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Si sa, il mattino ha l'oro in bocca ed allora perché rimanere a poltrire in quel candido letto d'ospedale, quando puoi essere svegliato alle sei per un prelievo del cazzo? E poi la gente si domanda perché i malati sono sempre nervosi: non è solo per la loro sofferenza, ma per questo tour de Force che sono costretti a subire. Sveglia alle sei, colazione alle otto, pranzo alle dodici, cena alle diciannove, a letto alle ventuno e nel mezzo ti rivoltano come calzini...la vita militare è meno stressante, ma lo fanno " per il nostro bene", certo!

E tu piccolo uomo ci credi ed è solo un caso che dagli ospedali si esca sempre pieni di raffreddore e depressi?
- lo sai ragazzo! Fra un po passa l'infermiera a lavarci...- gli ghigna lascivo il vecchio nel letto di fianco, come se la prospettiva di farsi toccare da mani estranee fosse la sua priorità più grande. E rabbrividisce Luigi al solo pensiero di quelle mani intente a lavare e ravanare le sue parti intime.
‐le lascio tutto il piacere, so lavarmi da solo-
- oh! Anche io- ribatte schifosamente quel vecchio porco regalandogli il sorriso bavoso più orrido nella lista dei sorrisi bavosi.
Sorriso che vorrebbe dimenticare se non fosse per l'entrata scena di due infermiere con catino e pezzolina che salutano i due malati come si fa con i bambini di cinque anni. E quel vecchio porco bavoso che si gode  ogni minuto di quell'insulso siparietto neanche fosse un sultano nel suo arem.

Fortunatamente cinque persone capitanate da un uomo sulla sessantina con l'aria da stronzo borioso, entrano nella stanza e gli animi si calmano.
Uniti e lontani allo stesso tempo cercano di fare il loro lavoro scrutando quelle cartelle cliniche alla ricerca del neo responsabile di tutto.
Quanto sarebbe bello se fosse tutto così semplice e bastasse così poco per salvare le persone.
Quanto sarebbe bello se bastassero cinque o più  menti messe a confronto per risolvere l'irrivolvibile.
Ma sognare non basta, la realtà è diversa e cinque menti non ne fanno una unica, ma tante diverse che cercano solo di primeggiare...non vincendo mai.

Il capoccia sessantenne recupera la cartella clinica, legge quelle quattro cretinate che vi sono riportate e decide che le condizione di Luigi non necessitano più del soggiorno obbligato a spese dello stato. Potrà tornare a casa.

Sospira sollevato Luigi, cercando di trattenere il suo giubilo finalmente lascerà quel posto ed eliminerà dal suo corpo quel puzzo che sente praticamente ovunque. Certo dovrà chiamare qualche suo amico, recuperare un passaggio ed un buon samaritano che lo aiuti per un paio di giorni, ma l'importante è tornare e casa.
Casa...dove farà i conti con la sua situazione lavorativa ed economica, vagliare la possibilità di tornare a casa e di chiedere nuovamente aiuto a suo nonno e sorbirsi le solite lamentele sulla sua ineguadezza alla vita: è fuori discussione ha già dato quattro anni fa.
- basta Luigi! Alzati su e torniamo a casa- parla da solo il povero ragazzo cercando di infondere nel proprio animo un po di sicurezza, colmo solamente delle sue paure e delle sue titubanze.
Ma possibile che non ci sia futuro per lui lontano dalla sua famiglia? Lui che con ostinazione aveva evitato la carriera militare e litigato con suo nonno rimanendo in cattivi rapporti con la sua famiglia per anni prima di trovare l'accordo perfetto che avrebbe salvato capre e cavoli.

Cosi pensando si appoggia sulla gamba buona, saltella fino in bagno e si lava come meglio può evitando tutti i punti del suo corpo coperti dalle fasciature. Ritorna al letto e si infila, non con poca difficoltà,  i pantaloni che indossava il giorno prima ma evita la camicia preferendo rimanere in canottiera.
A casa penserà anche a come vestirsi, per il momento si vive alla giornata.

Recuperate le dimissioni e afferrato il suo ciarpame da lavoro, lascia la stanza scortato da un colosso vestito di azzurro con
una scintillante carrozza argentata...in una situazione diversa ne sarebbe stato anche contento, ma al momento vorrebbe solo sprofondare nel buco più profondo conosciuto, figurarsi approcciarsi all'etero adone che spinge la sua carrozza.

Nel mezzo del corridoio proprio all'imbocco del corridoio centrale, sulla destra vicino agli ascensori, una ragazza è piegata in avanti con le mani sulle gambe come a voler prendere fiato. Ed è proprio quello che cerca di fare, anche da quella distanza si nota  bennisimo il corpo sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente con ingresso dell'aria nei polmoni, poi come se nulla fosse successo, si alza ed a passo svelto si incammina nella loro direzione.

Se non fosse stata per la flemma con cui si muoveva quella carrozzina avrebbe giurato di star immaginando tutto. Che razza di ospedale permette simili scene, perché tutto puoi dire degli ospedali e Luigi ne sapeva qualcosa, ma non che si potesse correre indisturbati. Vero anche che il diretto interessato non l'aveva materialmente vista correre, ma cosa potrebbe mai fare una persona per riprendere fiato in quel modo?

Divaga Luigi, la sua mente corre veloce più della ragazza. Apre e chiudi scenari di vita inventati, li modella sulle informazioni che possiede e si accorge dell'ansimante ragazzuola solo quando afferra la carrozzina.

- oddio! Meno male...pensavo di non riuscire a trovarti...- con poco fiato e l'ansia del momento cerca di mettere insieme piccole frasi di compiuto, mentre Luigi apre e chiude gli occhi in cerca di una spiegazione.
Deve decisamente smetterla di farsi film mentali! Si perde il meglio, la realtà ci stupisce sempre.
- ci sono, dammi un secondo- gli dice la ragazza lasciando la carrozzina ed allungando il palmo della mano verso la sua faccia
- un infermiere idiota mi ha dato un'indicazione sbagliata...senza offesa eh- dice rivolta al portantino- e sono finita dall'altra parte dell'ospedale. Ho fatto tutta la strada correndo-
-ok! Sicura di star cercando me, non credo di conoscerti-
Cercava di guardarla meglio, di inquadrarla tra le persone che conosceva, ma si sarebbe ricordato una ragazza così...vero, lui amava un altro genere, ma solo gli stolti non notano la bellezza quando la osservano. E quella ragazza prometteva meraviglie.

- oh no, non ci conosciamo. Io sono semplicemente quella che ti ha investito con la bicicletta.-

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