affrontare quello che sarebbe stato un mese impegnativo, Lydia aveva affittato una casa non molto lontana dallo Smith's Grove. L'aveva vista in un annuncio su un giornale e se n'era innamorata subito.
Era stata fortunata ad averne trovata una già disponibile per abitarci e, avendo passato la settimana in albergo, non aveva molti bagagli appresso.Benché grande per una persona sola e già arredata, l'affitto era più che abbordabile. L'abitazione era isolata dal centro abitato e si affacciava su un boschetto, ma era comunque vicina ai punti di interesse di Lydia.
Al piano terra vi erano la cucina con annessa sala da pranzo e la lavanderia. Sulla destra, un breve corridoio su cui si affacciavano una stanza che la dottoressa adibì a studio, il soggiorno e un bagno. Al piano superiore c'erano due camere da letto e un'ulteriore toilette.Inoltre, il suo collega Mendoza era stato così gentile da prestarle l'auto di sua moglie per gli spostamenti: era in convalescenza per una frattura alla caviglia, pertanto le sarebbe stato impossibile guidarla e, piuttosto che tenere il veicolo fermo in garage, preferì darlo temporaneamente alla Daugherty.
Come fosse la prima volta, Lydia era impaziente di cominciare. Arrivò allo Smith's Grove in mattinata, accolta dal solito breve allarme che le avrebbe permesso l'ingresso nell'area visite dei pazienti, ora in sala pranzo per la colazione.
Fu raggiunta proprio da Mendoza con cui scambiò dei convenevoli e il quale le offrì una tazza di caffè.
«Sei in anticipo, stamane, Michael sta facendo colazione insieme agli altri».
«Ti dispiace se lo raggiungo comunque?» domandò dandogli del tu. Ormai erano in confidenza.
Il medico fece spallucce. «Non credo sia un problema. Christine?»
Si avvicinò una delle infermiere della struttura e le fu chiesto di accompagnare Lydia al tavolo di Myers.Passarono in mezzo ai tavoli grigi e ai pazienti: c'era chi giocava con il cibo, chi si rifiutava di mangiare e chi veniva aiutato a finire il proprio pasto.
La dottoressa non poté fare a meno di sospirare: l'idea che quelle persone si trovassero in quelle condizioni la rendeva triste. Avrebbe aiutato ognuno di loro, se avesse avuto le possibilità.Giunsero a destinazione in fondo alla sala, presso un tavolo centrale in cui Myers era seduto da solo. Dietro di lui, un paio di uomini della sorveglianza.
«Buongiorno, Michael, hai visite», annunciò la giovane infermiera prima di congedarsi e tornare alle sue mansioni.Il serial killer lasciò da parte la fetta biscottata che aveva in mano e girò lentamente la testa per vedere di chi si trattasse. Non appena vide Lydia davanti a sé, si tirò su con la schiena e la fissò mentre si sedeva di fronte a lui.
«Ciao! Spero non ti dispiaccia se ti faccio compagnia, questa mattina. Oh! Ho qualcosa per te».
Dalla valigetta tirò fuori il taccuino rilegato in similpelle e una penna che lasciò sul tavolo.Le dita di Michael sfiorarono la copertina marrone e sfogliarono le pagine a righe prima di richiuderlo e tornare a guardare Lydia.
«È un regalo. Così potrai scrivere tutto ciò che vuoi anche quando non siamo in seduta».
Gli occhi neri dell'uomo si abbassarono nuovamente sul quaderno, lo aprì e scrisse qualcosa sulla prima pagina vuota per poi mostrarlo alla psicologa."Grazie".
𝑰 𝒌𝒏𝒐𝒘 𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒔𝒐𝒖𝒍 𝒊𝒔 𝒏𝒐𝒕 𝒕𝒂𝒊𝒏𝒕𝒆𝒅, 𝒆𝒗𝒆𝒏 𝒕𝒉𝒐𝒖𝒈𝒉 𝒚𝒐𝒖'𝒗𝒆 𝒃𝒆𝒆𝒏 𝒕𝒐𝒍𝒅 𝒔𝒐
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Hunter's Moon || Michael Myers
Altele"Halloween" e "Michael Myers" è un accostamento di parole che ha terrorizzato Haddonfield, in Illinois, tra gli anni Sessanta e Settanta. Il sangue ha macchiato indelebilmente questa città e i suoi abitanti ma l'incubo sembra finito quando il dottor...