Prologo - Una Mente Quieta

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«Taemin... Cosa si prova nell'avere una mente quieta?»

«Una mente quieta? Non credo che qualcuno abbia provato questa sensazione.» Rispose il biondo seduto sul letto dell'hotel fumando una sigaretta. Jungkook che si trovava sdraiato dandogli le spalle, si voltò poggiando l'altra guancia sul cuscino, mantenendo sempre uno sguardo assonnato, e nascondendo il dolore delle diverse cicatrici sul corpo.

«La mente non è mai quieta, ma per ottenere la cosiddetta pace interiore è non ascoltarla mai, o meglio nei casi in cui ti forza a percorrere una strada sbagliata.» Aggiunse pensieroso Taemin facendo spallucce, e sul suo viso nacque un sorriso amaro, «Nel mio caso non credo di essere riuscito a farlo.» Disse poi.

Il moro a quell'affermazione rimase in silenzio, dato che aveva capito in un certo senso a cosa si riferisse il suo amico. La cosa che li accomunava era l'essere troppo labili, e a causa di ciò caddero facilmente nella trappola dei loro pensieri intrusivi.

Jungkook però raramente si malediva, come se quelle trappole fossero in realtà una profezia. Nel corso della sua adolescenza era riuscito alla perfezione ad evitare chiunque tentava di distruggerla, o perlomeno risuscito a distogliere l'attenzione su di essa.

Jimin non sapeva o faceva finta di non sapere, stessa cosa Namjoon, e soprattutto la madre.

Ma dopotutto fingere di stare bene dimostrò a tutti loro la sua capacità nell'alzarsi sempre da solo, anche se non era per nulla vero.

Chissà Taemin cosa pensava di sé stesso quando era più giovane, se era felice o desiderava tanto essere un altro. Chiaramente era così, dato che quello stile di vita era capace di farti sentire cullato, sempre con la soluzione ad ogni problema.

Ma era palese che con l'andar del tempo l'insoddisfazione tornò a fare la sua comparsa, e che Taemin cercava disperatamente un altro metodo per sentirsi in pace con sé stesso.

«Una cosa che mi piace di te Taemin, è la tua fiducia nel futuro.» Rispose Jungkook sedendosi di fianco a lui, rimanendo ad osservare il cielo buio, completamente amalgamato col il mare.

«Nonostante la tua mente sia così incasinata, riesci sempre a trovare la giusta strada...» Continuò facendo un sospiro affranto, poggiando lentamente la tempia sulla spalla del biondo, che rimase con lo sguardo d'innanzi a lui.

«E grazie a te, ho voglia di farlo anche io. Voglio riuscire a salvarmi.»

L'altro si voltò incredulo, dato che fino a qualche ora prima era convintissimo di non poter più vedere quegli occhi ancora vivi, che lo guardavano fin dentro l'anima. Voleva tanto ridergli in faccia, sapendo benissimo che era una totale barzelletta quello che aveva appena detto.

«Sai che sarà davvero difficile trovare la pace interiore? Perfino io spesse volte ho la sensazione di cadere in un profondo burrone senza via d'uscita... Ma che dico... Molte volte.» Disse Taemin scuotendo la testa cercando di parlare con un tono quasi giocoso, ma l'altro capì perfettamente quello che cercava di dirgli.

«Non fidarti troppo delle mie parole, a volte è la mia speranza a parlare. Sarebbe magnifico fuggire lontano e rimanere solo con te per tutta la vita... È un desiderio immenso vederti pulito definitivamente. Ma tu— tu non aggrapparti a quella speranza come se io avessi detto la verità. Cerca di lottare con le tue forze il più possibile se vuoi realmente salvarti.»

Quelle parole Jungkook da una parte non volle ascoltarle, era davvero paragonabile ad un groppo enorme da inghiottire, ma dall'altra doveva ammettere che aveva ragione.

Taemin gli disse di cominciare ad incamminarsi sulla retta via, fregandosene di chi fosse al suo fianco. Se si trattava di scappare, bisognava farlo da soli e basta.

Le profezie Jungkook era finito nell'odiarle, soprattutto quando si rese conto che le parole di Taemin finirono per diventarlo davvero.

Steinmetz Pink
-phoenix-

Steinmetz Pink -phoenix- || Taekook & YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora