📍Copenhagen, Danimarca
«Non permetterti di tornare con quel cesso perché giuro sulle mie penne che ti uccido». Ryan mi fissava con sguardo autoritario. Talmente autoritario che sentii la profondità di quegli occhi cerulei sprazzati di verde fin dentro l'anima, dovendomi ricredere sul suo livello di ironia.
Lasciai roteare il liquido giallastro all'interno del boccale, immergendomi in quel fluido moto.
«Incisivo ed efficiente», asserii, sollevando il capo dopo aver ingurgitato l'ultima boccata di quella lunga birra. Il gusto amarognolo del malto si fissò sulle mie papille gustative, mentre cercavo di mimetizzare con dei tovaglioli il porcile che avevo pasticciato mangiando un hamburger e altri piatti del posto.Le voci gravi e confuse echeggiavano nell'ambiente del piccolo ristorante tipico danese che ci aveva ispirati per il pranzo. L'arredamento in legno e vimini era adornato da alcuni vasi di piante d'appartamento, e le luci di colore bianco caldo rendevano caratteristico quel locale, dandogli quel tocco nordico che mi aveva sempre attratta. In aggiunta, il profumo di legno d'acero si intrecciava in un perfetto connubio a quello delle prelibatezze a base di carne e senape che venivano preparate nella vicina cucina da alcuni danesi doc. Era la prima volta che visitavo la Danimarca, e Copenhagen - in sole ventiquattr'ore di ferma lavorativa - era stata in grado di accogliermi tra le sue braccia, stregandomi fino a farmi sentire a casa. Le tonalità rosse, gialle, arancio e azzurre degli edifici a schiera affacciati sul canale Nyhavn erano visibili dall'ampia vetrina della trattoria, arricchendo l'ambiente di ancor più suggestività.
Se c'era una parte del mio lavoro che amavo alla follia, oltre viaggiare, era proprio poterlo farlo gratis. La compagnia mi obbligava a fare delle soste dopo un qualsiasi volo di almeno dodici ore o dopo aver lasciato il continente americano. Per questo, avevo assicurata una carta di credito da usare durante le ferme in hotel, motel, metro e taxi convenzionati.
«L'hai detto a casa?» Il mio collega mi rivolse uno sguardo serioso.
Capii che non c'era nulla di male in quella domanda, ma il mio inconscio si arroventò all'istante. L'unico freno che non ero mai riuscita a togliere dalla mia vita, era proprio la timidezza nei confronti dei miei genitori. Non riuscivo a comunicare loro gli eventi sociali della mia vita. Ci vollero mesi per confessare il mio primo fidanzamento con Stan al liceo, ma non perché fossero severi. Anzi, vantavo di avere dei genitori dalla mentalità molto aperta. L'ostacolo era il mio complesso che non avevo mai superato, e ora come non mai si era ripresentato a tormentarmi.
«Io ti voglio bene, Haylee», fu di nuovo la sua voce sorda a catturare ogni briciolo della mia attenzione, destandomi dal buio in cui ero risprofondata.
A conoscenza dello stato di trance in cui languivo da ormai diciassette giorni, Ryan aveva insistito di farmi da co-pilota, in modo da non lasciarmi a vagare per il mondo in solitudine. Insistette tanto che riuscì a farsi mandare a benedire dal capo Chester, che alla fine lo assecondò per scrollarselo di dosso.
All'apparenza, Ryan poteva sembrare il bad boy di turno: carisma percepito da chilometri di distanza, bellezza da far paura, e in tasca un pungente sarcasmo, pronto a essere sfoderato in ogni circostanza. Era il tipico uomo davanti al quale chiunque si sarebbe sentito metri inferiore. Tranne me, che sono riuscita a fronteggiarlo, guadagnandomi un posto d'élite nel suo cuore irraggiungibile. Le sue battute erano talmente pungenti da sentirmi accoltellare il petto, ma quello era il suo carattere. In fondo, mi voleva un bene dell'anima, così come io ne volevo a lui.
«Grazie, Ryan», asserii, scrollando la testa.
«Di cosa?» Si passò una mano tra i capelli color grano, «Non crederai mica che sborserò quaranta euro per pagare tutto il grasso cibo che hai ingurgitato stasera. Dio, hai mangiato quanto un elefante».
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On Top of the World
RomanceDecolli, atterraggi e jet lag madornali. È questa la quotidianità di Haylee Lang, estroversa e audace pilota ventinovenne del San Francisco International Airport. La sua esuberanza è conosciuta in tutto il settore aeronautico, tanto da avere al suo...