I mesi passati in riformatorio sono stati i più duri: certo, come ben sai non era la mia prima volta in un posto del genere, ma la situazione era diversa. Sono state forse le settimane più difficili dei miei diciotto anni, perché il giorno dopo lo scontro a Yokohama non potei venire da te, non potei raggiungere casa tua e, anche a costo di risultare inopportuno, parlarti nella speranza di sistemare ogni cosa.
Nella mia ora di libertà, mi fermavo spesso in un angolo del cortile e pensavo a te, Reiko: come stessi; cosa stessi facendo; se volessi parlarmi, dal momento che non mi ero più fatto vivo; se ti fermassi qualche minuto ulteriore in classe, dopo il tuo club di arte, aspettando che venissi a prenderti e portarti con me; se avessi bussato alla porta del mio appartamento; se mi avessi cercato in quel periodo di assenza.
Contavo i giorni da che ero rinchiuso lì e, man mano che il tempo passava, cresceva in me la paura che potessi esserti dimenticata di me, che mi avessi sostituito con qualcun altro e avessi voltato pagina. Cercavo sempre di non cedere a quest'ipotesi e di dirmi invece che, una volta uscito da lì, mi avresti aspettato: di sicuro appena messo piede fuori dal riformatorio mi avresti rimproverato e ti saresti arrabbiata, ma parlando e riconciliandoci l'uno nelle braccia dell'altra tutto sarebbe tornato come prima.
Tuttavia, sarei falso se dicessi che non avevo alcun timore in quel momento: la mia vita allora era ferma, bloccata in quel tempo ciclico della prigione dove le giornate sono tutte identiche tra loro, mentre la tua andava avanti e proseguiva senza che io fossi al tuo fianco. Inoltre, i palliativi con cui cercavo di tranquillizzarmi si rivelarono totalmente inefficaci.
Ricordo ancora quanto inizialmente fossi felice la mattina in cui sarei stato rilasciato, perché per me significava soltanto poter rivederti, Reiko-chan. Prima di lasciare la cella mi preparai di tutto punto, per quanto possibile, con un sorriso a trentadue denti quasi da ebete stampato sulla faccia, sognando e fantasticando di trovarti addirittura fuori dal cancello del riformatorio ad aspettarmi.
Sì, era veramente un bel sogno e tale rimase.
Appena misi piede fuori dall'ingresso della struttura, non trovai nessuno ad aspettarmi. Beninteso, quando fui rilasciato anni prima insieme a Rindou nemmeno i nostri genitori erano lì ad aspettarci, tale era l'onta di vergogna con cui avevamo macchiato il nome della nostra famiglia; speravo però che tu, conoscendoti, in tutto quel mio periodo di reclusione avessi meditato su quanto successo e dopo un'attenta riflessione avessi deciso di farti trovare lì, titubante probabilmente ma sicura di voler risolvere quel conto lasciato in sospeso.
Deluso, tornai a casa insieme a mio fratello e cercai di consolarmi, ripetendomi che il giorno seguente avremmo potuto finalmente incontrarci. Siccome in quei mesi ti eri certamente diplomata, non avrei potuto più presentarmi fuori dalla tua classe, ma forse nei pressi della Tokyo University of the Arts ti avrei riconosciuta nel flusso di studenti che vi frequentavano quotidianamente le lezioni.
Così feci: per un paio di giorni mi appostai fuori dall'università, sperando di vederti uscire accompagnata da qualche amica, con una borsa piena di quei libri di storia dell'arte che tanto ami, ma non accadde mai: ogni volta credevo di riconoscerti nelle pose e nei gesti di qualche figura simile a te, salvo poi osservarne il volto, verificare di essermi sbagliato e continuare la ricerca. Fu così che passarono due settimane dal mio rilascio, senza che di fatto avessimo potuto parlarci.
Non fu l'unico posto dove andai: provai a cercarti nella libreria dove comprai quel libro di Dalì, nei musei di Tokyo, in tutti quei luoghi che avevano segnato la storia della nostra relazione o che ritenevi speciali, ma non ti trovai mai. Lì, di te, rimase solo la traccia delle ore trascorse insieme, ma non ti vidi mai in carne ed ossa davanti ad un quadro o in mezzo agli scaffali alla ricerca di qualche nuovo tomo da sfogliare.
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Snuff (Ran Haitani FF)
Hayran Kurgu«Roppongi. Era lì che, per molto tempo, lui aveva "regnato" indiscusso, padrone insieme a suo fratello Rindou. Chissà se lui è ancora lì, se ha cambiato vita o è ancora lo stesso di sempre. Dopotutto, dieci anni sono tanti, siamo entrambi cresciuti...