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Il sole filtra attraverso le persiane serrate, mentre una sirena in lontananza rompe il silenzio pacifico che regnava nel suo appartamento, colpendo Luigi che vegeta inesorabile sul divano da due giorni.
Vorrebbe dare tutta la colpa alle sue condizioni, evitare le domande della sua coscienza, ma purtroppo l'agonia di Luigi è semplicemente colpa della sua apatia. La voglia di cercare lavoro è andata a farsi friggere, sormontata dalla voglia di vivere come un barbone nella speranza che i suoi risparmi durino in eterno. L'apatia e la pigrizia, mescolate insieme, non portano mai a buone cose anzi l'esatto contrario, ma non lo sai fino al momento esatto dello sfacelo.
- si pronto!- eccolo lo sfacelo, sotto forma di voce di donna pronta a tutto pur di far valere le proprie ragioni.
- ti passo a prendere, dammi l'indirizzo... su sbrigati è tardi- e l'apatia che vive in lui gli concede ogni minima cosa pur di avere la  mente libera da quella voce assolutamente fastidiosa. Così senza sapere cosa sia realmente accaduto in quei tre minuti di conversazione e di chi realmente fosse al telefono, ritorna disteso con il braccio destro penzoloni dal divano in barba al mostro che ci vive sotto.

Ritorna vigile quando sente un suono prolungato che lo disturba, che lo infastidisce e borbottando come solo i vecchi sanno fare si trascina fino al citofono ed inveisce contro il misterioso avventore perché lui non compra nulla, non ha soldi nemmeno per comprarsi le mutande figurarsi il resto.
- apri idiota, sono io-
Ecco, esattamente chi è IO? Questa domanda frulla nel cervellino di Luigi, si chiede e richiede chi possa essere e perché si trova alla sua porta a quell'ora, ma gli sfugge proprio l'idea di base...conosceva quella donna?
Il campanello distoglie il pensatore dal fondere la propria mente con argomentazioni   superflue e facilmente risolvibili con l'apertura di una porta, ma riesce solo a guardare quel pezzo di truciolato rimanendo impassibile. In piedi con la coperta di pile più orrenda nella storia delle coperte di pile, scalzo e con lo sguardo vacuo, aspetta... magari l'ospite inatteso andrà via. E tira un sospiro di sollievo quando non sente più nessun rumore provenire dal pianerottolo, sospiro che muore dentro non appena avverte le parole "so che ci sei, apri Luigi...".
Perché il mondo deve essere sempre così complicato e pieno di sfumature? Non sarebbe più semplice vivere in una realtà con solamente due colori?
- siii, arrivo-
Siamo certi che sia il mondo quello complicato? Perché il genere umano è facilmente incline al complicarsi la vita...senza che nessun astro ci metti becco

-ce ne hai messo di tempo ad aprire, fra un po' mettevo radici-
- Silvia?-
- in tutto il suo splendore! Tu...oh mamma, cos'è questa puzza-
-puzza?- ma le sue parole cadono al vento, la donna ha già attraversato un pezzo di appartamento per aprire una finestra e far respirare il suo povero naso.
Poi senza badare troppo alla realtà delle cose, prende Luigi per il braccio buono e lo porta in bagno ordinandogli di lavarsi e di ficcare il suo alterego barbone nel dimenticatoio.

L'appartamento non è molto grande, un ampio locale ospita la cucina e il soggiorno, dove la maggior parte della vita di Luigi è riversata sul divano insieme al cuscino e al resto delle schifezze dei giorni scorsi.
Con pazienza e aria schifata, Silvia cerca di liberarlo, di riportarlo all'origine e di evitare così colonie di vermi tra le pieghe dei cuscini, ma non è semplice non guardarsi intorno è cercare di capire di più di quel ragazzo entrato nella sua vita così bruscamente. Perché chiunque possedesse un briciolo di rapporto con lei saprebbe della cotta che si è presa per quel ragazzo alto e bello, visto solamente due volte, una delle quali riverso sotto la sua bicicletta.

E tra un sacchetto di patatine e un cumulo di fazzoletti che Luigi esce dal bagno indossando solo un paio di boxer insieme alle sue fasciature.
-non che mi dispiaccia vederti così, ma pensavo fossi già vestito?-
- ecco Silvia, a proposito di questo... - non è esattamente sicuro di quello che sta accadendo, del perché quella ragazza sia lì e che cosa pretenda da lui, ma sta odiando averla sempre intorno.
- hai ragione! Metti un pantalone e una maglia qualsiasi, dove stiamo andando non serve altro...non guardarmi così, vai è già tardi-
Quella ragazza indubbiamente lo mandava al manicomio ed è inutile che gli domandino continuamente cosa ci trovi in un uomo perché la risposta è così banale da stupire ogni volta...semplicemente non è una donna. Certo, ti rovina la vita come una donna, ti fa soffrire e rimpiangere la vita come una donna, ma cavoli almeno puoi prenderlo a sberle.
Ed eccolo lì, mentre fatica ad infilarsi i pantaloni scuotere la testa alla stronzata che ha appena pensato ad alta voce, come se lui avesse mai preso a ceffoni qualcuno.

Pronto alla bene e meglio, con stampelle al seguito esce dalla stanza e raggiungere la ragazza già pronta e in attesa di una sua fulminea mossa.
- ho la macchina, ma non è molto lontano da qui- e non chiede più Luigi, a cosa servirebbe, quella ragazza è più testarda di un mulo e poi non gli direbbe nulla lo stesso è più facile così.
Chissà voce sarebbe la sua versione maschile.
Sarebbe fantastica e lui l'adorerebbe, ha sempre trovato interessanti gli uomini decisi e sicuri di sé, anche perché lui non è proprio quel tipo di uomo.
Non si può definire una marionetta in mano ad un altro uomo, ma neppure il maschio alfa della relazione, più uno che si fa trascinare dagli eventi per comodità che per vero e proprio carattere.
Il problema di questo modo di vivere è il paletto che conficcano nel corpo tutte le volte  che la relazione finisce, perché immancabilmente vieni lasciato per la mancata dedizione al rapporto di coppia.
Un empasse assurda che porta lui a soffrire e gli altri a gioire.

- puoi scendere Luigi, siamo arrivati-
- siamo arrivati? E quando saremmo partiti?-
E Silvia lo guarda come si guardano i pazzi in preda ad un delirio
- sei strafatto di antidolorifici? Dai scendi-
- tutta questo mistero per prenderci un caffè? Bastava chiederlo?- sancisce Luigi afferrando la carrozzeria con le mani e facendoci leva per poter uscire dalla macchina. Afferra la stampella che gli passa Silvia e si avvia a passo lento verso il caffè.
- no scemo! Ti ho trovato un lavoro!-

Ti va un caffè!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora