(23 — appuntamento)
Marinette buttò l'ennesimo pezzo di cartastraccia nel cestino e richiuse lo sportello del mobiletto con più foga del necessario.«Quella donna è un incubo», borbottò prendendo un altro foglio per schizzare una nuova idea.
Davvero, qualcuno ce l'aveva con lei? Si era macchiata di un torto nei confronti dell'universo intero senza rendersene conto? Perché non era possibile che nemmeno due giorni dopo il suo sì ad Adrien (Adrien Agreste che le aveva chiesto un appuntamento di sua spontanea volontà), un solo messaggio della Belladonna fosse bastato a scombinare tutti i suoi piani.
«Adrien non l'ha presa male», tentò di farle coraggio Tikki.
Marinette schioccò la lingua. «Io sì.»
L'invito inaspettato – e insperato – di Adrien l'aveva spiazzata come un vento gelido che si scateni all'improvviso. Un fuoco le si era accesso in pancia, un'eccitazione calda mista a tante altre cose che ribollivano come in una pentola.
Era felicissima ma aveva una paura matta, aveva una paura matta ma era felicissima. Alya era esplosa per entrambe, e a poco erano serviti i tentativi di Nino nel dissuaderla dal tempestare Marinette di mille domande.
Marinette, però, le era grata. Tra le tante cose, le riconosceva il merito più importante: quello di essere riuscita, con la sua caoticità, a tenerla sempre ancorata alla realtà. Come Tikki le ricordava che Ladybug non doveva prendere il sopravvento, così Alya la spingeva sempre a uscire, a incontrare nuova gente, a non rimanere tappata in un appartamento tra manichini sparsi ovunque e mille schizzi buttati in giro.
Marinette qualche appuntamento l'aveva avuto, e sebbene si fosse chiesta più volte se a non averli portati a buon fine fosse la presenza costante di Chat Noir nei suoi ricordi, la richiesta improvvisa di Adrien, per la prima volta, le fece pensare di no. Non sapeva nemmeno lei se Chat Noir fosse ancora ferita fresca o cicatrice che non smetteva mai di dolere, ma con Adrien non sentiva la vocina fastidiosa che la giudicava perché voleva andare avanti.
Si sfilò l'anello dal collo e lo lasciò penzolare a pochi centimetri dal suo naso, osservandolo come se quel semplice gesto potesse riportare indietro il suo vecchio proprietario. Tikki le si fece vicina nello stesso momento in cui Plagg uscì dal miraculous.
Il kwami sbadigliò. «Ho fame.»
Marinette alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. «Il camembert è al solito posto. Non lasciarlo in giro, l'ultima volta Alya mi ha chiesto perché ci fosse formaggio puzzolente tra i cuscini del divano.»
Plagg era la nota meno dolente dell'assenza di Chat Noir – a far male era la certezza che, anche se lo mostrava di rado, il vuoto che Plagg sentiva dentro era grande quanto il suo, se non di più.
Come Marinette, Plagg non lo nominava mai. Il vincolo magico che lo legava al suo vecchio portatore e gli impediva di pronunciarne il nome si era spezzato: ciononostante, Plagg non lo nominava mai. A volte l'argomento usciva per caso e Marinette sentiva il cuore precipitare a picco fino a toccare terra, tanto pesante da poter spaccare il pavimento. In quel momento si chiese se anche Chat Noir avesse mai corso guai per colpa di Plagg che lasciava pezzi di formaggio ovunque. D'istinto guardò Tikki. Si domandò cosa avrebbe provato lei a rinunciare spontaneamente alla sua compagnia e si promise che mai avrebbe avuto bisogno di una risposta perché mai si sarebbe separata da lei.
Tikki intanto aveva preso a rosicchiare un biscotto. Marinette stava per unirsi a loro per un pasto veloce prima di tornare al lavoro quando il campanello suonò. Nascose l'anello di Chat Noir nel fondo di un cassetto e si assicurò che Plagg e Tikki non fossero più in cucina prima di andare ad aprire.
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Duetto spaccato
FanfictionPapillon è stato sconfitto, ma le dinamiche non sono chiare a nessuno. La stessa Ladybug nutre dubbi a riguardo. Per di più, senza che gliene spieghi il motivo, un giorno Chat Noir l'abbandona. Cinque anni dopo, il passato ritorna per entrambi. • Ad...