LA VERITÀ

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La mattina seguente, fortunatamente, May si sentiva molto meglio. Io mi sentivo una merda.
Sfortunatamente, durante la notte May si era svegliata, non ancora completamente sobria, e aveva sputato fuori una verità che non avrei voluto sentire.
Le avevo chiesto per quale motivo continuava a sopportare suo fratello dopo tutto quello che le aveva fatto e la risposta aveva solo alimentato il mio senso di colpa.
<<Mickey, la verità è che non sono solo io a subire la merda dei miei genitori. Loro non hanno mai avuto aspettative su di me, perché c'era già la stella dello sport e il genio scolastico, anche conosciuto come mio fratello.
Eppure, lui ha vissuto molto peggio di me. Tutte quelle aspettative dovevano realizzarsi, ha dovuto seguire diete fin da piccolo, sottoporsi ad allenamenti stressanti e ad abusi continui da parte di mio padre. Mi sono sempre presa la sua merda perché non voglio neanche immaginare cosa significa essere tratta male dai miei genitori quando loro sanno della tua esistenza.>>
Avevo sentito la mia anima sgretolarsi in mille pezzi.
Non ero mai stato una persona rancorosa, cercavo sempre di evitare di arrabbiarmi o di scatenare qualche rissa, mi era sempre stato insegnato che alzare le mani porta dalla parte del torto.
Inoltre, so cosa vuol dire essere preso in giro tutti i santi giorni, quel senso di vergogna nei confronti di te stesso, ti sembra quasi di vederti da una prospettiva esterna e senti di odiare quello che vedi con tutto il cuore.
E io avevo fatto questo a Luke Hemmings.
Avevo passato la notte in bianco, cercando le parole adatte a scusarmi con lui e ad un certo punto avevo deciso di correre a scusarmi, improvvisando un discorso.
Avevo bussato alla porta della sua camera, aspettando ansiosamente una risposta, cercando di reprimere il senso di nausea.
Quando aprí la porta, mi si presentò davanti un immagine orribile: Luke mezzo nudo, gli occhi rossi cerchiati da profonde occhiaie e non aveva la solita postura fiera ma era ripiegato su stesso, come se cercasse di sparire.
<<Se vuoi colpirmi ancora non cercherò di difendermi, hai ragione.>>
Deglutii cercando anche solo una scintilla della personalità tipica di Luke, ma riuscivo solo a vedere un'ombra scolorita della persona che più o meno conoscevo.
<<Sono venuto a scusarmi, in realtà.>>
Mi fece segno di entrare e si distese a letto, facendomi segno di sedermi o sdraiarmi accanto a lui.
Scelsi la seconda opzione, mi permetteva di non guardalo negli occhi, magari sarei riuscito a ragionare meglio.
<<May mi ha raccontato tutto quello che hai dovuto subire da parte dei tuoi genitori e, anche se non ne vado molto fiero, so cosa vuol dire ferire qualcuno per proteggersi dalla propria famiglia. Mi dispiace di averti giudicato troppo velocemente.>>
E poi successe una cosa che mi lasciò sbalordito, scoppiò a piangere aggrappandosi alla mia spalla.
Avevo capito che aveva bisogno di quel pianto e cercai di consolarlo come potevo ma senza interrompere il suo momento di sfogo, attraverso delle pacche sulla spalla e delle carezze sui capelli.
<<Io non voglio ferire May ma non voglio tornare lí, mai più, ti prego.>>
<<Luke di cosa stai parlando?>>
Si asciugò le lacrime e si avvicinò a me, come se dovessi sussurrarmi un grande segreto.
<<Mio padre mi picchiava nel nostro seminterrato, faceva sempre freddo e ricordo che prendevo spesso il raffreddore e anche i brividi di freddo che si incontravano con le scosse di dolore. Non voglio tornare lí.>>
Ma dove diavolo mi ero cacciato? Era bastata una serata per farmi diventare psicologo ufficiale della famiglia Hemmings.
Mi chiedevo se Ashton sapesse, se cercasse di aiutarlo come stavo facendo io e perché non aveva cercato di fare lo stesso con May.
Mi chiedevo perché la gente sentisse il bisogno di fare dei figli solo per sfogare le proprie frustrazioni e i propri sogni infranti su di essi.
Mi ero sempre detto che tutti i test che i genitori adottivi sono costretti a fare, dovrebbero essere d'obbligo per qualsiasi coppia intenzionata a concepire.
La capacità di procreare non ti rende autonomamente un buon genitore e ci sono fin troppi esempi.
<<Luke sei il ragazzo più alto e muscoloso che conosco, sei praticamente un armadio, puoi difenderti da tuo padre.>>
Scosse la testa, asciugandosi qualche lacrima che stava sfuggendo al suo controllo.
<<Lui mi fa credere di essere insignificante e io mi sento tale.>>
Capii che solo io potevo salvare May e Luke dai loro genitori, soprattutto con l'aiuto di Calum e Ashton.
Ma dovevamo agire subito, prima che provochino altri danni come quelli di sta sera.
<<Guardami negli occhi Luke, ti prometto che tirerò fuori te e tua sorella da questa merda, in un modo o nell'altro, ma voi dovete essere un fronte unito. Riusciremo a far sì che i vostri genitori siano solo dei brutti ricordi, fidati di me.>>
E poi mi baciò.
Le sue labbra ancora bagnate dalle lacrime contro le mie, in un bacio perfetto, armonioso e disperato.
Cercava la sua salvezza in quel bacio e io ero assolutamente intenzionato ad essere il suo salvatore.
Gli Hemmings saranno la mia rovina.

Quarterback || Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora