Fake love

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*Skip time*

*Giorno dell'uscita*

*Kim Teahyung pov's*

Come ogni mattina il telefono squilla e la sveglia suona.
Vorrei non alzarmi e dormire ancora qualche ora ma devo andare a scuola.

"Tae ti ricordi cosa hai oggi?"

No(?) cosa dovrei avere...?

"Ma come... l'appuntamento(?)Con Jimin(?) ricordi(?)"

Aish vero...avevo dimenticato che verso le 18 sarei dovuto USCIRE con Jimin e non è un APPUNTAMENTO!
Gli ho chiesto di uscire così potrò chiarirgli le idee e parlargli del fatto che sono innamorato di Jeon o almeno credo...sono molto confuso al momento e non voglio fare soffrire nessuno.
Gli dirò che non provo le stesse cose e basta.

"Secondo me finirà male amico mio"

Naah

"Speriamo"

Dopo aver parlato con la mia coscienza,che è a dir poco pessimista mi lavo e mi vesto.
indosso una semplice felpa Nike bianca e nera,tuta grigia e vans.
Orgoglioso del mio outfit,come sempre,mi avvio.
Dopo 10 minuti di camminata arrivo finalmente a scuola...ma noto che Jimin non c'è,il che è molto strano.
Di solito non manca mai,non credo che sia successo qualcosa,sarà che ha avuto qualche imprevisto.
Mentre navigavo fra i miei pensieri non mi sono accorto che la campanella era suonata da 5 minuti.
Sarà meglio andare in classe prima che mi mettano l'assenza.

*Jimin pov's*

La sveglia è appena suonata ma invece di andare a scuola vorrei andare a trovare i miei...vorrei sapere come stanno adesso...a dirla tutta mi mancano,perciò spero che mi accettino per quello che sono.
Non ho mai capito in realtà se c'è l'avevano con me per il mio orientamento o qualcos'altro,ma spero che oggi avrò le mie risposte alle domande che mi pongo da più di due anni.
Passa mezz'ora e finalmente sono pronto.
Se mi ricordo bene due anni fa abitavamo vicino la scuola,speriamo che siano ancora lì.
Esco di casa e decido di prendere la metro così da fare meno strada.
Cinque minuti ed eccomi difronte alla mia vecchia casa:

"Dai Jimin puoi farcela...suona quel campanello FIGHTING"

Mi faccio coraggio e suono,una voce maschile che proveniva da dietro la porta attira la mia attenzione:

«Chi è?» disse l'uomo con un tono normale.

«Emh...s-sono io Jimin...P-Park Jimin»

L'uomo smette di parlare e apre la porta.
A quel gesto perdo un battito, soprattutto dopo aver visto la figura di mio padre proprio davanti a me.

«Papà...»dico con tono basso e la testa rivolta verso il tappeto che si trovava di fronte la porta.

«F-figliolo ma che ci fai qui?»

Dopo quelle parole scoppiai a piangere.
Ero resistito per troppo tempo.

«Non piangere... piuttosto entra»

Da come parlava non sembrava arrabbiato ma triste.
Entrai e gli arredamenti sembravano quelli di sempre:subito dopo la porta c'era il soggiorno con un divano al centro dove guardavo sempre la TV con mio padre e giocavo con la play,davanti al divano sempre la stessa TV,accanto al soggiorno si trovava la cucina con un tavolo al centro e la parte dove si cucina era posta di lato...in quella casa ho mille ricordi,belli,ma anche brutti.
È sempre accogliente,proprio come sue anni fa.Quella casa,sapeva mettermi sicurezza.
Ogni volta che stavo male,mi rifuggiavo in camera, ascoltavo la musica e subito stavi bene.
Qui dentro,ci sono nato e,sono molto affezionato a questa casa.
Sono contento che non l'abbiano venduta.

Mio padre mi invita a sedermi e così faccio.
Sono preoccupato,ho paura che non mi accetti.

«Come mai sei venuto?È da due anni che non ti vedo»

«In realtà,è da un po' che vorrei passare a trovare te e la mamma,ma non ho mai trovato il coraggio di farlo, per paura che non mi avreste voluto con voi, per ciò che accade tempo fa...sei arrabbiato?»

«certo che no però vedi io e tua mamma a quel tempo non ti capivamo e non sapevamo come reagire e per paura abbiamo fatto ciò e mi dispiace davvero tanto.
È stata colpa mia se ti abbiamo cacciato di casa.
Quando venni a sapere che tu avevi fatto suicidare Kim,non ci vidi più dalla rabbia.
Non riuscivo a capire come mio figlio potesse arrivare a tanto.
Solo ora sono riuscito a capire i miei sbagli.
Mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto passare.Scusami davvero.Dopo che lei è mo- nel senso dopo che i-»

«Cosa stavi per dire papà?cosa è successo alla mamma??»

Urlai.

Lui non rispose...si limitò ad abbracciarmi e a piangere.
Capii subito cosa le successe ma volevo che lui me lo dicesse.

«Papà...per favore dimmi cosa è successo alla mamma» dissi con le lacrime agli occhi,sperando che non dice ciò che io sto pensando.

«Un giorno io e tua madre litigammo.
Lei voleva che tu ritornassi a casa ma io no,ero ancora troppo arrabbiato per ciò che era successo,così gli urlai contro che se teneva realmente a te se ne poteva andare,così lei fece,io la rincorsi e mentre,correva fu investita da un'auto...
poiché il guidatore,quella notte era ubriaco e non la vide passare...»

«P-perchè non me lo hai detto prima?
Perché non me l'hai fatta incontrare!!!» gli urlai contro.

Furioso a causa delle parole che mi aveva appena detto uscii fuori di casa e mi avviai verso il mio appartamento.
Di fretta mi chiudo in bagno,mi siedo per terra davanti alla porta e mi lascio andare in un fiume di lacrime che non smettevano di uscire dai miei occhi ormai rossi.
Volevo solo smettere di piangere e c'era solo un modo affinché ciò potesse accedere.
Non ci pensai due volte e presi il taglierino che si trovava vicino al lavandino e iniziai a procurarmi dei tagli nell'avambraccio e finalmente grazie a quel sangue che usciva da quest'ultimi mi fece smettere di piangere ed ebbi qualche minuto di pace.
Non potevo crederci...

Guardai l'orario e vidi che si era quasi fatta ora e che mi sarei dovuto vedere con Kim.

Da un lato forse,è meglio se gli dico che non posso...mi sento così male.
Non voglio che mi veda in questo stato.
Faccio schifo in questo momento.

"Jimin...fatti forza...so che è difficile,ma prova a non pensarci.
Magari con Tae riuscirai un po' a sorridere e a stare bene"

Già,forse hai ragione...

𝑨𝒍𝒐𝒏𝒆...♡︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora