Seduto sullo sgabello del locale, con il gomito destro appoggiato sul bancone e la mano a sorreggerne la testa, Luigi osserva la ragazza davanti a lui preparare il suo cappuccino. Il guaio in cui si era cacciato non aveva precedenti, come aveva fatto a ritrovarsi lì con quella ragazza poi, era diventato un mistero. Dio, appena l'avrebbe saputo suo nonno,ci sarebbe stata la guerra in casa loro.
-ecco qua! Bevi ora che è caldo-
Una tazza verde spiccava sul piccolo bancone chiuso dove si era spiaggiato Luigi da una decina di minuti. Il contenuto era invitante, la schiuma bianca risaltava al suo interno ed il piccolo cuore marrone disegnato sopra rendeva il tutto un po' romantico.
- cos'è questo posto? E come fai ad avere le chiavi?- chiese infine Luigi recuperando due bustine di zucchero dall'enorme ciotola trasparente alla sua sinistra.
-ho le chiavi perché ci lavoro e questa meraviglia è una pasticceria- spiegò lei appoggiandosi con la schiena al piccolo corrimano che utilizzava per riporci lo strofinaccetto da lavoro.
- una Pasticceria?-Guardandosi intorno era ben visibile la destinazione d'uso del locale. Un ampio spazio rettangolare svettava davanti a lui. Bianco con le sole edere finte, come tono di colore a pendere dal soffitto, regalavano al posto l'aria romantica che aveva notato poco prima. Serie di tavolini rotondi riempivano il lato sinistro del locale ed sul fondo un divanetto, anch'esso bianco, ammorbidiva la curva naturale del luogo.
Un enorme bancone trasparente pieno di minuscoli dolcetti colorati, fatta eccezione per la piccola parte riservata al bar, riempiva la parte centrale del locale e di fronte ad esso altri tavolini contornavano le enormi vetrine che affacciavano sulla strada. Quel finto stile bohemien regalava al posto la magia che dovrebbe avere una pasticceria.
In altri tempi avrebbe adorato quel posto e l'avrebbe sicuramente eretto a porto sicuro.- si una pasticceria. L'ha appena detto?- e l'idillio era svanito. Il sognante Luigi dovette scontrarsi con la figura che al momento faceva capolino da una porta laterale.
- oh sei arrivato, bene- e rivolgendosi a Luigi - lui è mio fratello, forse non ti ricordi di lui, vi siete visti in ospedale-
Si ricordava Luigi di lui, eccome se si ricordava di quell'essere arrogante e sprezzante, fratello della ragazza più insistente che avesse conosciuto. Davvero una bella famigliola.
- si, bene...E Rosario, lui è Luigi il tuo nuovo apprendista-
- COSA!-
Il coro che si levò a quell'affermazione fu unanime. Apprendista? Lì, in quella pasticceria, non se ne parlava proprio. Non che Luigi avesse pensato a qualcosa di diverso, ma sentirselo dire aveva del paradossale e dall'altro canto Rosario non aveva intenzione di assumere un ragazzo senza esperienza reso un relitto umano da quel tornado di sua sorella.
Perché bastava uno sguardo per capire che Luigi, il caffè, l'avesse solo bevuto e forse neppure quello.
L'alto e magro, con capelli castani spettinati ed il portamento rigido anche in momenti come quello, regalavano a Luigi l'aria del figlio di papà scappato di casa. Forse in altre occasioni, con meno fasciature e con meno aria da " morto vivente" quel ragazzo avrebbe scalfito anche i cuori più duri.Con grande ardore, Silvia, raggiunge il fratello e scusandosi con Luigi lo riporta da dove era venuto, un piccolo laboratorio alle spalle del bancone.
- cosa ti prende...hai bisogno di aiuto e lui di un lavoro-
- ma dai Silvia l'hai visto? -
- si e allora? Basta insegnarli qualcosina e sarà pronto... e poi l'hai detto tu che non posso rimanere sola per una settimana- l'aria da cucciolo bastonato, le carezze sul braccio muscoloso del fratello e la veridicità delle sue parole, sorbirono l'effetto desiderato e Rosario non potè non ammettere la sconfitta.
- ho pensato a tutto! Al momento lo mettiamo alla cassa e poi nelle ore di chiusura gli insegnerò qualcosa...andrà bene-
- mm mm-Silvia annullò la poca distanza che li separava ed abbracciò l'uomo che aveva davanti sorreggendolo e cercando di infondergli tutto il suo coraggio. Di rimando Rosario si strinse alla sorella e si lascio avvolgere dal suo calore e dal profumo di casa che amanava.
- scusami...ho solo paura-
- lo so...lo so- sciolse l'abbraccio e guardò suo fratello negli occhi - andrà bene, stai bene no?-
- le due cose non sono collegate e lo sai anche tu-disse Rosario allontanandosi dalla sorella e riprendendo il lavoro abbandonato a sé stesso.
- Rosario...-
- va tutto bene, torna di là ed insegna a quel tipo qualcosa.-
-SIIII, grazie fratellone...- disse battendo le mani come una bambina -
-Silvia?- la richiamò - mi sembri troppo coinvolta, evita qualsiasi idea ti sia fatta su di lui...gioca per la mia squadra-Il sorriso di Rosario si fece più largo allo sguardo crucciato e allibito della sorella,
era bello vederla così entusiasta per tutto, ma proprio per questo doveva proteggerla di più. I difetti di Rosario erano innumerevoli ed il suo carattere poi lo capiva solo lui, ma adorava sua sorella e avrebbe combattuto i mulini a vento per lei. E tanto valeva metterla in guardia da un qualcosa che non si sarebbe mai realizzato.Quando Silvia torna nella parte frontale del negozio trova Luigi esattamente dove lo aveva lasciato, nulla è cambiato se non l'umore della ragazza. Ma decide di mettersi al lavoro, ha promesso al fratello che avrebbe fatto di quel ragazzo un apprendista almeno decente e non poteva deluderlo. Per il resto ci avrebbe fatto l'abitudine, in fondo non poteva cambiare la natura delle persone.
Silvia passò le restanti ore, tra un cliente e l'altro, a spiegare il funzionamento di una cassa, cosa che Luigi riteneva una fesseria rispetto al resto, insomma lui creava sistemi operativi, quella cosa li era una passeggiata.
Ma il resto?
Il nome dei dolcetti, le tipologie di latte, le varietà dei tè e dei caffè che proponeva quel dannatissimo posto, ma come poteva una pasticceria complicarsi la vita così?
E tutti quei clienti poi, ma davvero la gente è così complicata e dispotica? Lui quando entrava in un bar era complicato e dispotico?Ma tornando a casa quella sera, Luigi, ripensò a sé stesso da giovane e alla sua mania di prendere...dopo scuola o appena ne sentiva il bisogno... alcuni mini marittozzi con del tè nero senza zucchero, in un piccolo localino tutto rosa con una ragazza tutta curve e silicone a servirlo. Fu lì che scoprì, a diciassette anni, di preferire il dopobarba magari accompagnato da un corpo maschile.
Come dimenticare quel periodo con le sue gioie e i suoi dolori, e soprattutto ai quei chili che aveva messo su, ma che prontamente suo nonno aveva provveduto ad eliminare mandandolo tutta l'estate ad un campeggio organizzato dall'esercito.
Inutile dire che tutto ciò lo allontanò definitivamente dalla sua famiglia ed appena fu in grado di mettere distanza tra loro e lui, lo fece senza esitazione. Il sospiro che usci dalle sue labbra poteva passare come nostalgico, invece racchiudeva solo rammarico per non averlo mai affrontato sul serio e quando si era presentato alla sua porta dopo la laurea con il contratto per la Kinm&Co, lo aveva firmato senza esitare. Che idiota! E dannata gamba, gli faceva un male della miseria._____________________________________
Questo capitolo non è dei migliori e mi scuso, l'ho riscritto così tante volte che inizio ad odiare questa pasticceria!...
Spero comunque che la storia vi stia piacendo.
Hyd8
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RomantizmIn una Roma resa bollente dal sole, un ragazzo si ritrova "perso" e senza lavoro... l'incontro inaspettato con una bicicletta stravolgera' le sue priorità? Questa è una storia che vede coinvolti sentimentalmente due persone dello stesso sesso, se no...