(16 — belladonna)Scese le scale di fretta e furia, il ticchettio delle sue scarpe nuovissime sul marmo inghiottito dal mormorio della sala. Ringraziò qualcuno lassù che nessuno l'avesse riconosciuto e sperava davvero di poter continuare tutta la sera così – quattro chiacchiere, due drink, lui che prometteva di ricordarsi nomi che il mattino dopo gli sarebbero inevitabilmente scivolati di mente e poi di corsa nella sua camera d'albergo.
Ma ormai era troppo grande per ignorare quel cognome che gli gravava sulle spalle come un macigno e che più che una benedizione era un calvario.
«Adrien, caro!»
Adrien contò le uscite. Le scale da cui era appena sceso, una porta sulla sinistra e due sulla destra, tre persone raggruppate a parlare che lasciavano lo spazio sufficiente a permettergli di passare e perdersi tra la folla...
Troppo tardi.
Eugenia Belladonna, detta la Baronessa (detta da chi poi non si sapeva, semplicemente un giorno aveva deciso che il suo cognome non le piaceva e aveva creato quel soprannome per se stessa), fece la sua comparsa in scena: tacco dodici che non riusciva comunque a superare in altezza l'acconciatura e un profumo capace di stendere quattro cavalli, si avvicinò con passo deciso, anche se ad Adrien parve più minaccioso, e gli si rivolse come la più cara delle amiche.
«Ero convinta di trovarti qui! Tuo padre è un misantropo nato e non si presenterebbe a quest'ora nemmeno se gli sparassi a una gamba, ma non è tanto sciocco da non mandare uno dei suoi a tenere sotto controllo la concorrenza. Oh! Che bello che abbia mandato te e non quella segretaria col muso lungo.»
Nathalie non ha il muso lungo, pensò stizzito. E che l'ingrato compito fosse toccato a lui era tutto tranne che bello. Purtroppo Nathalie, designata da suo padre come informatrice (Adrien avrebbe detto spia perché Gabriel Agreste non ha voglia di farsi vedere in pubblico – questione di semantica), si era ammalata all'ultimo momento e non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto senza avere giramenti di testa. Augurandosi che stesse già meglio, Adrien si scollò di dosso la Belladonna e sistemò come meglio poté la giacca sgualcita.
Ci vorrà un anno per far andar via tutto questo profumo, peggio del camembert di...
Lo stomaco gli si annodò fino a farlo soffocare. Erano passati cinque anni (cinque anni, sei mesi, undici giorni e quattro ore da lei; cinque anni, sei mesi, undici giorni e un'ora dai suoi più cari amici, una forse più degli altri) dall'addio più doloroso della sua vita e ancora gli capitava, in preda all'abitudine, di pensare o comportarsi come se nulla fosse mai cambiato.
L'insistenza della Belladonna non gli permise di annegare nei ricordi e anzi lo strappò violentemente al passato.
«Dimmi, caro! È vero quello che si dice?» Si fece più vicina, la voce calò fino a divenire sottile. «È vero che tuo padre vuole tornare sulle scene della moda internazionale» – calcò l'ultima parola con tutta la drammaticità di cui era capace – «dopo ben cinque anni di silenzio?»
Adrien iniziava a trovare fastidioso il modo in cui la donna si soffermava sulle parole che riteneva più importanti, come se lui fosse scemo e ci fosse bisogno di allusioni poco velate per fargli afferrare il senso del discorso.
«Non è la prima che me lo chiede, cara Baronessa» – dovette trattenersi per non calcare il cara con una buona dose di ironia – «e la mia risposta è sempre la stessa: non lo so. Mio padre è un uomo criptico e schivo, non dice a nessuno quello che gli passa per la testa, nemmeno a me. Se vuole sapere se ha ripreso a disegnare capi d'abbigliamento, in realtà non ha mai smesso di farlo. Potrebbe tornare sulle scene domani come avrebbe potuto farlo due anni fa, come potrebbe farlo tra otto anni.»
Non era la completa verità, ma ormai mentire gli risultava facile, indossava le bugie come una seconda pelle. A volte sembrava che non avesse fatto altro, da quando era diventato Chat Noir e da quando aveva smesso di esserlo (il cuore perse un battito).
La Belladonna assottigliò gli occhi fino a ridurli a due fili sottilissimi e non li staccò un attimo da Adrien. «Capisco», pronunciò con voce piatta, celando malissimo il disappunto. «Eppure...»
«Madame Belladonna?»
«Baronessa, Jeanette, Baronessa! Ti ho detto mille volte che Belladonna è... poco elegante», disse la Belladonna con ben poca eleganza.
Adrien vide una giovane donna che non doveva essere più grande di lui farsi avanti e sistemarsi gli occhiali rotondi sul naso con aria mortificata. «Mi dispiace, Baronessa, avete ragione.»
La Belladonna sventolò una mano a pochi centimetri dal volto con drammaticità degna dei migliori teatri francesi. «Oh, per l'amor del cielo!» sbottò con ancora meno eleganza di prima, pur mantenendo la decenza di non alzare troppo la voce. «Dov'è Marie quando serve?»
Jeanette sospirò. «Sta arrivando.»
Adrien era sul punto di scoppiare a ridere. Se non lo fece fu solo per non peggiorare la situazione di Jeanette, e non per rispetto nei confronti della Belladonna. Non era mai stato una persona meschina e non amava pensare male degli altri, ma la Belladonna non aveva una bella reputazione e Adrien l'aveva constatato coi propri occhi: era capace nel suo lavoro, questo sicuramente, ma ogni singolo altro aspetto del suo carattere giocava a suo sfavore.
«Oh, Margot, cara, eccoti!»
Adrien la udì a stento pronunciare quel nome. La Belladonna stava dimostrando di avere più assistenti che neuroni in testa.
«Michelle! Adrien, caro, ti presento...»
«Adrien?»
Note: Il prompt di oggi era belladonna, ossia una pianta altamente tossica: io ho deciso di interpretarlo diversamente e l'ho affibbiato come cognome a un personaggio di mia invenzione, volutamente caricaturale. Il soprannome "Baronessa" è un riferimento alla Baronessa von Hellman di Crudelia, il film della Disney con Emma Stone che ho visto solo di recente. Spesso nell'immaginario collettivo stiliste e stilisti sono rappresentati in maniera un po' stravagante (pensate anche a Miranda de Il diavolo veste Prada, o alla stessa Audrey Bourgeois) e mi piaceva l'idea di rendere questo personaggio una sorta di sotto trama comica. Ma non solo, perché se non ci fosse stata lei... be', lo scoprirete!
Probabilmente questo capitolo vi ha confuso, ma sarete felici di sapere che dal prossimo le cose iniziano a farsi interessanti: a domani, dunque!
![](https://img.wattpad.com/cover/287591662-288-k975514.jpg)
STAI LEGGENDO
Duetto spaccato
Fiksi PenggemarPapillon è stato sconfitto, ma le dinamiche non sono chiare a nessuno. La stessa Ladybug nutre dubbi a riguardo. Per di più, senza che gliene spieghi il motivo, un giorno Chat Noir l'abbandona. Cinque anni dopo, il passato ritorna per entrambi. • Ad...