3 - Promesse Infrante

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Appena compiette quattordici anni, Jungkook provò per la prima volta a fumare le sigarette. A differenza dei suoi compagni, che lo facevano in posti popolati per mostrarsi, lui preferiva andarsi a rannicchiare sulle scalinate di cemento a pochi passi dalla scuola, lontano dagli occhi indiscreti.

Passava molto tempo lì da solo a fumare fino alla fine della giornata, dove il cielo incominciava a colorarsi di arancione.

E ricordava ancora quel semplice martedì, dove la scalinata più bassa era già coperta da cicche di sigaretta, e lui intanto con aria annoiata guardava i pochi compagni che passavano per di li del tutto ignari della sua presenza. Ma come al solito, i ricchi venivano allevati sin da bambini a disprezzare il prossimo, il contrario se eri popolare abbastanza da non rovinare la loro reputazione.

Jungkook però anche se aveva il padre ricco e conosciuto abbastanza, non veniva considerato lo stesso, ed il motivo era semplice, ovvero che non riusciva a parlare. Ma lui non sapeva se ciò lo turbava o no, non si era mai sforzato per richiamare l'attenzione di qualcuno.

Aveva la capacità di non aprire bocca nemmeno sotto minaccia, sotto gli schiaffi e le parole di scherno, ma non sapeva se fosse sintomo di forza. Non si conosceva per niente Jungkook, proprio non riusciva a vivere con sé stesso.

Jungkook era frutto del suo stesso odio, talmente ingestibile che prese le redini del suo corpo. Chissà se c'era un vero lui, che nascosto nel buio nel frattempo urlava in cerca di aiuto, mentre un impostore stava vivendo la sua vita.

I suoi pensieri ad un certo punto vennero disturbati da diversi schiamazzi che provenivano poco più lontano da lui, talmente forti che leggermente lo stizzirono.

«Wooyoung smettila di correre! Non voglio sudare per nessun cazzo di motivo.»

I passi si fecero più forti e vicini, e Jungkook salì di uno scalino in più come se in quel modo si sarebbe nascosto, per poi fare un tiro di sigaretta di soppiatto.

«Jimin puoi smetterla di lamentarti per tutto? Sei insopportabile.»

Due ragazzi comparvero di fronte alla sua vista ma erano troppo impegnati a bisticciare, quindi come al solito sarebbe rimasto indisturbato. Quel pensiero rassicurante però non durò molto, dato che un paio di occhi azzurri si incrociarono con i suoi per un istante. Gli si gelò il corpo, e non sapendo cosa fare rimase fermo sulla scalinata a guardarli.

«Se sono cosi insopportabile perché sei ancora qui con me? Puoi benissimo correre a fare in culo.»

Non fu difficile per quel ragazzino insolente pronunciare quella frase ricca di sdegno, e quel coraggio destabilizzò Jungkook, ma stranamente non in senso negativo. Provò una sorta di adrenalina nel trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, tant'è che volle rimanere li e godersi quello spettacolo interessante.

Il ragazzo aggredito come se nulla fosse roteò gli occhi, «Con questo atteggiamento rimarrai solo Jimin ed io sarò più che felice.» Gli disse e poi riprese a correre, lasciando quel biondino con sguardo arrogante in mezzo alla strada, ma questo era come se stesse faticando a mantenerlo. Poteva crollare a momenti, e Jungkook rimase li ad aspettare, ma non accadde.

Nuovamente quegli occhi azzurri come lastre di ghiaccio si puntarono su di lui, e lo fissarono senza mostrare particolari emozioni. Jungkook si sentì di troppo, ma fu particolarmente soddisfacente spiarli e sentirle quel ragazzo parlare senza filtri, talmente tanto, che dalle sue labbra sbuffò una risatina divertita.

Steinmetz Pink -phoenix- || Taekook & YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora