7 - Tutt'Uno Con il Cielo

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La luce del mattino si proiettava sul suo volto dagli occhi vitrei puntati verso il muro, su cui una macchia di luci di colore arancione e verde danzava.

Jungkook non faceva rumore, il suo respiro usciva dalle sue labbra schiuse, e il suo corpo tremava leggermente per il freddo. Ma ciò non gli importò, dato che sul muro quell'ipnotizzante macchia cominciò ad ingrandirsi e rimpicciolirsi, tanto da aver voglia di toccarla.

Scese quindi con difficoltà dal letto, e allungò una mano su di essa, percependo il muro gelato sotto di lui. Accarezzò la superficie e sbuffò una risatina, fino a che la maniglia della porta di abbassò, facendolo spaventare.

Era Namjoon, che appena lo vide accovacciato di fronte al muro non disse nulla, cercando in tutti i modi di sembrare tranquillo. Ma lo era dopotutto, dato che la notte prima era uscito come sempre, e il terrore che non tornasse più a casa gli impossessava i pensieri.

Proprio per quelle continue preoccupazioni, quel giorno era speciale per Jungkook.

«Ti ho fatto un regalo.» Disse infatti il viola accovacciandosi di fronte al moro, distogliendo lo sguardo quando lo incrociava con quello spaventosamente vuoto dell'altro, che rimasto in ginocchio a terra lo fissava come se fosse un alieno.

Forse in quel momento era pesantemente fatto, ormai non lo sapeva più, sapeva soltanto che stava facendo uso di tante altre droghe negli ultimi tempi, e non perse nemmeno tempo a chiedere quali.

Erano passati due mesi e Jungkook era peggiorato, ormai riusciva a stento a riconoscere Namjoon, o peggio a riconoscere sé stesso. Era tornato a non mangiare, e a non dormire, e il suo sguardo era costantemente perso nel nulla.

Namjoon piangeva la notte, ormai incapace di uscire di casa e vivere la sua vita, fin troppo incatenato in quell'aspirale senza fine. Per colpa di questo aveva perso i contatti dei suoi amici, i quali nemmeno si preoccuparono di cercarlo.

Cominciò a dubitare di tutto quel periodo, di qualsiasi cosa.

Sembrava davvero che in quei due mesi, la sua convinzione nell'aver trovato qualcuno di fedele come Taehyung e Hoseok, immediatamente svanì, ritrovandosi a convincersi ardentemente, che la sua vita era basata sulla solitudine, o perlomeno, che girava attorno a Jungkook.

Quel Jungkook non aveva mai smesso di lasciargli quei fastidiosi grattacapi, ma dopotutto come poteva biasimarlo? Era li da solo anche lui, che disperatamente cercava aiuto, anche se non lo dava a vedere.

Namjoon credette davvero di star raggiungendo qualcosa, qualcosa di concreto con il suo fratellastro, ma quel qualcosa girava attorno a tutta quella merda, che alla fine, non era per nulla soddisfacente.

Mancava molta strada, e Namjoon si augurava che il suo sacrificio nell'abbandonare tutti avesse dato i suoi frutti.

Allo stesso tempo però, la mancanza di Taehyung e soprattutto di Hoseok si faceva spazio nel suo animo continuamente, tanto da voler rischiare di uscire di casa un secondo e andarli a trovare.

Tornava sui suoi passi però, appena aveva la possibilità di incrociare il suo sguardo con quello inesistente di Jungkook, e subito, capiva che doveva prendersi cura di lui, doveva curare quella fragile foglia spezzettata nel cemento.

«Jungkook mi senti?» Chiese con tono tranquillo il maggiore, dato che l'altro rimase a bocca aperta a fissare sopra la sua testa dalla tinta viola scolorita. A quel punto Namjoon nemmeno si preoccupò di guardare, tanto sapeva benissimo che ciò che lui vedeva non era reale.

Steinmetz Pink -phoenix- || Taekook & YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora