L'intera settimana passò come era iniziata, lenta e faticosa, accompagnata però dalle urla di Rosario e dalla pazienza di Silvia. Per non parlare della faccia schifata dei clienti al suo primo caffè o alla richiesta di indicare i prodotti con il dito invece di chiamarli con il proprio nome. Il povero ragazzo non riusciva proprio a memorizzarli, cercava di ricordarsi più cose possibili, ma si esagerava. Così in un pomeriggio di magra, sistemò tanti piccoli cartellini colorati con il nome dei pasticcini leggibili da entrambi i lati, a mali estremi...estremi rimedi.
Quel lunedì poteva ritenersi fortunato, secondo Silvia, col negozio chiuso avrebbero lavorato meglio. Doveva imparare tante cose e voleva riuscirci, almeno per non sentire le urla di Rosario provenire dal laboratorio.In quella settimana aveva imparato a distinguerle...urla meno potenti per il belloccio che lavorava con lui in laboratorio, mentre più cattive e rabbiose indirizzate a lui. Poi con Silvia era tutto diverso, severo e rigido lo stesso, ma dolce e privo di cattiveria.
Luigi ogni tanto si chiedeva come potesse essere in una relazione se dietro quella maschera da stronzo patentato ci fosse un ragazzo affettuoso e romantico, oppure il classico belloccio tutto muscoli ed ego esagerato, o ancora se era e rimaneva il figlio di puttana che appariva.
Ma già questo è un punto di partenza sbagliato, no? Quando si inizia a fantasticare su qualcosa o su qualcuno, non è un desiderio latente di possesso?
Se sogni una bella moto è perché la desideri e vuoi averla, ergo se ti immagini una donna oppure un uomo in questo caso, in un determinato modo è perché vorresti vivere quella esatta situazione. Ma tutto ciò è solo teorico e le implicazioni che avvolgono l'essere umano è troppo complicato per agire come se fossimo punti su di una retta...così il più delle volte ti ritrovi ad osservare il desiderio da lontano, sospirando e cercando di non farti vedere senza creare casini per evitare di ferirti di più.
Anche se l'odio in alcuni casi è sempre meglio del nulla.Rosario interagiva con Luigi il meno possibile e solo quando era indispensabile, preferendogli parole non sempre lusinghiere. Nessuna conversazione tra due o scambio di consigli, solo un " hai sbagliato rimedia" oppure " cosa sei scemo per non capirne ancora la differenza" o " cartellini rosa, sul serio" e tutto terminava con le parolacce non proprio sussurrate arrivato nel suo laboratorio.
Quella che cercava di metterci su " na pezza" era Silvia, scusandosi per il carattere di merda del fratello ed incoraggiandolo a proseguire perché " peggio di così non puoi fare no?". Non proprio nella top ten degli incoraggiamenti, ma sempre meglio di sentirsi dare del coglione.
E forse, anche li, bisogna conoscerle le persone prima di giudicare, prima di etichettarle in base ai loro comportamenti e di fare di una persona senza peli sulla lingua un pezzo di merda.
Ma non si fa, siamo così presi delle nostre vite e dai nostri problemi che ci risulta più facile giudicare il libro dalla copertina e proseguire avanti se non ci aggrada.- Bene...vado a prendere il pranzo- urla Silvia per farsi sentire anche da Rosario immerso nel suo laboratorio- cercate di non uccidervi- completa per sicurezza mentre richiude la porta dietro di sé lasciando Luigi solo con i suoi pensieri.
- Silvia, cosa hai detto...ti ho sempre detto che non l'impastatrice in funzione non sento un cazzo...SILVIA- urla di rimando Rosario facendo capolino dalla porticina del suo laboratorio.
- Silvia è uscita- ha il coraggio di dire Luigi andandogli incontro - è andata a prendere il pranzo-
- quale pranzo? Ho tutto di la in laboratorio...- e spalmandosi una mani sulla faccia, rassegnato per questa misera esistenza che gli tocca vivere - ricordami di ucciderla quando torna-
- ma veramente...-
- sto scherando Luigi, non la ucciderò...non davanti a te almeno- e sorride Rosario alla faccia allibita di Luigi, davvero credeva che avrebbe ammazzato la sorella?
Ma il problema che affliggeva Luigi era di altra natura e comprendeva l'uomo davanti a lui che gli sorrideva- fammi un caffè, dai, vediamo questi progressi!-
-tornerà presto Silvia?- parla Luigi azionando la macchina del caffè e prendendo la tazzina personalizzata di Rosario - avrò anche io la tazzina figa, come tutti quelli che lavorano qui?-
La tazzina rossa con la R sul suo laterale, campeggia bellamente un bancone e quasi trema, insieme a Luigi, al giudizio dell'uomo che siede tranquillamente aspettando il suo caffè.
- tornerà tranquillo...e poi te l'ho già detto, ti basta chiedere il mio aiuto- prenda la tazzina e la guarda, ispirandone l'aroma ed infine sorseggiando lentamente il liquido scuro- poteva essere migliore- dice alzandosi da quello sgabello per lasciare la stanza e rifugiarsi nel suo regno lontano da sorelle impertinenti e apprendisti importuni che non bevono il caffè.
- Luigi, da domani sarai solo in pasticceria per il turno mattutino, Silvia coprirà il turno del pomeriggio...non fare quella faccia, andrà bene-
Ora, a crederci non era nessuno dei due, ma ogni tanto bisogna far buon viso a cattivo gioco e far finta che l'impossibile sia solamente una parola inventata.
- scegli il colore e avrai la tua tazzina- Conclude l'uomo incamminandosi verso il laboratorio
- ah Rosario, potrei avere una tazza per berci il cappuccino, invece della tazzina?-
Rosario non risponde, ma alza il pollice al cielo e scompare dietro la porta bianca per immergersi nelle sue faccende, regalandosi un sorriso sereno che subito lascia il posto alla rabbia notando il disastro commesso dal suo assistente.
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Ti va un caffè!
RomanceIn una Roma resa bollente dal sole, un ragazzo si ritrova "perso" e senza lavoro... l'incontro inaspettato con una bicicletta stravolgera' le sue priorità? Questa è una storia che vede coinvolti sentimentalmente due persone dello stesso sesso, se no...