Libera

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-Ora, scusate, devo andare-disse velocemente Astra, con la voce tremolante. Poi scappò giù per la scaletta.

Astra faceva fatica ad accettare le sue azioni. Lo aveva fatto per difendersi, ma non riusciva a tollerarsi. Aveva ucciso degli elfi: erano come lei. Si chiedeva spesso come avesse fatto a vivere così a lungo, nonostante il male che aveva fatto. Aveva tentato di cercare giustificazioni al suo gesto, dopotutto coloro che aveva ucciso erano traditori. Ma ucciderli l'aveva portata al loro livello. Una calda lacrima solcò la sua guancia. Succedeva sempre, quando si perdeva in quelle riflessioni. Sentì un rumore. Sarebbe potuto essere Legolas o Aragron o Gimli, ma lei sfoderò lo stesso il pugnale. Lo teneva sempre, nel caso in cui non avrebbe potuto difendersi a lungo raggio.

Una figura emerse dalla scaletta. Era Legolas. I suoi capelli chiari riflettevano la luce delle stelle e i suoi occhi grigi esprimevano preoccupazione. L'elfa posò il pugnale, sentendosi stupida.

Subito Astra si asciugò le lacrime e si mostrò a lui sicura. Ma il suo viso la tradì: aveva gli occhi e il naso leggermente arrossati.

Legolas, capendolo, le posò una mano sulla spalla e l'altra sotto al mento, facendole alzare lo sguardo.

-Astra, ascoltami. Tra gli elfi verresti acclamata come un'eroina, nonostante tu abbia distrutto il diadema. Quegli elfi erano malvagi e tu non hai potuto fare altro. Hai scelto di fare la cosa più giusta per te.

L'elfa sospirò.

-È quello che mi ripeto ogni giorno, Legolas- poi si allontanò.

Nel frattempo Aragorn e Gimli erano scesi. L'espressione di Atra era cambiata: era diventata seria.

-Potete prendere quelle stoffe e crearvi un letto lì-disse Astra-avete del cibo?

I ragazzi annuirono.

-Allora io sono di sopra.

Poi, con delicatezza, prese una coperta e salì.

-Quell'elfo femmina è strano-disse Gimli mentre preparava il suo giaciglio.

-Ha passato cose che nessun elfo ha mai vissuto-disse Legolas-sii comprensivo.

Poi Aragorn e Gimli mangiarono e si addormentarono. L'elfo non aveva bisogno di prendere sonno.

Astra non aveva bisogno di dormire. Stava stesa sul tetto della sua casa, avvolta da una coperta. Quest'ultima non era necessaria. Avrebbe potuto resistere a temperature ben più basse, ma le piaceva la sensazione che la coperta le dava. Stava osservando la volta stellata. Studiava le costellazioni. Tese una mano verso l'alto, come se stesse cercando di raggiungere il cielo. Come sarebbe stato bello essere una stella. Luminosa, impassibile, distante dai problemi di quel mondo e soprattutto una spettatrice.

Lei, invece, aveva dovuto rubare quel diadema. Era stata l'unica ad agire. Aveva sopportato secoli di sofferenza per amore della sua gente. La sua gente...Si ricordava di quando passava le giornate a Bosco Atro. Le belle vesti, le comodità, gli altri elfi, la biblioteca....

Sospirò, distendendo il braccio, che aveva precedentemente alzato verso il cielo, lungo il corpo. Poi cadde in una trance di ricordi.

La mattina seguente quando Astra scese, trovò Aragorn e Gimli che riposavano. Legolas era in piedi e osservava le armi alla parete. Si salutarono con un "buongiorno" in elfico, poi Astra andò alle terme. Quando tornò, trovò Aragorn, Gimli e Legolas con uno stregone bianco. Subito sfoderò il pugnale e si mise in posizione di attacco: anche se era andata alle terme naturali, aveva imparato a portarsi sempre delle armi. Vedendo però che gli altri erano in posizione rilassata, abbassò la guardia.

-Chi è lui?-chiese.

-Io sono Gandalf il Bianco-disse con un sorriso lo stregone-Astra, con le tue doti, saresti la benvenuta nella nostra compagnia.

L'elfa non diede segni di emozioni all'esterno. Aspettava quest'occasione dal momento in cui aveva deciso di rubare il diadema. Cercò di metabolizzare il tutto in pochi secondi. Dopo l'arrivo di un elfo, un nano e un uomo, ora aveva la possibilità di uscire da lì. Ovviamente, prese la notizia con contentezza.

-Quanto ancora dovrò faticare?-disse ironica, con un sorriso. Il fatto che sarebbe uscita da quella foresta le aveva portato felicità. Le vennero gli occhi lucidi per la commozione. Non riusciva a togliersi quell'accenno di sorriso.

-Prendo alcune mie armi e poi vi raggiungo-disse velocemente e scappò verso la casetta.

Aragorn, Gimli e Legolas si scambiarono un'occhiata.

-A quanto pare l'abbiamo resa felice-disse Aragorn con un sorriso.

-La preferisco così-disse Gimli-è davvero bella.

Legolas scoccò al nano un'occhiata seria.

L'elfa tornò dopo poco con un piccolo zaino. Aveva raccolto i capelli: i suoi occhi risaltavano. Si era vestita con dei pantaloni beige che le arrivavano fino alle caviglie e una maglietta di stoffa leggera aderente dello stesso colore. Portava arco e faretra. Due pugnali erano agganciati alla cintura. Gandalf le fece un sorriso. Poi si incamminarono.

Camminarono per un po'. Astra osservò per l'ultima volta quell'intricato labirinto. Molto probabilmente non era mai passata da quelle parti. O forse ci era passata, ma nella foresta, un sentiero è uguale a tutti gli altri. Nonostante Astra avesse lo spiccato senso dell'orientamento degli elfi, la foresta la mandava in confusione.

L'umidità era diffusa nell'aria. Seguendo Gandalf, arrivarono ai confini della foresta. Quando Astra sentì la brezza sfiorarle il viso, non poté trattenere un sorriso smagliante. Era come se si fosse liberata da un sentimento di opressione che le serrava l'animo. Era libera.

-Così tanti anni là dentro...e ora sono finalmente qui.

-È come se il destino ti avesse preparato per inserirti un quadro più grande-disse Gandalf con fare enigmatico.

-Forse si-rispose l'elfa tenendo gli occhi incollati all'orizzonte lontano-o forse è stata solo fortuna. Una mera coincidenza.

Arrivarono dei cavalli.

-Dove siamo diretti?-chiese Astra, ripresasi dall'emozione.

- Ad Edoras, capitale di Rohan. Ci sono problemi da risolvere-affermò Gandalf.

Parole:905

L'elfa perduta di Bosco AtroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora