II. Surrealismo

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-EH?! Ma stai bene, vero?! Sei sicura che non sia successo niente?!- disse Megumi saltando sulla sedia.

Ovviamente, quando mi ritrovai con le mie amiche a scuola lunedì mattina, mi chiesero come avessi fatto a tornare a casa. Non glielo avessi mai detto.

-Abbassa la voce, dannazione. Non voglio ritrovarmi a dover raccontare questa storia a tutta la classe.-

-Un criminale. La mia amica in moto con un criminale. Poteva portarti a casa sua e tenerti prigioniera! Poteva abusare di te! Poteva ucciderti!-

Megumi continuava a ripetere tra sé e sé queste frasi come una sorta di cantilena, mentre Rika cercava di consolarla e la invitava ad essere meno melodrammatica.

-Non sarebbe successo, se voi mi aveste aspettata.-

-Scusaci ancora Reiko, ma se avessimo perso l'autobus non saremmo riuscite a tornare a casa...- mi rispose Mei con tono dispiaciuto abbassando il capo.

-Lo so e valeva lo stesso per me. Non voglio addossarvi alcuna colpa per esservene andate senza di me, ma cercate di capirmi: aspettare un'ora la prossima corsa non era conveniente e tornare a piedi sarebbe stato anche pericoloso. Ho dovuto scegliere il male minore. In ogni caso, credo sia meglio metterci una pietra sopra: l'importante è che non sia successo niente di grave.-

Per il resto della giornata e della settimana, non sfiorammo più l'argomento. Le giornate si susseguivano l'una dietro l'altra come se niente fosse, tra compiti in classe e attività scolastiche. Quel sabato decidemmo di evitare Roppongi, optando invece per una serata a casa di Rika, i cui genitori erano andati fuori città tutto il fine settimana per il loro anniversario di matrimonio. Tutto sembrava procedere come se niente fosse successo, almeno fino al martedì della settimana seguente.

Io e le ragazze ci eravamo fermate in classe oltre l'orario scolastico per l'attività del nostro club di arte, i cui componenti eravamo solo noi quattro. Non avevo potuto non coinvolgere le mie migliori amiche nella mia più grande passione, quindi una volta a settimana ci fermavamo a scuola per parlare delle nuove mostre in programma a Tokyo e dei nostri quadri e artisti preferiti.

Stavamo parlando di una nuova esposizione quel giorno, quando qualcuno aprì la porta della nostra classe senza curarsi nemmeno di bussare. Girai lo sguardo verso il nuovo arrivato e, appena lo vidi, un brivido attraversò la mia schiena.

-È questa la classe di Misaki Reiko?-

Era il ragazzo che avevo incontrato all'ESPRIT TOKYO due settimane prima e che mi aveva riportata a casa, Ran Haitani. Come faceva a sapere quale fosse la mia scuola? Non vive a Roppongi lui?

Megumi, non appena lo riconobbe, chinò il capo guardandosi le mani, sperando di non doverci avere a che fare; Rika guardava la scena in silenzio, trattenendo il fiato; solo Mei non si scompose minimamente e guardò in direzione dell'intruso.

-Allora è questa la tua scuola! Ti ho trovata finalmente!- disse il ragazzo, avanzando verso di me con un sorriso stampato in faccia e con molta calma, come se quella situazione fosse del tutto normale.

Notai solo dopo, dietro di lui, un'altra figura: era più basso di lui, con i capelli biondi corti in cui si alternavano alcune ciocche azzurre, e indossava gli occhiali. All'inizio pensai che fosse un suo tirapiedi, ma quando i due furono a meno di un metro da noi quattro, vidi che aveva gli stessi occhi viola del suo compagno.

"Nessuno si mette contro uno dei fratelli Haitani."

Dedussi che fosse suo fratello minore, quello con cui era venuto in discoteca la prima volta che ci siamo visti.

-Come hai fatto a scoprire dove studio?- chiesi quasi in un sussurro.

-Ho le mie fonti di informazioni.- rispose Ran quasi ridendo. Io, dal canto mio, non trovavo nulla di divertente in quella situazione.

Snuff (Ran Haitani FF)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora