1

25 4 2
                                    

In una bellissima giornata di giugno, con il sole alto in cielo a baciare i belli, il vento a solleticare i sensi ed il cinguettio degli uccellini a lenire l'anima...Luigi si ritrovò solo e senza lavoro.
Se questa fosse stata una storia, al posto del sole ci sarebbe stata la pioggia tutto sarebbe stato buio ed incolore e lui avrebbe avuto in mano un misero scatolone con dentro i premi di una vita felice e avrebbe goduto per questa interessante opportunità. Invece questa è la vita vera e lui si trova in un bar a bere caffè amaro come la sua esistenza ed a chiedersi perché avesse sprecato tempo ed energie per la Kinmo&co.
Non era stato facile entrare in quell'azienda romana, aveva sudato sette camice ed altrettante mutande per entrarci, scomodando persino suo nonno per avere una raccomandazione. E guarda dove si trovava ora, quattro anni dopo, al punto di partenza.

Il suo lavoro era molto semplice, creava sistemi operativi per piccole e grandi aziende. Muoveva le sue dita agili sulla tastiera e creava i sogni dei clienti in fatto di sistemi applicativi. Aveva il suo bel cubicolo 2x2, il suo PC ed il suo telefono per creare le sue meraviglie. "SUE" è questa la parola chiave. Non pretendeva certo fortuna e gloria, ma almeno un cazzo di nome nella sezione " creato da" lo pretendeva. Cosa c'era di male nel riconoscere il suo lavoro. Nel mettere due paroline a sostegno del suo impegno e della sua autostima?

Paroline che venivano puntualmente cancellate o semplicemente gli veniva chiesto di non inserirle in fase di creazione...valeva meno di zero, un piccolo neo sulla faccia bitorzoluta del suo capo. Aveva impiegato quattro anni per accorgersi di cosa realmente venisse inserito in quel campo e chi prendesse le provvigioni per quel lavoro svolto da lui...la stessa persona che prendeva tre/quattro mila euro di premio produzione a fronte dei duecento euro che intascava lui, tutto con l'appoggio del suo super-visior. Un nome di merda per gente di merda...sembra lo spot di un profumo. Beh, per farla breve, era entrato in ufficio dal suo capo e gli aveva vomitato addosso tutta la merda che aveva ingoiato in quegli anni e che lui, dall'alto del suo potere, era il re delle merde e che si era rotto i coglioni di fare la mosca. Tutto insaporito da una di sedia rovesciata e dalla distruzione dell'angolo bar. Insomma aveva fatto un casino inutile che l'aveva portato in quel caffè alle undici del mattino con una tazzina vuota in mano e le speranze relegate sotto le suole delle scarpe.
Forse gli sarebbe servito qualcosa di più forte,infondo il caffè non lenisce le sofferenze brucia solo lo stomaco, ma per il momento va bene ha tempo per rendersi impresentabile agli occhi del mondo. Cosi raccatta quelle quattro cosette di sua proprietà e lascia il caffè con la coda fra le gambe convinto che la sua vita non possa andare peggio di così.

Ma la vita fa schifo e te ne rendi conto quando oramai è troppo tardi e tu sei talmente coinvolto che ci sguazzi felice nella merda.

Per intenderci è come quando nella bella stagione, la città diventa asfissiante, il caldo delle grate di areazione mischiato con l'odore acre dell'asfalto caldo creano un mix che stordisce a tal punto da rendere reali le proprie paure o i propri desideri...dipende dai casi. E benché ci si rende conto della falsità delle proprie percezioni si finisce con il credere che quella visione sia reale anche se di fatto non esiste nessuna palma solitaria al centro del piccolo isolotto e neppure la ragazza che lasciva si avvicina a te con un drink in mano. Sempre se ti piace quel genere di sogni.
Quando si torna alla realtà si scopre l'arcano e di quel bellissimo sogno ti rimane solo la luce bianca che ti avvolge e un bip intermittente che ti stordisce quel poco di cervello che non ti sei fritto davanti al PC.
Insomma sei finito in ospedale perché in qualità "del pirla che non sei altro" sei riuscito a farti investire da una bicicletta e sei stato costretto a conoscere il punto di vista delle formiche direttamente dalle dirette interessate.
‐ è proprio una giornata di merda!- si ritrova a dire ad alta voce mentre cerca di fare la conta dei danni e si stupisce nel costatare che ha solamente un polso rotto ed una vistosa fasciatura alla gamba.
Perfetto! Asfaltato da una bicicletta mentre cercava di tornare a casa, suo nonno l'avrebbe deriso a vita, oh se l'avrebbe fatto quel grandissimo...
Proprio una giornata di merda!

Ti va un caffè!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora