Capitolo nono

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(26; 27 — fulmine; tramonto)


     Un fulmine squarciò il cielo come a volerlo spaccare in due, un altro seguì e minacciò di raddoppiare il danno. Adrien, i capelli zuppi d'acqua, sentì un brivido attraversagli la schiena, ma non si fece scoraggiare e proseguì tra un balzo e l'altro. Il solo pensiero che Ladybug si trovava in mezzo a quel delirio della natura erano mille pugni allo stomaco, e a confortarlo c'era solo la consapevolezza che lui era l'unico in grado di correre in suo aiuto.    

 Nemmeno dieci milioni di litri d'acqua e fulmini che ruggivano come leoni affamati avrebbero impedito a Chat Noir di combattere al fianco di Ladybug com'era stato fin da principio.

*

 Un fulmine tagliò in due il cielo e il suo bagliore le s'incastrò tra le pieghe del viso contratto per il dolore. La spalla pulsava come se fosse dotata di un cuore tutto suo. Un autobus pieno zeppo di gente aveva rischiato di capovolgersi su se stesso e Marinette aveva dovuto far ricorso a tutte le sue forze per impedirlo tenendo stretto lo yo-yo. Quell'arma all'apparenza innocua l'aveva salvata più volte di quante un normale umano potesse ricordare.

 Non vedeva a più di cinque metri dal suo naso. Se aguzzava l'udito riusciva a malapena a isolare lo sciabordio dell'acqua contro i tetti. Sapeva che il criminale, o i criminali, erano là da qualche parte. In una manciata di secondi che parvero un'eternità si interrogò se fosse più saggio rimanere sul posto o lasciarlo per tornare con i rinforzi.

Forse Alya...

 No. Forse niente. Forse Alya non era sola. Sicuramente non era sola.

 Nel corso degli anni Marinette aveva dispensato i miraculous a persone di cui sapeva di potersi fidare, e la prima era stata proprio Alya. Alya che senza dubbio era in compagnia di Nino.

 Ladybug e Marinette potevano coesistere, le ripeteva Tikki – era vero?

 Ne dubitava, in cuor suo ne aveva sempre dubitato – aveva appallottolato il pensiero come un foglio di cartastraccia e aveva cercato di gettarlo lontano, ma qualcuno continuava a raccoglierlo per rispedirlo al mittente.

 Un lavoro ce l'aveva, degli amici anche. Ma cosa sarebbe successo quando avesse avuto un compagno? Perché un tempo era stato se, ora era quando.

 Dopotutto, Adrien... lui... ne avrebbero parlato.

 Rimaneva tuttavia che fino a mezz'ora prima erano nel suo appartamento a ridere e scherzare – cosa sarebbe accaduto se le sirene della polizia le avesse sentite quando erano ancora insieme? Non poteva ignorarle, ma nemmeno piantare in asso Adrien senza uno straccio di scusa. Non c'era motivo logico che giustificasse uscire in piena notte con un tempaccio simile.

 Con un balzo Ladybug atterrò sull'asfalto bagnato. Ancora nessun rumore.

 Forse doveva solo ritenersi fortunata e concentrarsi sul presente anziché prendere in considerazione eventualità ormai scampate, ma la sorte non sarebbe stata sempre dalla sua parte. Prima o poi...

 Colse un movimento.

 «Ladybug!»

 Marinette non ebbe tempo di processare nulla. Qualcuno aveva urlato il suo nome, qualcun altro (la stessa persona? Un'altra?) le piombò addosso e insieme rotolarono per svariati metri prima di fermarsi. Ringraziò l'adrenalina che teneva sotto controllo il dolore alla spalla e si costrinse a non pensare a quando se ne sarebbe andata.

Duetto spaccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora