⛽️Touring Arizona"Buongiorno, Hay. Sul tavolo ti ho lasciato il caffé e un panino per pranzo. Ci vediamo stasera al tuo ritorno"
Lessi l'ennesima letterina scritta da Stan e, dopo averla girata e rigirata fra le dita, la infilai nella biscottiera, dove risiedevano il centinaio di altre. Era una delle sue tante abitudini: ogni mattina, Stan non lasciava casa se non prima avesse scritto un piccolo biglietto che testimoniasse il fatto che fossi nei suoi pensieri.
Eravamo così simili e complementari. Nessuno ci aveva mai visti bene insieme, né al liceo né al college. Chiunque lo scoprisse, mi pugnalava con la propria disapprovazione. Ma la verità era che ci legava un invisibile filo di profondo affetto reciproco. Stan era perso senza Haylee. Haylee era persa senza Stan, nonostante gli sbagli reciproci. Non riuscivamo a lasciarci andare, ma in fondo sentii che qualcosa fosse cambiato. E si dia il caso la causa fosse un passeggero irriverente che, passo dopo passo, si faceva spazio nella mia vita. Le sensazioni che quel bacio in Australia fu capace di farmi provare riaffioravano prepotentemente ogni minuto della mia vita. Neels era un uomo che non lasciava scampo.
I miei pensieri erano stati in grado di far volare il tempo, tanto da essere già arrivata in aeroporto. Anche quel giorno l'usuale tran tran di passeggeri scorrazzava da un gate all'altro mentre io facevo attenzione a non rovesciarmi addosso il caffè che avevo in mano. Stavo affondando le labbra sul bordo del bicchiere quando il telefono squillò dalla tasca posteriore. Lo portai all'orecchio, coprendo l'altro con un dito allo scopo di attutire il rombo dei motori in accensione.
«Buondì, ragazza», furono le uniche due parole che passarono dalla cornetta dell'interlocutore alla mia. E bastarono affinché il mio corpo venisse attraversato con prepotenza da quel fulmine che si rivelava essere la voce di Neels. Profonda, diversa, familiare. Era la prima volta che una nostra conversazione attraversava una linea telefonica: poco prima della mia partenza da Sydney, era riuscito ad aggiudicarsi il mio cellulare con la promessa che gli avrei scritto un SMS una volta atterrata a casa. Promessa che mantenni, seppur con qualche timore nei confronti di Stan. In quella settimana che seguì il soggiorno a Sydney mi limitai a rispondere a uno o due messaggi che lui mi aveva inviato.
«È la prima volta che parliamo al telefono», mi bloccai su due piedi, «eppure la tua voce è così... familiare».
La linea telefonica fu attraversata solo dal suono che provenivano dalla mia sponda.
«Aerei in sottofondo, sento bene?»Annuii, mentre riprendevo i miei passi verso l'imbarco del mio 737. Era una semplice conversazione telefonica, eppure il cuore mi batteva così forte da sentirlo in gola.
«Qual è la sua meta di oggi, ufficiale Haylee Lang?»
«Oggi gioco quasi in casa», asserii, pensando al programma della giornata, «decollo da San Francisco alle otto», abbassai lo sguardo sul polso, «ovvero fra mezz'ora, e atterro alle dieci all'aeroporto internazionale di Phoenix. Lì ci resto per dodici ore in attesa del volo di ritorno, programmato per l'esattezza alle dieci di sera. Niente di entusiasmante, mi toccherà stare tutto il tempo in sala d'attesa a ingurgitare patatine e guardare i passeggeri scorrazzare dietro gli aerei in partenza».
Per un istante la linea telefonica crollò in un religioso silenzio.
«A Phoenix fra due ore e mezzo, dici?»Mi limitai ad annuire ancora una volta.
«Non dire nient'altro. Ciao, Haylee».
Non ebbi il tempo di replicare, che il suo saluto fu seguito da tre beep consecutivi, che indicavano la fine della chiamata.
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On Top of the World
RomanceDecolli, atterraggi e jet lag madornali. È questa la quotidianità di Haylee Lang, estroversa e audace pilota ventinovenne del San Francisco International Airport. La sua esuberanza è conosciuta in tutto il settore aeronautico, tanto da avere al suo...