11 - E di Nuovo la Vita

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La serata si era conclusa, si erano fatte le quattro e per Namjoon era tempo di andare. Si trovarono tutti e tre vicino la macchina di Hoseok, e quest'ultimo non sapeva cosa fare.

Il suo amico doveva partire a breve, mentre Yoongi doveva tornare a casa prima di andare a lavoro della mattina: cosa poteva scegliere?

In quel momento Namjoon sospirò stringendo il manico delle valige, e ciò il corvino lo notò, «Hobi, accompagnalo all'aeroporto» Disse serio e l'altro tentennò un poco.

«Sei sicuro?» Chiese con un broncio e Yoongi afferrò il suo viso, «Saluta il tuo amico, e poi vai a casa mia... Tieni ti lascio questa chiave, ho sempre la copia a portata di mano.» Gli disse sorridente, lasciandogli poi la chiave in mano. Hoseok allora la strinse e lo guardò negli occhi, «Fai attenzione, okay?»

«Stai tranquillo, ci vediamo più tardi.» Concluse Yoongi prendendo il suo zaino, dando poi un saluto a Namjoon, che assisté a quella scena con un piccolo sorriso devoto.

Rimasero quindi solo lui e il castano, e si guardarono.

«Dai sali.» Disse Hoseok facendogli un cenno, e l'altro fece come gli disse.

La macchina partì, e il corpo di Yoongi venne illuminato ai fanali, mentre si incamminava verso casa. Aveva davvero una voglia matta di dormire, almeno quelle poche ore che gli erano rimaste prima di andare a lavoro.

Fece uno sbuffo al pensiero di dover camminare nel buio di quella città, forse leggermente spaventato. Sentiva quel vuoto allo stomaco, ma cercò in tutti i modi di evitarlo, scaricando tutta la tensione sulla spallina dello zaino.

E mentre camminava tranquillo, ad un certo punto sentì dei rumori provenire ad una delle stradine poco più lontane, e si fermò subito deglutendo.

«Cazzo... Chi me lo ha fatto fare.» Sussurrò guardandosi attorno, volendo stringere come un cuscino lo zaino. Fece un passo, ma quei rumori divennero urla sgolate ed isteriche che lo fecero immediatamente poggiare contro il muro. Doveva per forza passare di li, quindi l'ansia non gliela tolse nessuno. Ma con sguardo spaventato volle analizzare meglio la situazione, quindi fece un passo pronto a spiarli, sentendo nel frattempo prevalentemente voci maschili.

Fino a che...

«No non mi calmo per un cazzo! Perché io sono Park fottuto Jimin, e ottengo sempre quello che voglio! Quindi porca puttana, dammi i tuoi fottuti soldi altrimenti ti ammazzo a coltellate!»

Cosa?

A quel punto non ce la fece, doveva uscire dal suo nascondiglio per vedere con i propri occhi, per volersi assicurare che era tutto vero. Si posizionò di fronte a quel gruppo di ragazzi completamente immersi nel buio, e la prima cosa che fece fu gettare lo zaino a terra e alzare le mani.

Aveva sentito bene, quel nome era uscito dalle labbra di uno di loro, e poteva notare che questo avesse un coltello in mano. Aveva la sensazione che aveva azzeccato, era lui, era sicurissimo.

«Jimin?» Disse senza nemmeno pensare, ma da quell'ammasso di oscurità ancora non si mosse nulla.

«Jimin... Sei proprio tu?»

Il suo corpo venne guidato da puro istinto, ormai non poteva più fare nulla per fermarsi, fu come un richiamo alla sua persona.

Quel nome e quegli occhi erano sempre stati la sua calamita, nonostante si trovasse dall'altra parte del mondo.

Diverse sagome nere scomparirono dal nulla, e ne rimasero soltanto due, ed una di queste si era voltata gettando il coltello a terra.

Yoongi poteva giurare che la somiglianza era disarmante, non contando la leggera barba sul suo volto. Pur se non era sicuro che fosse lui, i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Steinmetz Pink -phoenix- || Taekook & YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora