Venni a sapere dalle chiacchiere di corridoio che ad Halloween, nella vecchia discarica, era morto un ragazzo durante uno scontro tra due gruppi di delinquenti, la Vahlalla e la Tokyo Manji Gang.
Personalmente non sono mai riuscita, anche a distanza di tempo, a capire come una cosa del genere sia potuta succedere. Certo, a quasi diciotto anni, quando ripensi agli anni delle medie, provi solo un grandissimo imbarazzo, perché prendi consapevolezza di quanto fossi immaturo benché allora ti sentissi già grande, un adulto fatto e finito.
Ma un conto è avere degli atteggiamenti ancora infantili, un conto è picchiarsi a sangue e uccidere qualcuno. La prospettiva di nuove generazioni che, una dopo l'altra, avrebbero allargato i fronti di questi piccoli gruppi di teppisti non mi entusiasmava e, ogni volta che qualche amico mi chiedeva cosa pensassi di quanto successo in quella discarica, rispondevo sempre in maniera molto vaga: -Speriamo che sia una moda passeggera.-È proprio vero che i tempi di una volta non ci sono più e che lo scarto tra generazioni si fa sempre più ampio e evidente: se mai avessi avuto un fratello e una cosa del genere fosse successa in casa mia, mia madre e mio padre non avrebbero esitato a punire un ragazzino che si fa artefice di simili azioni; oggi invece mi chiedo se esistano più dei genitori che possano definirsi tali, che educhino i giovani al rispetto delle regole e del prossimo.
*
Come mi aveva promesso, il martedì successivo Ran si presentò in aula per prendermi e portarmi via con lui dopo la riunione del club. Pur avendo provato a chiedergli nel dettaglio cosa fosse successo in quell'ultimo giorno di ottobre e cosa ci facesse lì, non ebbi mai una risposta. Anzi, ripensandoci, era molto difficile che lui rispondesse alle mie domande in generale e raccontasse qualcosa su di sé: a parte il fatto che abitasse a Roppongi e che la controllasse (anche se questo suo concetto di "governo" era poco chiaro a una come me, allora), non aveva mai scucito niente di più su di sé o sul suo passato.
Avevo provato a porgli qualche domanda sulla sua famiglia, ma ogni volta mi liquidava molto rapidamente dicendo che da mesi viveva da solo con suo fratello e stroncava così la conversazione sul nascere.Quel giorno mi aveva portata a fare un giro al Roppongi Hills Mori Tower, un grattacielo fulcro del complesso urbano Roppongi Hills. Personalmente non ho mai subito il fascino delle metropoli in continua crescita, dove gli edifici fanno a gara a chi riesce ad innalzarsi di più e dove la parola "modernità" è un diktat.
Nonostante ciò, visitare con lui quei posti era sempre piacevole e ogni volta mi scoprivo interessata a come avremmo speso il pomeriggio insieme.Di fatto, entrammo in alcuni negozi, prendemmo un caffè in un bar all'interno del plesso e parlammo del più e del meno. Provai allora, di nuovo, a fargli qualche domanda azzardata.
-Come mai passi il tuo tempo ad assistere alle risse?-
-Come mai continui a tornare sull'argomento?-
-Ho diritto di avere una risposta.-
-Domandare è lecito, rispondere è cortesia.-
-Non vedo cosa ti costi...!-
Non feci in tempo a concludere la frase che Ran, seduto davanti a me, batté con forza i pugni sul tavolino, facendo tintinnare le tazzine e attirando gli sguardi curiosi degli altri clienti del bar.
-Ci sono cose in cui non ti devi intromettere, Reiko-chan. Non è un mondo di cui fai parte e non ti potrebbe mai appartenere.- mi rispose con un tono molto duro.
Era la prima volta che si rivolgeva a me in questi termini. Anche quando mi aveva "minacciata" la prima volta che ci siamo conosciuti, non era stato così, perché allora le sue parole tradivano per lo più un certo vanto per la sua posizione nel quartiere di Roppongi.
Con la sua ultima frase, invece, aveva assunto un tono severo e perentorio, come se avessi toccato un nervo scoperto e ora cercasse di tenermi il più possibile alla larga da qualcosa che non avrebbe mai dovuto riguardarmi.Ci alzammo, andando a pagare alla cassa senza parlarci, per poi avviarci verso l'uscita del centro commerciale.
Non avrei mai pensato che potesse assumere questo comportamento dopo avergli rivolto una semplice domanda. Avevo forse sbagliato qualcosa? Forse ho dato per scontato che ci fosse tra noi una certa confidenza che si era rivelata essere qualcosa a senso unico?
Nel mezzo di questi pensieri, la mia attenzione fu attirata da un piccolo stand all'ingresso del plesso: vi erano raccolte brochure di vari eventi, come aperture di nuovi negozi, uscite settimanali delle sale cinematografiche di Tokyo e tanto altro. Il mio occhio, però, si soffermò su uno solo di questi: un volantino indicante l'allestimento, a partire dalla settimana successiva, di una mostra temporanea sul Romanticismo europeo al Museo nazionale d'arte occidentale.
Non pensate male: ci ero già stata molte volte in precedenza per osservare i quadri della collezione permanente, ma questa volta la struttura museale avrebbe accolto opere da tanti musei esteri per mostrarle per la prima volta, tutte insieme, nella terra del Sol Levante.
Rimasi imbambolata per almeno cinque minuti su quel foglio, per accorgermi di Ran solo quando, fattosi vicino, mi chiese che cosa avessi in mano.
Come gli mostrai quel piccolo volantino con gli occhi pieni di gioia e di entusiasmo, rispose atono con un semplice "Capito", per poi invitarmi ad uscire dal centro commerciale per tornare a casa.
Beh, non potei di certo pretendere che fosse emozionato quanto me, per cui lo seguii, salimmo in moto e mi riaccompagnò a casa, concludendo con un semplice saluto il nostro incontro pomeridiano.
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Snuff (Ran Haitani FF)
Fanfiction«Roppongi. Era lì che, per molto tempo, lui aveva "regnato" indiscusso, padrone insieme a suo fratello Rindou. Chissà se lui è ancora lì, se ha cambiato vita o è ancora lo stesso di sempre. Dopotutto, dieci anni sono tanti, siamo entrambi cresciuti...